Pauli Murray, una cristiana queer in lotta contro le catene del pregiudizio
Articolo di Kittredge Cherry pubblicato sul suo blog Jesus in Love (Stati Uniti) il 1 luglio 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Campionessa dei diritti civili e santa queer, Pauli Murray è una ben nota pioniera dei diritti civili, femminista, scrittrice, avvocato e prima donna nera ordinata prete episcopaliano. La sua festa cade il primo luglio. Pauli Murray venne arrestata e incarcerata nel 1938 per essersi rifiutata di sedere in fondo ad un autobus nella Virginia della segregazione razziale, quindici anni prima che Rosa Parks diventasse un simbolo della resistenza.
Nel 1941 organizzò dei sit-in in un ristorante della capitale, vent’anni prima di quelli, celebri, di Greensboro. Era attratta dalle donne e le sue relazioni più lunghe furono con donne, così non a torto può essere considerata lesbica. Si descriveva come un uomo intrappolato nel corpo di una donna, così si sottopose a dei trattamenti ormonali tra i venti e i trent’anni e si potrebbe definire quello che oggi si chiama un uomo transgender.
Nel 2012 Pauli Murray venne inclusa nel libro dei santi della Chiesa Episcopaliana, Holy Women, Holy Men (Sante donne, sant’uomini). Di solito gli episcopaliani aspettano almeno cinquant’anni dalla morte di una persona prima di farla giungere alla santità, ma per Pauli Murray la Chiesa ha messo da parte la regola e ha approvato un “uso per il processo” del materiale della sua commemorazione.
Altri hanno scritto estesamente dei suoi tanti talenti ma il materiale sulla sessualità di Pauli Murray è difficile da trovare. Non parlò mai pubblicamente del suo orientamento sessuale o di argomenti riguardanti la sua identità di genere ma ha lasciato prove molto ampie di queste battaglie nelle sue lettere e nei suoi scritti personali.
Anna Pauline (Pauli) Murray (20 novembre 1910 – 1 luglio 1985) nacque a Baltimora, nel Maryland e crebbe a Durham, in North Carolina. Divenne consapevole della sua sessualità queer molto presto. In Pauli Murray and Caroline Ware: Forty Years of Letters in Black and White ( Pauli Murray e Caroline Ware: quarant’anni di lettere in bianco e nero) la storica Anne Firor Scott spiega: “Durante l’adolescenza Pauli iniziò a preoccuparsi della sua natura sessuale. Più tardi disse che probabilmente pensava di essere un uomo che, per caso, era nato in un corpo femminile. Iniziò ad interessarsi a vari esperimenti con gli ormoni come modo per cambiare la sua identità sessuale…
Nel 1937, su iniziativa di un amico, venne ammessa al Bellevue Hospital di New York [famoso ospedale psichiatrico n.d.r.] e durante il suo ricovero esaminò le sue preoccupazioni sulla sua natura sessuale scrivendo e dicendo che sperava di spostarsi verso il suo lato mascolino. Continuò a discutere per anni della letteratura medica sugli ormoni che si stava sviluppando allora e pensava che la potesse aiutare. Discusse con i dottori la possibilità dell’omosessualità; sapeva di essere attratta da donne molto femminili, spesso bianche, come sapeva di… non essere attratta fisicamente dagli uomini. Questo conflitto continuò per tutto il resto della sua vita”.
Diplomata allo Hunter College di New York, Pauli venne rifiutata dalla University of North Carolina nel 1938 a casa della sua razza. Diventò un’attivista per i diritti civili. Sul finire degli anni ’30 Pauli cercava un aiuto psicologico e una terapia di testosterone per “trattare” la sua omosessualità e diventare più mascolina. Desiderosa di diventare un avvocato dei diritti civili, Pauli fu l’unica donna nella sua classe alla scuola di legge della Howard University a Washington. Si diplomò prima nella sua classe ma venne respinta da Harvard perché era una donna, anche se il presidente Franklin Delano Roosevelt, per venirle in aiuto, scrisse una lettera per lei dopo che ebbe contattato la first lady Eleanor Roosevelt. Studiò poi legge alla University of California a Berkeley. Scrisse molte influenti pubblicazioni e la NAACP [Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore n.d.r.] usò le sue argomentazioni nel caso spartiacque del 1954, Brown contro il Ministero dell’educazione, che fece cessare la segregazione razziale nelle scuole pubbliche statunitensi.
