A Sanremo la barba di Concita West mobilita gli ultrà cattolici
Articolo di Andrea Laffranchi pubblicato sul Corriere della Sera del 11 febbraio 2015
SANREMO. Donna barbuta a qualcuno non piace. All’anagrafe donna non è, ma l’austriaco Thomas Neuwirt ha scelto un alter ego femminile per la sua carriera artistica. Così nel 2011 ha creato Conchita Wurst, la drag queen in abito da sera e barba. E dopo aver conquistato l’ultima edizione dell’Eurovision Song Contest, questa sera si esibirà sul palco dell’Ariston. «No grazie», dicono i cattolici dell’Aiart, associazione di telespettaori cattolici. E aggiungono: «Non si tratta di omosessualità raccontata, di sana proposta delle differenze, ma di becero ideologismo da quattro soldi che insinua la teoria del gender come se fosse normalità». La polemica non viene però raccolta dalla politica. Fino a qualche anno fa la presenza di una drag come ospite avrebbe ricevuto almeno un’interrogazione parlamentare e un comunicato di dissociazione da parte di un consigliere Rai di centrodestra. Ora si mobilitano solo alcune schegge della galassia catto-conservatrice.
«Teniamo noi e i nostri bambini lontani dalla tv», commenta l’emittente web Radio Spada che ha lanciato anche una petizione sulla piattaforma change.org chiedendo di annullare la partecipazione di Conchita «contro l’ideologia del gender e contro l’omosessualismo militante». All’appello hanno aderito altri due gruppi della galassia cattolica, il movimento Italia Cristiana e la Confederazione Civiltà Cristiana, e l’estrema destra di Forza nuova. Risultato? In sei giorni milleseicentosettantadue firmatari: numeri che in tempi di social network sono briciole.
Nonostante tutto, Conti è rimasto prudente, quasi imbarazzato. «Viene come artista e lo abbiamo invitato perché ha vinto l’Eurovision cui potrà partecipare nella prossima edizione il vincitore di Sanremo. Canterà la sua canzone e non ci sarà nessuna intervista». Nell’anno senza polemiche si vuole spegnere anche la minima scintilla. «Il fatto che la politica abbia mollato la presa sul Festival è un segno di maturità», dice con sollievo Giancarlo Leone, direttore di Rai1. Sanremo più avanti del dibattito politico? «Non esageriamo. Mi basta pensare che da qualche anno a questa parte sia il luogo dove si raccontano le mille sfaccettature del mondo e dove si dà spazio a tutte le realtà ».