E’ tempo di dire basta all’intolleranza omofoba
Articolo di Carlos Osma del 28 gennaio 2013 dal blog “Homoprotestantes” (Spagna) liberamente tradotto da Adriano
La lotta per i diritti delle persone LGBT nella società occidentale sembra realizzarsi lentamente a favore dell’inclusione. Ciò nonostante non dobbiamo cantare vittoria troppo presto, perché gli avversari non stanno rendendo tutto più facile e fanno tutto ciò che è in loro potere per imporre i loro pregiudizi assurdi.
Comunque sembra che poco a poco l’omofobia, almeno la più evidente e palese, venga messa alle strette in aree marginali, e che coloro che occupano posizioni di potere, per convinzioni o interessi più o meno evidenti, abbiano deciso di sventolare la bandiera della diversità.
Sono i gruppi più fondamentalisti religiosi, le istituzioni più conservatrici, o le persone più rigide che oggi mostrano un più alto tasso di intolleranza verso la differenza, e, soprattutto, che questa differenza può essere protetta dalla legge, oppure desiderata da Dio stesso.
Questa intolleranza, come ogni altra, è razionale solo quando qualcuno si sente attaccato o vede compromettere la propria sicurezza. Non c’è che da grattare un poco la superficie per vederla più chiaramente, non esistono convinzioni, solo paura.
Alcune persone cercano di rassicurarli, lanciando ponti per il dialogo, cercando di far scomparire la paura e il sospetto. Per questo motivo si cerca di mostrare il collettivo LGTBI come un gruppo minoritario di persone più o meno accettabili, che cerca solamente di vivere con dignità, senza molestare o violentare nessuno. Si tratterebbe in definitiva di incoraggiare a vivere e lasciar vivere, in tutto questo non esiste un conflitto o un confronto obbligatorio, solo esercizio del rispetto, della tolleranza, e della misericordia, che ogni, comunità religiosa, società o istituzione dovrebbe avere.
Ma, salvo rare eccezioni, il fondamentalismo, la rigidità e il conservatorismo non si lasciano ingannare. Accettare la diversità LGBTI è come farsi sconfiggere, è come gettare alle ortiche le fondamenta su cui hanno costruito la loro esistenza. Dire che essere uomo o donna non è determinato dai genitali, bensì che è qualcosa che si apprende in altri modi, mette in discussione l’intero sistema di convinzioni che hanno dato senso ad un modo di comprendere dell’essere umano. E il collettivo LGBTI non pretende di convivere placidamente con questo mondo oppressivo e opprimente che li esclude, ma intende farlo scomparire.
Non si sta cercando di difendere timidamente che Dio ama anche gli omosessuali, bensì negare che l’eterosessualità è la volontà di Dio per l’uomo. Nessuno vuole dimostrare che le famiglie gay e lesbiche sono un bene per la società, ma denunciare che a volte le famiglie eterosessuali continuano ad essere un brutto luogo per i bambini nell’ottenere le stesse opportunità e l’educazione in materia di parità. Non si pretende di difendere il diritto di ogni persona ad un cambiamento di sesso, bensì evidenziare la stupidità con cui gli individui mettono delle etichette e decidere quello a cui un’altra persona può o meno aspirare, semplicemente realizzando mentalmente quello che è contenuto nel suo cavallo dei pantaloni dal momento della sua nascita.
Possiamo dir loro che nel nostro mondo anche loro si inseriscono così come sono, e che rispettiamo il loro modo di pensare, o anche di commentare, ma dobbiamo essere onesti: il loro mondo è asfissiante, fa soffrire e uccide, per questo vogliamo che scompaia il più presto possibile la loro proposta di un mondo fatto esclusivamente per loro e su loro misura. Non siamo d’accordo con coloro che pretendono patteggiare, con chi ritiene che si debba rinunciare alle diversità politicamente scorrette affinchè ci accettino, non vogliamo essere assimilati nelle loro chiese, istituzioni o comunità soffocanti. Vogliamo cambiarle, renderle più umane, più varie, più reali e più giuste. A dire il vero non siamo per la pace a tutti i costi, bensì per porre fine ad una maniera oppressiva di considerare gli esseri umani.
Ed è per questo che hanno tutto il diritto di gridare per le strade, nei loro mezzi di comunicazione o dai loro pulpiti, che hanno paura. Più che giusto, hanno motivo di farlo, perché non ci fermeremo fino a quando tutti gli esseri umani potranno liberamente dire come possono capire se stessi, se vogliono continuare ad essere così oppure no, con coloro che desiderano e con cui vogliono condividere la loro vita.
Ci impegniamo a rispettare il loro diritto di pensare, di amare, di essere catalogato e limitato come ogni altro essere umano, ma onestamente riconosciamo che lavoriamo affinchè la loro ideologia odiosa scompaia il più presto possibile, anche nella loro mente.
Sembra che il nostro lavoro sta cominciando a dare i suoi frutti, ma è importante non scoraggiarsi, e soprattutto non abbassare la guardia. La giustizia non si raggiunge senza la perseveranza. Estirpando completamente la paura, anche se la diversità non è mai facile.
Testo originale: “Acabar con la intolerancia”