All’inizio degli anni Sessanta il presidente John Kennedy la nominò al Comitato per la Condizione delle Donne. Lavorò con Martin Luther King e Bayard Rustin per i diritti civili e criticò la marcia su Washington del 1963 per aver escluso le donne dalle posizioni di comando. Nel 1965 divenne la prima afroamericana a ricevere un dottorato in legge a Yale. Un anno dopo fondò assieme ad altre l’Organizzazione Nazionale per le Donne. A sessantadue anni, invece di andare in pensione, Pauli iniziò una nuova carriera.
Nel 1973 entrò nel General Theological Seminary di New York, prima che la Chiesa Episcopaliana ammettesse preti donna. Venne ordinata nel 1977 e celebrò la sua prima Eucarestia nella Cappela dela Croce a Chapel Hill dove sua nonna, una schiava, venne battezzata. Dopo una vita intera come attivista per i diritti umani, utilizzò la sua esperienza nel predicare una potente visione della giustizia di Dio. In un sermone del 1977 riportato nel raro Pauli Murray: Selected Sermons and Writings (Pauli Murray: sermoni e scritti scelti), afferma: ”Era il mio destino discendere da padroni di schiavi così come da schiavi, avere antenati misti, essere integrata biologicamente e psicologicamente in un mondo dove la separazione delle razze è stata confermata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti come legge fondamentale del nostro Sud.
La mia intera vita è stata una ricerca di integrazione spirituale, ricerca che alla fine mi ha portato a Cristo, nel quale non c’è né Est né Ovest, né Nord né Sud, né bianco né nero, né rosso né giallo, né Ebreo né Gentile, né musulmano né buddhista, né battista, metodista, episcopaliano, né cattolico, né maschio né femmina. Non c’è un Cristo nero né un Cristo bianco, non un Cristo rosso, sebbene queste immagini possano avere un significato culturale transitorio. C’è solo Cristo, lo Spirito dell’Amore”.
Pauli Murray morì di cancro il primo luglio 1985 all’età di settantaquattro anni. Il suo libro più conosciuto è Proud Shoes: The Story of an American Family (Scarpe fiere: storia di una famiglia americana) del 1956, le memorie che narrano di com’è stato crescere da “mezzosangue” nel Sud della segregazione. L’immagine di Pauli Murray all’inizio di questo post fa parte della serie In the Spirit of Those Who Led the Way (Nello Spirito di coloro che hanno segnato la strada) dell’artista del North Carolina Laurel Green, che crea lavori digitali che ammiccano ad altri media più tradizionali.
Una nuova icona di Pauli Murray è stata dipinta per la serie Holy Women Icons (Icone di sante donne) di Angela Yarber, un’artista, studiosa, religiosa e attivista dei diritti LGBT del North Carolina. È una delle quasi cinquanta immagini a colori delle sue icone femministe incluse nel suo libro del 2014 Holy Women Icons. La sua icona colorata mostra Pauli Murray ad occhi chiusi e un grande cuore con scritte queste parole:
Quando la sua gola si stancava,
Il suo cuore pulsava con una canzone di speranza,
di giustizia, di uguaglianza,
Svincolata dai binari
Che legano.
Autenticamente libera
La commemorazione della Chiesa Episcopaliana include questa nuova preghiera:
Dio liberatore, ti ringraziamo di tutto cuore per il costante coraggio della tua serva Pauli Murray, che ha combattuto a lungo e bene: liberaci dalle catene del pregiudizio e della paura così che possiamo mostrare il tuo amore che riconcilia e la libertà vera, che hai rivelato attraverso il tuo Figlio e nostro Salvatore Gesù Cristo.
Testo originale: Pauli Murray: Queer saint who stood for racial and gender equality