Gesù davati ai sacerdoti, a Pilato e alla folla
Testo di Kittredge Cherry tratto da The Passion of Christ: A Gay Vision (La passione di Cristo: una visione gay), illustrazioni di Douglas Blanchard, Apocryphile Press, 2014, 154 pagine, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
“Una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: ‘Così rispondi al sommo sacerdote?” Giovanni 18:22. Una guardia percuote Gesù in una sinagoga mentre il sacersote non fà nulla, indifferente alla violenza in “Gesù davati ai sacerdoti” da “The Passion of Christ: A Gay Vision,” una serie di ventiquattro dipinti di Douglas Blanchard.
Il colpo è così duro che Gesù si piega in due. Gli occhiali da sole della guardia non possono nascondere la sua smorfia odiosa. Un sacerdote con gli occhiali guarda in alto da una Bibbia aperta, ma la sua faccia gentile non registra alcuna preoccupazione per Gesù. Un altro religioso ignora deliberatamente l’assalto, studiandosi le unghie. Il tappeto rosso sulla scalinata conduce ad un altare con alcune candele. Guardando dalla parte posteriore ci sono più preti vestiti di bianco e uomini in giacca e cravatta.
Questa è una delle immagini più scioccanti della serie della passione di Blanchard perché mostra una palese ipocrisia religiosa in un ambiente contemporaneo e ordinario. La chiesa e i suoi ministri ci appaiono familiari, forse anche confortanti o noiosi. Ci si potrebbe aspettare la violenza dalla polizia, o dai soldati nelle strade, ma non in un santuario con l’approvazione dei sacerdoti. Nella banalità del male, indicibili atti sono commessi non da mostri, ma da persone normali che accettano le idee di un’istituzione e seguono degli ordini.
“Gesù davati ai sacerdoti” è basato sulla storia del suo giudizio davanti a Caifa, il sommo sacerdote del sinedrio ebraico. Dopo il suo arresto, Gesù venne giudicato prima dalla sua gente. Aveva trattato le loro strutture di potere vivendo in un modo che mostrava che Dio non era rinchiuso in concetti dogmatici o controllato dalle istituzioni religiose. I sacerdoti convocarono urgentemente una sessione del sinedrio sul far del giorno. L’accusa specifica contro Gesù era quella di blasfemia. Vennero portati falsi testimoni per accusarlo, ma la loro testimonianza era inconsistente. Durante le ore dell’interrogatorio, Gesù si mantenne per la maggior parte del tempo calmo, dando solo qualche risposta criptica. Alla fine lo ritennero colpevole. I sacerdoti gli sputarono in faccia e lo percossero prima di spingerlo davanti alle autorità romane per la condanna.
Il giudizio del sinedrio non è mai stato un soggetto molto popolare nella storia dell’arte, ma Blanchard ne trova il dramma interno approcciando la scena da un moderno punto di vista gay. Le persone entrano spesso in conflitto con le Chiese a causa di chi amano. Quando è visto con occhi queer, questo quadro è un doloroso promemoria che sembra come uno schiaffo in pieno viso quando si dice che Dio condanna l’omosessualità o “odia il peccato ma ama il peccatore.” Le persone LGBT sono state attaccate con “passaggi massacranti” della Bibbia o torturati con una terapia “prega che ti passa”, conosciuta anche come terapia riparativa o conversione ex-gay. Mentre molti artisti LGBT di oggi ignorano il giudizio di Gesù, molti hanno esposto l’antica purezza della legge che minaccia le persone queer. Per esempio, l’artista svedese Elisabeth Ohlson Wallin ha fotografato le persone LGBT a Gerusalemme con i versetti di condanna proiettate su o vicino ai loro corpi nella sua serie del 2010 “Jerusalem”.
