2 agosto 1578. Un matrimonio tra persone dello stesso sesso nella Roma del Rinascimento
Testo di Gary Ferguson tratto da “Same-Sex Marriage in Renaissance Rome: Sexuality, Identity, and Community in Early Modern Europe”, Cornell University Press, 2016, pagina 25, liberamente tradotto con DeepL.com, revisione di Innocenzo Pontillo
A Roma “Sono stati presi undici fra Portughesi et Spagnuoli, i quali adunatisi in una chiesa, ch’è vicina a S. Giovanni Laterano, facevano alcune lor cerimonie, et con horrenda sceleraggine bruttando il sacrosanto nome di matrimonio, si maritavano l’uno con l’altro, congiongendosi insieme, come marito con moglie. Vintisette si trovavano, et più, insieme il più delle volte, ma questa volta non ne hanno potuto coglier più che questi undeci, i quali andranno al fuoco, et come meritano”.
Questa testimonianza proviene da un dispaccio dell’ambasciatore veneziano a Roma, Antonio Tiepolo (1526-82). Tiepolo apparteneva a una famiglia illustre ed ebbe un’illustre carriera diplomatica. Dal 1564 al 67 fu ambasciatore residente della Repubblica presso la corte spagnola. Nel 1571-72 tornò in Spagna come ambasciatore straordinario, incontrando in Spagna Filippo II e in Portogallo il re Sebastiano ed il futuro re Enrico.
I suoi precedenti contatti professionali potrebbero quindi avergli lasciato un interesse più che passeggero per le persone e gli affari di queste nazioni. A Roma, Antonio successe (come ambasciatore) al suo parente Paolo Tiepolo, che si era reso inviso a Gregorio XIII, dopo che Venezia aveva negoziato un trattato con i Turchi.
Il dispaccio di Antonio Tiepolo, datato 2 agosto 1578, fu scritto dopo l’arresto del gruppo di Porta Latina, ma prima delle esecuzioni che annunciava. Per molti aspetti, la testimonianza di Tiepolo conferma quella (del saggista francese) Michel de Montaigne, anche se non mancano alcune discrepanze nei dettagli.
In primo luogo, Tiepolo è meno preciso riguardo al luogo in cui venivano celebrate le nozze, indicando una chiesa nelle vicinanze di San Giovanni in Laterano. Se questa affermazione non è esattamente in accordo con Montaigne, non è nemmeno contraddittoria: le due basiliche non sono adiacenti, ma si trovano entrambe nella zona sud-est della città, vicino alle Mura Aureliane.
Il San Giovanni alla Porta Latina è meno noto, ma nel Diario di Montaigne, come abbiamo visto, costituisce un elemento chiave della narrazione. Tiepolo non aveva motivo di essere così preciso e forse ha ritenuto più utile riferirsi all’edificio più famoso. Come vedremo più avanti, ci sono altri fattori che collegano i due luoghi e che possono spiegare la scelta di Tiepolo di privilegiare la basilica lateranense. Tiepolo si discosta significativamente da Montaigne, invece, nell’indicazione della nazionalità degli uomini coinvolti e del loro numero.
Gli arrestati e i giustiziati, secondo l’ambasciatore veneziano, non c’erano solo portoghesi, ma anche spagnoli. Tiepolo indica anche che furono fatti prigionieri più uomini – undici – di quanti, secondo l’informatore di Montaigne, ne furono poi giustiziati – solo otto o nove.
Inoltre, il veneziano sottolinea che gli uomini catturati facevano parte di un gruppo molto più numeroso, la maggior parte del quale riuscì a fuggire. La cifra piuttosto precisa di “ventisette … e più” potrebbe addirittura suggerire che le autorità fossero in grado di stilare una lista con tanti nomi, mentre sapevano o sospettavano che altri non erano stati ancora stati identificati.
Il dispaccio di Tiepolo ci invita quindi a ipotizzare una rete consistente di uomini che s’incontravano forse con una certa regolarità e sicuramente in più di un’occasione.
Questo scenario solleva il problema di come gli uomini siano stati infine arrestati, suggerendo che le loro attività potrebbero essere diventata visibile al punto da far scattare la loro denuncia.
Tiepolo e Montaigne concordano sul fatto che gli uomini abbiano celebrato una sorta di cerimonia nuziale. Allo stesso tempo, le differenze espressive tra i due scrittori sono significative e vanno oltre il fatto che l’ironica tolleranza di Montaigne è ben lontana dall’indignazione religiosa dell’ambasciatore.
Tiepolo, come Montaigne, afferma che gli uomini si sposarono (“si maritavano l’uno con l’altro“), ma non specifica se seguirono fedelmente il rituale di un tipico matrimonio tra un uomo e una donna. Piuttosto, afferma che hanno profanato il nome del santo matrimonio con queste “lor cerimonie”.
Testo originale: “Our Marriages”? Male to Male / Like Husband and Wife