21 settembre 2022. All’udienza da Papa Francesco dei cristiani LGBT
Riflessioni di don Gian Luca Carrega pubblicate sul settimanale dell’arcidiocesi di Torino LA VOCE E IL TEMPO del 2 ottobre 2022, pag.21
Quando entri in piazza San Pietro nel giorno dell’udienza papale incontri il mondo. C’è l’ufficiale colombiano con le gambe amputate che procede sicuro sulle sue protesi, la ragazzina down francese, un piccolo esercito di suore di tutti i colori e di tutte le taglie. E stamattina ci siamo anche noi, gli operatori pastorali che accompagnano le persone LGBT+ nel loro cammino di fede e alcuni loro genitori.
Qualcuno ha messo sulla maglietta che l’associazione La tenda di Gionata ha stampato per l’occasione, un cuore arcobaleno con la frase di 1Gv4,18 che traduco alla signora americana che ci guarda incuriosita: “there’s no fear in love” (Nell’amore non c’è timore!). E mi sorride.
Io invece ho il mio vestito grigio della festa e adesso che il sole inizia a scaldare invidio un po’ quelli in maglietta. Poi guardo i vigili del fuoco slovacchi in uniforme ottocentesca di velluto e penso che loro stanno peggio di me.
L’udienza inizia con la lettura a plurilingue di un brano degli atti, Pietro che spiega di essersi reso conto che Dio non fa preferenza di persone. Caspita, sembra scelto apposta per noi. Papa Francesco racconta della sua recente visita in Kazakistan ed elogia le iniziative inter religiose di quel paese, un modello che addita al mondo.
Dopo i vari saluti alle delegazioni presenti, comincia la processione per salutare il Pontefice. Quante mani stringe in un’ora? Cinquecento? Noi saremo tra gli ultimi. Cioè io e Francesca, la campagna di Carola, che siamo stati scelti per avvicinarci al Papa. Il tempo a nostra disposizione è pochissimo, perciò bando ai convenevoli.
Ci presentiamo e offriamo a Francesco il libretto che abbiamo appena pubblicato per aiutare i genitori di ragazzi LGBT a leggere la loro esperienza alla la luce della Fede. Si intitola “Genitori fortunati” per raccogliere testimonianze di quelli che hanno avuto la fortuna di riscoprirsi padre e madre di ragazzi che hanno trovato il coraggio di confidarsi con loro.
Sarebbe bello poter raccontare al Papa una di queste storie, ma come si fa? Riesco a dirgli due cose. La prima è grazie per il dono di Amoris Laetizia, perché quel documento ha cambiato il senso di quello che stiamo facendo come operatori pastorali nelle situazioni complesse. E poi: “Santità le ha due mani: con una ci indichi il cammino e con l’altra ci protegga, perché nella chiesa c’è ancora tanta cattiveria e discriminazione verso queste persone“.
È anche lui mi sorride.
Cinque minuti dopo siamo stati sotto l’obelisco dove siamo stati accerchiati dal gruppo di cento persone che ha partecipato a questo viaggio e giustamente vuol sapere com’è andata. Poi ci sono le foto di rito e le interviste. E il pranzo all’osteria che abbiamo praticamente invaso: siamo un gruppo di pellegrini in mezzo a tutti gli altri.
Decido di andare a piedi alla stazione perché dopo tutti questi abbracci e strette di mano ho bisogno di stare un po’ da solo punto. Cammino sotto il cielo azzurro di Roma e penso che è stata davvero una grande giornata. E finalmente sorrido anch’io.