I cristiani conservatori scelgono selettivamente i versi del Levitico per condannare l’omosessualità in campo religioso, ma queste regole non si devono applicare necessariamente oggi. I passaggi si riferiscono specificatamente al sesso con i prostituti del tempio nei culti della fertilità delle vicine nazioni cananee. Erano adottati solo per far smettere agli antichi giudei l’adozione delle pratiche idolatre delle altre culture, non come una proibizione totale, e per sempre, delle relazioni omosessuali. Comunque i cristiani non hanno bisogno di cercare di rinforzare certe leggi del Levitico. Il Nuovo Testamento rigetta fermamente il vecchio codice di purezza per i gentili cristiani convertiti, perché Gesù ha sostituito le vecchie leggi von il nuovo comandamento dell’amore. Molte delle altre leggi del Levitico sono state abbandonate dai cristiani molto tempo fa. In aggiunta alle sue regole sessuali, il Levitico condanna i tatuaggi, il mangiare gamberetti, la lettura di oroscopi, e l’indossare tessuti misti.
Le religioni hanno etichettato le persone queer come “peccatori” e hanno rifiutato di accettare la responsabilità per la violenza a cui incitano. Un esempio del XXI secolo è successo in Uganda dove la legge che impone la pena di morte per l’omosessualità è stata abbozzata sotto l’influenza dei cristiani conservatori d’America. Il processo all’omosessualità continua anche in America. Preti, sacerdoti e congregazioni sono tuttora trovati colpevoli e rimproverati, rimossi, espulsi, evitati, o ridotti al silenzio per un “crimine” come quello di parlare in favore dei diritti LGBT, per aver officiato matrimoni omosessuali o aver ordinato religiosi LGBT. L’arte cristiana queer è stata denunciata come blasfemia, lo stesso crimine per il quale Gesù è stato condannato.
Questo nefando modello è ripetuto da altri gruppi. La Bibbia insegna l’amore, ma è stata usata per giustificare la schiavitù, la violenza domestica contro le donne, i genocidi e altri orrori. “Gesù davati ai sacerdoti” assomma tutte le ipocrisie religiose in una sola immagine. La religione, che si suppone promuova pace, giustizia e amore, ha invece promosso l’impulso alla guerra, alla discriminazione e ad atti di odio. I cristiani dicono di seguire Gesù, ma se egli si mostrasse lo respingerebbero come eretico e agitatore, come i sacerdoti di duemila anni fa.
“Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno” Luca 9:22
La polizia ha attestato Gesù e l’ha portato dritto dai sacerdoti – quelli che Gesù ha accusato spesso di ipocrisia. Questi sacerdoti applicano con rigore le regole minori, mentre trascurano il proposito della legge di Dio: la giustizia, l’amore e la fede. Sono come gli “alti papaveri” della Chiesa di oggi, che mettono sotto accusa i religiosi per aver benedetto unioni omosessuali o ordinato gay e lesbiche. I sacersoti hanno interrogato Gesù per ore, cercando di fargli dire qualcosa che potesse essere usato contro di lui. Quando gli hanno chiesto dei suoi insegnamenti, Gesù ha risposto: “Perché lo chiedete a me? Chiedetelo a chi mi ha ascoltato”. Al che, un ufficiale lo ha colpito, ringhiando: “È così che rispondi al sommo sacerdote?!” Gli altri sacerdoti guardavano la violenza con blanda indifferenza. C’erano degli uomini buoni tra di loro, ma accettavano il loro ruolo come parte del sistema. Rimanevano in silenzio mentre il male trionfava. La violenza in nome di Dio era un’abitudine. L’impensabile era diventato normale. Gesù, seguo il tuo esempio, anche se questo va contro quello che dice l’autorità della Chiesa.
Gesù davanti al magistrato
“Ma egli non gli rispose neppure una parola: cosicché il governatore se ne meravigliava grandemente” Matteo 27:14. Un imputato rifiuta di accettare un patteggiamento in “Gesù davanti al magistrato”. Gesù è preso in trappola tra il suo avvocato e una guardia che indossa stivali militare alti fino al ginocchio. Uomini ottusi in giacca e cravatta si rimbalzano le carte, ma nulla sembra accadere in quell’aula anonima. Tutti, anche il giudice, sembrano pedine senza volto in una burocrazia complessa e minacciosa. Non c’è giuria. Un palo dietro banco del giudice è sormontato da un’aquila, simbolo sia della Roma imperiale – che degli Stati Uniti. In questo ambiente asettico, Gesù è giudicato colpevole di tradimento e condannato a morte.
