Crescere trans. Lana e la sua identità non binaria
Testimonianza di Lana Tong rilasciata a Zosia Bielski, pubblicata sul sito del quotidiano The Globe and Mail (Canada) il il 16 luglio 2015, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Lana ha 18 anni, vive a Victoria e si definisce non binaria, vale a dire né maschio né femmina. Considerata maschio alla nascita, da un anno Lana sta affrontando la transizione ormonale e si presenta come femmina a scuola. Vuole concedersi un anno sabbatico prima di frequentare lo Halifax’s King’s College, dove studierà estetica e studi contemporanei.
Esistono i maschi e le femmine e io non mi sento né l’uno né l’altra. Ora mi sento di essere a-gender. Un essere umano è e può essere molte cose. Io definisco me stessa attraverso i miei interessi e la mia personalità. Però lo trovo terrificante, perché la gente si confonde parecchio. Gli esseri umani amano mettere etichette alle cose per trovare la loro comunità e attraverso il genere noi definiamo le aspettative e le interazioni sociali.
Quando ero piccola tutte le mie migliori amiche erano femmine. Mi truccavo e giocavo con le Barbie, ma non le ho mai considerate attività femminili: stavo soltanto giocando perché ero una bambina (del resto, giocavo anche con le macchinine).
Intorno ai 16 anni, quando toccai la pubertà maschile, pensai “No. C’è qualcosa che non va”. Volevo affrontare la vita dall‘altra parte. All’ultimo anno di liceo ho cominciato a presentarmi come ragazza. Ero molto nervosa: è una scuola privata e sia i ragazzi che le ragazze devono vestire l’uniforme. Invece i compagni mi si sono fatti attorno abbracciandomi e dicendomi “Sei bella”, anche quelli che pensi ti prenderanno in giro, anche i più acidi e ottusi, mi hanno sorriso e sono stati davvero carini.
I primi due mesi mia mamma è stata incerta e diceva “Non penso che accetterò una cosa del genere”. Quasi tutti i genitori pensano la stessa cosa dei loro figli LGBTQ, che sia solo una fase passeggera. Si chiedeva se potessi fare a meno degli ormoni o, per dirla con le sue parole, “rimanere un ragazzo”. Siamo andate insieme da un counselor, dove ha rivalutato alcune cose; ora è contenta.
Certamente i genitori devono dire la loro su cosa fanno o non fanno i loro figli, ma entro un certo limite. Devono essere resi disponibili i bloccanti della pubertà, purché dietro il controllo di uno specialista. Aspettare a lungo può essere molto dannoso per gli e le adolescenti. È quella mancanza di speranza che ti porta al suicidio. Per me è stato importante prendere gli ormoni perché le caratteristiche mascoline sono molto forti ed è difficile sopprimerle o coprirle. Sono dovuta andare in counseling per sei mesi e poi dall’endocrinologo, altri tre mesi. Nell’attesa, friggevo dall’impazienza.
Una delle mie zie pensava che volessi essere al centro dell’attenzione. Non è qualcosa che si fa alla leggera. Nei forum web dedicati alle persone trans vedi come si fa deliberatamente coming out, quanto ti incasina la vita e quanto la gente ti odia. Il coming out è una decisione estremamente difficile.
Testo originale: Growing up trans: Six teens open up about discovering who they really are. Lana Tong