Noemi e Rut. Una sola carne, un unico destino
Riflesssioni bibliche di Carlos Osma tratto dal blog Homoprotestantes (Spagna) del 12 marzo 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
Leggere il libro di Ruth è come addentrarsi in un mondo differente dal nostro, avvicinarsi alla vita di donne che per sopravvivere utilizzavano le armi che la la società patriarcale lasciava loro a disposizione. E’ dare un volto a coloro la cui identità veniva esclusa dalla comunità di Israele (1), e ascoltare le argomentazioni di coloro che si opponevano ai maestri della Legge che le relegavano all’esilio, all’emarginazione e probabilmente alla morte; al fine di placare il castigo di un dio capriccioso che non accettava le loro unioni (2).
Leggere il libro di Ruth è trovare donne che abbandonano la terra per la fame, che perdono i mariti e i figli e che rimangon sole. Donne povere, che fanno il possibile per sfamarsi, che incoraggiano altre donne a lasciarsi possedere da uomini ubriachi pur di poter continuare a vivere. Donne che prendono in braccio i nipoti, e si impegnano ad educarli con i principi di una società che le discrimina.
Ma leggere il libro di Ruth è anche comprendere questo mondo femminile, dove negli spazi entro i quali la società patriarcale concedeva loro affinchè potessero vivere, l’amore tra di loro era sempre presente. Non importa che non lo si nomini, o che non si conosca la maniera di dirlo, di esprimerlo, se Noemi e Ruth avessero potuto dire ciò che amavano, se avessero potuto sollevare il loro amore verso il cielo come una nuvola di luce, se avessero potuto lasciar cadere il proprio corpo, lasciando solo la verità del loro amore (3)… se fossero state libere di poter fare tutto questo, molto probabilmente ce lo direbbero con parole simili a quelle che utilizzano molte donne di oggi, che amano altre donne:
“Ti amo come mia simile
mia uguale mia somigliante,
da schiava a schiava
compagna di sovversione
all’ordine domestico.
Ti amo questa ed altre notti
con i dati d’identità
scambiati,
così come allegramente scambiamo le nostre vesti,
e il tuo abito è il mio
e i miei sandali sono i tuoi.
Come il mio seno
è il tuo seno
e le tue antenate sono le mie…”(4)
Questo amore che Noemi e Ruth si dichiararono, come mille donne prima e dopo di loro, non avevano molto a che fare con parole proibite, ma con l’etteggiamento. Solamente un amore profondo sa riconoscere la libertà dell’altra. Per questo Noemi liberò sua nuora da seguirla nel suo difficile cammino, per questo la invitò a rinunciare a lei e a tornare a casa dai suoi genitori dove poteva sentirsi più sicura. Non voleva trattenerla, farla sua, non aveva nulla da offrirle se non il suo amore senza nome. Per questo motivo le chiese che se ne andasse dandole un bacio. Noemi sapeva bene che il suo destino le chiedeva di abbandonare le sue speranze, e lasciar libera la donna che aveva tanto condiviso con lei.
A questo amore che non possiede, che non trasforma in oggetto l’essere amato, Ruth rispose senza pensarci sopra, pur comprendendo molto bene però quello che avrebbero affrontato insieme. Lasciare la sua casa, il suo popolo, farsi unico corpo con essa, fino a che la morte non le avesse separate, rinunciare a quello che era più sacro, incluso il dio che aveva precedentemente conosciuto, questa fu la sua decisione.
Perchè sapeva bene che Noemi era la sua casa, il suo popolo, la sua carne, e che sono grazie a lei avrebbe potuto incontrare un nuovo Dio. In quel momento unico, Noemi giustificava la sua esistenza: se non avesse saputo, se non avesse vissuto; se non si fosse avventurata con lei, non sarebbe morta, perchè non avrebbe vissuto (5).
Dice l’evangelista (6) che la salvezza in questo mondo, ha molto a che fare con la decisione di queste due donne di rimanere insieme. C’era un dio che rifiutò Ruth, solo per quello che era, senza che lei avesse fatto qualcosa per meritarlo. Ma c’era un altro Dio, che la accolse, per rimanere fedele a chi tanto amava, e perchè grazie a lei, suo Figlio si facesse uno di noi. Dove qualcuno ha visto impurezza e pericolo, il nostro Dio ha visto il coraggio, l’impegno e l’amore.
Un amore senza nome in quel tempo, come il Dio che le era accanto, mentre camminavano unite in un luogo dove nasceva la speranza.
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(1) Dt 23,3 impedisce che i Moabiti, come Ruth, entrino nella congregazione del Signore.
(2) Esd 9-10 mostra come, dopo il ritorno dall’esilio, i matrimoni tra Israeliti e Moabiti vengano sciolti e le donne vengano espulse e abbandonate alla solo sorte. Il libro di Ruth contiene una chiarissima critica a questa politica ufficiale.
(3) Parafrasi del poema di Cernuda “Se l’uomo potesse dire”.
(4) Poesia di Cristina Pieri Rossi su “Linguistica generale”.
(5) Parafraseando el poema de Cernuda “Si el hombre pudiera decir”.
(6) Mt 1,5 localizza Ruth nella genealogia di Gesù.
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Testo originale: Noemí y Rut. Una sola carne, un único destino