Questo dipinto è una versione moderna del giudizio di Gesù davanti al governatore romano, Ponzio Pilato. La Bibbia afferma che dopo che i sacerdoti trovarono Gesù colpevole, lo portarono davanti al governatore per un secondo giudizio. Gesù era un ebreo condannato per blasfemia secondo il suo popolo, ma questo non era un crimine agli occhi delle forze di occupazione romane. I sacerdoti volevano che Gesù venisse giustiziato, così cambiarono l’accusa in tradimento, un’offesa capitale per la legge del governo romano che aveva occupato la loro terra. La Bibbia è piena di dialoghi succosi, personaggi e particolari, di interrogatori e di interazioni tra Gesù e Pilato. L’episodio è stato drammatizzato – e qualche volta anche di più – come prima stazione della tradizionale Via Crucis. Questa scena sensazionale è stata la preferita delle folle nelle sacre rappresentazioni medievali e nei film contemporanei sulla vita di Cristo. In tutti e quattro i vangeli, Pilato prova varie tattiche per schivare la responsabilità di uccidere Gesù. La folla inferocita e la gravità delle accuse alla fine costringono Pilato ad autorizzare la pena di morte. I capi dei romani e degli ebrei erano nemici, ma furono d’accordo che l’uomo che aveva amato senza confini doveva morire.
Il giudizio di Gesù davanti a Pilato è una delle immagini più longeve nell’arte cristiana, datando ai sarcofagi dell’antica Roma del IV secolo. Alcuni artisti tratteggiano Pilato come un tiranno duro o un politico intelligente, ma Blanchard sceglie di dipingerlo come un burocrate indifferente, troppo inconsistente per farne un cattivo memorabile. Questo dipinto è diverso dagli altri che ritraggono la stessa scena. La sua sobrietà è spinta al massimo, gli abbellimenti che sono stati stati adoperati da innumerevoli artisti nel corso dei secoli sono spariti: non ci sono sacerdori che accusano Gesù di “pervertire” la nazione. Gesù non ingaggia un confronto faccia-a-faccia con il governatore. Il re Erode, Barabba e la moglie di Pilato non appaiono nemmeno. Pilato non si lava ritualmente le mani per autoassolversi. Blanchard condensa tutta l’azione in una sola, semplice scena. Il risultato ottenuto è una delle immagini più tranquille della serie della Passione. Il dipinto mostra una verità nuda e cruda: Gesù non era nessuno nel sistema giudiziario romano. La decisione di uccidere il figlio di Dio non era un grande affare. Accadeva senza prosopopea, e potrebbe succeder ancora adesso da qualche parte vicino casa. In definitiva Gesù venne giustiziato per tradimento, ma il suo “crimine” avrebbe potuto avere un altro nome in un altro periodo e in un altro tempo.
Le persone queer possono guardare all’esperienza di un uomo intrappolato in un sistema che è manipolato contro di lui. L’oppressione mortale inizia con parole di insulto che servono a demonizzare e disumanizzare un gruppo ben preciso, aprendo la strada ad atti di violenza. Questa dura realtà è illustrata in “Stations of the Cross: The Struggle For LGBT Equality” dell’artista del Tennessee Mary Button. Nella prima stazione giustappone Gesù condannato alla morte con il primo uso dell’insulto gay “frocio” nella stampa (in una guida allo slang criminale del 1913). Gli insulti possono arrivare ad aggredire. Le calunnie anti-gay sono parte della continua oppressione che include l’omicidio da parte di chi pretende di ripulire la società dalle minoranze sessuali. La scena di Gesù con il governatore è anche “riprodotta” in molti tribunali di tutto il mondo. In molti paesi sono ancora fuorilegge gli atti omosessuali tra adulti consenzienti che in una manciata di nazioni sono puniti addirittura con la morte. Anche dove non c’è una persecuzione statale, la gente sta combattendo perché passi una legge che riconosca le unioni omosessuali e protegga le persone LGBT dalla discriminazione.
