16 dicembre 2008, a Terni conferenza su “Mamma Schiavona, il Femminiello e l’Abate”
Ma perché i femminielli napoletani dovrebbero cantare lodi alla Madonna Schiavona? Come è nato quest’antico rito di devozione? Questi sono alcune delle domande su cui cerca d’indagare la ricerca storico antropologica “Mamma Schiavona, il Femminiello e l’Abate” di Monica Ceccarelli che sarà presentata Martedì 16 dicembre alle ore 17.30 al Cenacolo San Marco in via del Leone 12 a Terni. Un’Analisi del rapporto/conflitto tra religiosità ufficiale e religiosità popolare.
La scelta dell’oggetto della ricerca “Mamma Schiavona, il Femminiello e l’Abate“, scrive Monica Ceccarelli, “è stata in realtà casuale. Infatti, poco più di due anni fa, stavo orientandomi per scegliere l’argomento della mia tesi e la prima idea era stata di partecipare alla “ruta jacobea” per approfondire i vari aspetti della crescente e rinnovata partecipazione al “cammino di Santiago di Compostela”.
Stavo quindi studiando le apparizioni mariane e i luoghi di pellegrinaggio, quando mi sono imbattuta in un articolo in cui si parlava di Montevergine e del particolare patronato attribuito a Mamma Schiavona dalle persone omosessuali e transessuali di Napoli. La notizia era sufficientemente curiosa, ne feci partecipe la professoressa Fiorella Giacalone che immediatamente mi propose di farne l’argomento della mia tesi. Riposti quindi la bisaccia, il bastone, la conchiglia e le credenziali del pellegrino, iniziai a percorrere un itinerario assolutamente imprevisto, al termine del quale percepisco quanto sia stato importante, e quale ricchezza interiore ne sia derivata.
L’incontro con modalità devozionali assolutamente altre da quello che è il mio patrimonio culturale e spirituale, è stato sicuramente l’aspetto più coinvolgente, la commozione profonda che mi ha invaso, nonostante le mie resistenze, ascoltando in particolare “Regina de lu cielo”, è stata la sorpresa più inaspettata…
Inevitabilmente le osservazioni partecipanti si sono alternate alle fasi di studio e di scrittura, di orientamento della ricerca, di approfondimento e di crescita personale.
Il capitolo più sofferto è stato senz’altro “L’Abate”, ovviamente per la parte in cui si sono analizzati i documenti del Magistero della Chiesa Cattolica. Come cattolica, ritengo certe posizioni della Congregazione per la Dottrina della Fede non condivisibili.
E proprio prendendo coscienza che il Magistero in realtà non sa di chi parli quando si pronuncia su questi argomenti, ho iniziato ostinatamente a non sostantivare più gli attributi omosessuale e transessuale, anche a costo di appesantire il testo. Per cui nella tesi non si trovano “gli omosessuali” e “i transessuali”, ma solo persone omosessuali e transessuali, convinta che tali attributi definiscano solo una parte della ricchezza di una persona, non la sua intera sostanza.
L’incontro con le persone del gruppo “Nuova Proposta” di Roma è stato una ulteriore conferma di quanto stavo percependo, la sintonia con la loro spiritualità è stata assoluta. Il capitolo “L’Abate” si conclude ponendo una domanda sull’amore, che il Magistero nei suoi documenti non prende mai in considerazione, mentre “Nuova Proposta” ha pubblicato un opuscolo intitolato “Omosessualità: un altro nome dell’amore”; e il loro slogan riprodotto nel loro sito e nelle loro T-shirt è “prima di tutto persone”.
Questa ricerca non è un testo militante, non era mia intenzione sostenere una tesi, un principio o il riconoscimento di diritti. I testi del Magistero sono stati presi in esame per capire in base a quali informazioni poteva accadere che un vescovo si arrogasse il diritto di cacciare alcune persone da una chiesa, ovvero capire se queste persone erano già state cacciate dalla Chiesa.
La religione cristiana di fede cattolica sembra secolarizzarsi sempre di più, il bisogno di affermarsi in una società secolarizzata porta a temere e a guardare con sospetto quelle espressioni di fede che non rientrano del tutto nei canoni previsti. Ma se è vero, come scrive William Shakespeare nell’Amleto, che ci sono più cose in cielo e in terra di quante possa averne sognate la filosofia di Orazio, probabilmente è anche vero che ci sono più cose del cielo in terra di quante possano prevederne i nostri teologi”, cit. tratta dalla presentazione della tesi di laurea “Mamma Schiavona, il Femminiello e l’Abate di Monica Ceccarelli, Università degli Studi di Perugia – Facoltà di Scienze Politiche, Corso in Scienze per la cooperazione allo sviluppo, anno 2007-08
Martedì 16 dicembre alle ore 17.30
Conferenza su “Mamma Schiavona, il Femminiello e l’Abate”
Relatrice Monica Ceccarelli. Interviene Fiorella Giacalone, antropologa dell’Università degli Studi di Perugia
Cenacolo San Marco in via del Leone 12 a Terni