Nel nome di Dio. La discriminazione delle persone LGBT in Uganda
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Articolo di Tobias Pellicciari pubblicato sul blog Support Uganda il 19 dicembre 2016
Si parla ancora molto poco in Italia della discriminazione sessuale che le persone LGBT devono attualmente subire in molti paesi del mondo che criminalizzano l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Uno di questi paesi è proprio l’Uganda. L’associazione International LGBTI Support si sta battendo da alcuni anni a fianco di molti attivisti internazionali per divulgare una corretta informazione proprio su questi temi. Purtroppo come anche i dati di Amnesty hanno rilevato dal 2002 ad oggi c’è stata una grossa escalation di violenza perpetuata nel tempo.
In paesi come l’Uganda le persone omosessuali non possono ancora esprimere liberamente il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere , con l’intervento di Chiara Lambertini , dopo aver assistito ad una breve proiezione del film God Loves Uganda, abbiamo ripercorso il tortuoso percorso verso la libertà della comunità gay ugandese.
Nel 2009 fu presentata la prima bozza del disegno di legge con il reato di omosessualità aggravata, il decreto andava ad inasprire alcune leggi già vigenti e includeva anche la pena di morte .
Il nuovo decreto fu presentato dal deputato David Bahati dopo che un grosso seminario era stato tenuto in Uganda dalla comunità evangelica americana, che aveva presentato i gruppi omosessuali come una vera propria minaccia per il paese e soprattutto aveva mostrato i gay come veri e propri usurpatori. Successivamente la pena di morte fu abolita, ma nel febbraio 2014 l’Anti-Homosexuality Bill venne trasformata in legge dal Presidente Museveni, per fortuna durò poco e nell’agosto del 2014 decadde per un cavillo legale.
Durante quel breve periodo si mobilitarono tutte le forze politiche internazionali per supportare le persone LGBT nel Paese , il governo olandese annunciò la sospensione di ogni forma d’aiuto e anche Norvegia e la Danimarca in seguito bloccarono l’erogazione dei soldi destinati all’amministrazione ugandese.
La conferenza oltre ad esporre i passaggi politici e legali che si sono susseguiti durante questo lungo arco di tempo ha voluto evidenziare come queste leggi draconiane abbiano portato un’ondata di odio e violenza nel territorio e come vi sia una grande necessità di migliorare le politiche e indirizzare in modo concreto le forze convogliate dalle associazioni Internazionali che si occupano della discriminazione sessuale ed identità di genere.
Focalizzando alcuni punti cruciali di questo percorso come agevolare il sostegno sanitario per le persone LGBT che resta nel paese ancora un grosso problema, per la difficoltà delle persone omosessuali a presentarsi presso le strutture sanitarie, questo porta inevitabilmente ad ostacolare la diffusione corretta delle informazioni sulle malattie come HIVo l’AIDS, ma anche di altre patologie sessualmente trasmissibili.
Come ricorda International LGBTI Support il sostegno per i diritti sessuali non è solo fondamentale ma è anche moralmente giusto, ed è il fondamento di base per una buona salute pubblica.
Un’altro punto importante che International LGBTI Support ha sottolineato durante l’incontro è stata la propaganda fatta dalle comunità evangeliche provenienti dagli Stati Uniti per promuovere ed incentivare le leggi discriminatorie nei confronti delle persone omosessuali.
Bisogna notare che dopo che gli evangelici avevano investito molti fondi ed energie per promuovere l’omofobia in Uganda la discriminazione era notevolmente aumentato e nel 2011 un famoso attivista, David Kato ,venne ucciso a casa sua , dopo che il suo nome era stato pubblicato su un famoso tabloid locale.
L’ultima testimonianza di Manuela Fazia ci ha aiutato a comprendere meglio la relazione di amicizia che è nata tra lei e una nota attivista per i diritti umani , Jacqueline Kasha, durante un suo viaggio in Africa. (di lei abbiamo trasmesso un piccolo filmato).
Ma ha anche evidenziato le difficoltà che spesso incontrano gli attivisti sul territorio, come sia stato possibile per Jacqueline dare forza e sostegno agli altri sostenitori dei diritti omosessuali. L’anno scorso anche per il suo coraggio e la sua determinazione si è aggiudicata il prestigioso premio internazionale Right Livelihood Award , una sorta di nobel per la pace. L’Università di Havard l’ha voluta premiare per il suo impegno nella lotta per il rispetto dei diritti umani e l’edizione europea di Time, le ha riservato una copertina che celebra la sua forza d’animo.
International LGBTI Support spera con questo incontro di aver chiarito alcuni punti fondamentali della discriminazione sessuale in Uganda e vuole ricordare che l’Uganda non è l’unico paese africano che applica leggi severe nei confronti delle persone omosessuali, anche la Nigeria, il Gambia, il Camerun e molti altri ancora oggi considerano l’omosessualità un reato punibile con il carcere.
Abbiamo voluto evidenziare inoltre che l’omosessualità in Uganda, come in altri paesi è anche una questione politica e in molti casi serve ad assicurarsi i voti alle elezioni per garantirsi in seguito un nuovo mandato.
Vogliamo inoltre ricordare che la nostra associazione con il programma Support Uganda, diretto da Tobias Pellicciari, continuerà a lavorare per portare i diritti fondamentali in Uganda e in tutti paesi dell’Africa, sperando che insieme in un futuro non troppo lontano sia possibile abbracciare un reale cambiamento per le persone LGBT.
Infondo troverete il link con la nostra relazione, dove potete trovare tutti i punti trattati con maggiori dettagli. L’Attivista Jacqueline Kasha sarà presente al Brescia Pride a giugno 2017, vi aspettiamo.