E’ uscito l’Istrumento laboris del sinodo, cauta apertura a divorziati e a famiglie con figli gay
Articolo di Franca Giansoldati pubblicato sul sito de Il messaggero il 23 Giugno 2015
CITTA’ DEL VATICANO. I gay vanno accolti e non discriminati. Serve delicatezza. I divorziati risposati non devono essere esclusi dalle “forme liturgico-pastorali”. Lo scioglimento delle nozze religioso deve essere meno dispendioso. Inoltre, occorre includere le
famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione
sacerdotale perchè “la presenza dei laici e delle famiglie anche
nella realtà del seminario viene segnalata come benefica. Solo così i
candidati al sacerdozio comprendono il valore della comunione
tra le diverse vocazioni.E’ articolato, complesso e persino un po’ bizantino nella sua formulazione, il testo preparatorio per
il sinodo d’autunno sulla famiglia, presentato stamattina dai cardinali Baldisseri ed Erdo. Il testo servirà come base per la discussione che si aprirà in autunno.
Al centro di molte discussioni tra i vescovi le aperture pastorali (o meno) alle nuove realtà familiari, le coppie divorziate e risposate, i figli delle coppie omosessuali, il calo vertiginoso delle nozze in chiesa e dei battesimi, soprattutto in Europa. La visione aperturista di molti vescovi europei e nordamericani, orientati a prendere atto dei cambiamenti avvenuti nelle società occidentali, non trova troppi consensi tra gli episcopati asiatici e africani, dove le società sono ancora fortemente tradizionali, e dove gli strappi culturali che sono maturati in Europa non vengono capiti, anzi sono fortemente osteggiati.
NOZZE. “Si rileva un ampio consenso sull`opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale”.
GAY. “Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all`accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone”.
GENDER. “Esiste una certa visione del femminismo, che ritiene la maternità un pretesto per lo sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione” e “la crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come uno strumento per l`affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo”, anche, in quello che sembra un riferimento alla cosiddetta teoria del gender, la presenza di “teorie secondo le quali l`identità personale e l`intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione radicalmente svincolata dalla diversità biologica fra maschio e femmina.
Nello stesso tempo, però – prosegue il testo – si vuole riconoscere alla stabilità di una coppia istituita indipendentemente dalla differenza sessuale la stessa titolarità della relazione matrimoniale intrinsecamente legata ai ruoli paterno e materno, definiti a partire dalla biologia della generazione. La confusione non aiuta a definire la specificità sociale di tali unioni, mentre consegna all`opzione individualistica lo speciale legame fra differenza, generazione, identità umana”.
DIVORZIATI. “Devono cadere le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello caritativo” nei confronti delle coppie di divorziati risposati. “Si richiede da molte parti – rileva il documento – che l`attenzione e l`accompagnamento nei confronti dei divorziati risposati civilmente si orientino verso una sempre maggiore loro integrazione nella vita della comunità cristiana, tenendo conto della diversità delle situazioni di partenza”.