“E cominciarono ad accusarlo: ‘Abbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo’” Luca 23:2
I sacerdoti hanno portato Gesù dal magistrato, Pilato, chiedendogli che gli fosse comminata la pena capitale. La discussione nella sede del governo è stata vivace, con burocrati spassionati. Per Gesù la sola legge era l’amore – un amore completo per Dio e le persone. Stava tranquillo in questo posto alieno, dove leggi senza amore portavano all’ingiustizia. Hanno usato il sistema legale per forzare il raggiungimento di una difficile “pace” con la popolazione locale, sopprimendo la loro cultura e la loro identità più profonda. I legislatori di Pilato erano come quelli che ha ideato la politica “non chiedere, non dire” o la “difesa della legge matrimonio”. Pilato arriva proprio da questo ristretto punto di vista quando chiede a Gesù “Cosa hai fatto?” Gesù ha risposto “Sono arrivato nel mondo per portare testimonianza alla verità”. Perplesso, il magistrato gli ha fatto un’altra domanda: “Cos’è la verità?”. Gesù, mostrami la tua verità.
Gesù davanti alla folla
“Ecco l’uomo!” Giovanni 19:5 . Una folla inferocita si confronta con un giovane uomo in “Gesù davanti alla folla”. Gesù sta da solo, ammanettato e immobile tra le ombre, davanti, gli zeloti picchettano fuori dal tribunale. Si gira porgendo la guancia alla folla che lo assalta con insulti e uova marce. Sono furibondi e gridano, alzano i pugni, sventolando cartelli con messaggi del tipo “Dio odia…”. L’ultima parola è nascosta, così lo spettatore deve riempire la lacuna. Questa folla arrabbiata fino al linciaggio, potrebbe rivoltarsi contro qualsiasi gruppo svantaggiato. La sua testa è quasi aureolata con un cartello che chiede “Morte a…” Un altro cartello minaccia, “L’inferno è bollente, bollente, bollente!” Qualcuno aggiunge un gesto osceno muonendo un dito contro Gesù.
Un uomo in una sedia a rotelle punta il dito indice di traverso, il segno di tagliargli la gola o di mandarlo all’inferno. La polizia tenta di fermare la folla ostile dall’uccidere Gesù proprio lì. Lui gira la schiena allo spettatore, mostrando gli strappi della sua T-shirt a brandelli. Gusci d’uovo, pomodori schiacciati e altri rifiuti residui rimangono a terra dopo essere stati scagliati contro Gesù. Anche la cornice sembra schizzata con uova e altre schifezze con una tecnica artistica chiamata trompe l’oeil (inganna l’occhio). L’unica barriera tra la folla e lo spettatore è Gesù.
La parole sui cartelli suggeriscono che Gesù sia un gay deriso dai fondamentalisti. Questi assomigliano ai cartelli “Dio odia i froci” portati dai mercanti di odio della Westboro Baptist Church ai funerali per AIDS o alle marce del gay pride. “Gesù davanti alla gente” mostra la situazione di ogni individuo sotto pressione da un gruppo. Rendendo capri espiartori le persone vilnerabili, i bulli mantengono il potere. L’artista Blanchard non disumanizza i dimostranti o ricorre a stereotipi avvilenti. La folla è multiraziale, ma solamente maschile, cosa realistica per la violenza delle masse di strada.
Questo quadro aggiorna l’episodio biblico nel quale Gesù venne fatto sfilare davanti alla folla assetata di sangue dopo essere stato fustigato. Pilato, il governatore romano, mostra il Gesù maltrattato alla folla, esclamando “Ecco l’uomo”. Essi rispondono gridando, “Crocifiggilo!” La scena è molto tragica perché la folla ha adorato Gesù meno di una settimana prima, quando è entrato in città. Ma i nemici di Gesù sono riusciti a suscitare abbastanza odio per accendere il pubblico contro il loro ex eroe. In tutti e quattro i vangeli Pilato domanda alla folla. Commina, riluttante, la pena di morte a Gesù, tentando di fuggire alla responsabilità incolpando la gente. Nel vangelo di Matteo si lava letteralmente le mani di fronte alla folla, in un rituale che lo monda da ogni colpa. Interpreti posteriori hanno visto la rappresentazione di Pilato come un tentativo di coprire il ruolo del governo romano nella morte di Gesù. La scena è stata usata come carburante antisemita dal momento che gli ebrei vennero utilizzati come capri espiatori – “uccisori di Cristo” – nonostante lo stesso Gesù fosse ebreo e così i suoi apostoli. La folla a Gerusalemme si è scagliata contro uno di loro, fino a sfociare nella violenza orizzontale che spesso si ha tra i popoli oppressi, tra cui la comunità LGBT.
