Il cardinale Schönborn: “Passo storico, ma sui gay non potevamo fare di più”
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«È un Sinodo storico. Dopo due grandi assemblee sinodali, lo scorso anno e oggi, c’è stata una grande discussione sul tema della famiglia, in modo molto intenso. Il mio tavolo a Vienna ha raggiunto le dimensioni di una biblioteca sull’argomento, tanti sono i contributi. Così come ha insegnato Ignazio di Loyola, il discernimento è la parola chiave del Sinodo, perché ogni caso è diverso dall’altro. Non c’è una ricetta, ma solo osservare, accompagnare, discernere. Sono queste le tre parole che il Papa ci ha insegnato». È ormai sera quando nella Residenza Madri Pie, alle spalle del Vaticano, il cardinale austriaco Christoph Schoenborn raccoglie i pensieri di questa ultima giornata e di tre lunghe settimane di Sinodo.
Per i divorziati l’accesso ai sacramenti è ora più facile? «C’era soprattutto una domanda sul Sinodo, ed era questa. Abbiamo discusso per due anni su questo tema. Non si troverà nel documento nessun riferimento diretto ai divorziati risposati, ma la questione viene affrontata in modo laterale. Questo è voluto. Perché si forniscono i criteri fondamentali del discernimento, a seconda della situazione che ci si trova davanti. E ognuna è diversa una dall’altra».
E le situazioni irregolari sono tante. Quali saranno i criteri dei vescovi? «C’è un gigantesco ambito di situazioni diverse, che Giovanni Paolo II ha affrontato trenta anni fa nella Familiaris Consortium. Bisogna vedere esattamente queste situazioni, capirle, non andare per ricette, ma seguire dei criteri. Questo abbiamo cercato di raggiungere».
Ma il cardinale Gerhard Mueller, capofila dei conservatori, come ha accettato il compromesso? «Bisogna chiederlo a lui. Io posso dire solo: leggete i nostri documenti. Anche il cardinale Mueller ha collaborato con noi».
Ma per gli omosessuali non c’è stata una soluzione, alla fine? «C’è stata una chiara decisione nella relazione finale di non affrontare la questione. Sono situazioni che hanno bisogno di un’altra lingua, di definizioni adeguate. E la loro definizione di matrimonio non può essere accettata da noi. Capisco che debba essere ordinata sotto il profilo giuridico, ma non da noi qui al Sinodo. Non era qui il tema centrale».
Qual è infine il messaggio principale del Sinodo? «Che la Chiesa in tutto il mondo con un miliardo e duecentomila cattolici hanno discusso per due anni il matrimonio e la famiglia, già questo è un fatto notevole per il nostro tempo, e questo è il nucleo del messaggio: un grande sì alla famiglia. L’esito del Sinodo è questo sì, che la famiglia non è superata, non è un modello passato.
La famiglia è la più importante delle “reti”, è una rete formidabile, anche quella ferita, come posso testimoniare per la mia esperienza familiare di figlio di divorziati».