Molti artisti hanno dipinto la scena che gli storici dell’arte conoscono con la frase latina “Ecce Homo” che è solitamente tradotta come “Ecco l’uomo”. Come molte immagini della passione, il tema dell’Ecce Homo è apparso nell’arte circa nel X secolo. È stata ri-recitata nelle sacre rappresentazioni medievali della passione ed è diventata popolare durante il rinascimento, raffigurata non solo nei cicli della passione, ma anche sulle pale d’altare e nei gruppi scultorei. Molti seguirono lo stesso tema, mostrando Gesù, Pilato, e la folla disordinata nella paesaggio cittadino di Gerusalemme. Occasionalmente gli artisti si sono ritratti come Gesù stesso o come un membro della folla. Alcune volte giocano con la folla. Il pittore olandese del primo rinascimento Hieronymus Bosch sfoga la sua rivincita sulla fazione anti-Gesù trasformando i loro volti in brutte caricature. Durante il tardo rinascimento gli artisti iniziarono a mostrare Gesù da solo nella scena dell’Ecce Homo creando un nuovo soggetto chiamato l’Uomo dei Dolori che mostra un primo piano del volto angosciato e la parte superiore del corpo come è stato presentato ai suoi detrattori. La versione di Blanchard porta l’iconografia nella direzione opposta, ingigantendo la folla e portando via Gesù dalla vista dello spettatore.
Gli artisti moderni hanno adattato il tema dell’Ecce Homo per esprimere altre forme di sofferenza e degradazione umana. Sembra che gli espressionisti tedeschi abbiano un’affinità speciale con il motivo. Otto Dix ha illustrato la brutalità della guerra in “Ecce Homo con autoritratto dietro il filo spinato” e George Grosz ha posto in satira l’avidità umana, la lussuria, e la crudeltà nella sua collezione di vignette “Ecce Homo” della Berlino degli anni Venti. Nel mondo contemporaneo, la parola latina homo porta naturalmente a interpretazioni LGBT. La fotografa svedese Elisabeth Ohlson Wallin l’ha usato come titolo per la sua famosa serie di fotografie del 1988 che ricreano la vita di Gesù con modelli LGBT. Ecce Homo diventa un gioco di parole che significa sia “Ecco l’uomo” che “Ecco l’omosessuale”.
“Gridarono, ‘Crocifiggilo, crocifiggilo!’” Luca 23:21
Quanto velocemente la gente si è rivoltata contro Gesù! Meno di una settimana prima le folle lo adoravano. Ora una folla è fuori dalla sede del governo a chiedere la sua morte. Pilato, il magistrato, voleva prima di tutto mantenere la sicurezza. Ha fatto stare Gesù davanti alla folla in collera. Gridavano con una frenesia che aumentava sempre di più: “Crocefiggilo! I sommi sacerdoti incitavano la folla, accusando con veemenza Gesù di tutti i tipi di peccati. “È un traditore! Bruci all’inferno!” Le loro parole echeggiano ancor oggi quando i seminatori di odio raccontano bugie spietate: “Dio odia i gay! Morte ai froci!” Il magistrato vedeva che stava iniziando una rivolta. Se una persona doveva morire per mantenere la pace, allora il fine avrebbe giustificato i mezzi. Ordinò l’esecuzione di Gesù.
Gesù, come posso far incontrare l’odio con l’amore ?
Testo originale: Day 4: Jesus before the priests, magistrate and people (Gay Passion of Christ series)