Sono lesbica ma la mia famiglia cattolica non lo accetta
Email inviataci da Angela, risponde Arianna Petilli*, psicologa
Salve, sono Angela e sono di Napoli. Qualche volta mi è capitato di leggere il vostro sito e la vostra pagina facebook e mi sono sentita meglio al pensiero che non sempre c’è omofobia, che ci può essere qualcosa di diverso. Vivo in una famiglia molto omofoba e fondamentalista che coglie ogni occasione per andare contro me e la mia situazione di vita. Secondo voi come dovrei comportarmi? Quali consigli potete darmi?
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La risposta…
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Carissima Angela, sono contenta che tu abbia deciso di scriverci. Ricevere il sostegno e la vicinanza degli altri è un bisogno fondamentale per ciascuno di noi, specie se il contesto nel quale viviamo ci è ostile o, comunque, incapace di mostrare nei nostri confronti quella condizione di accettazione e amore incondizionati che sono imprescindibili per la nostra serenità.
Nella mail che ci hai inviato racconti che la tua famiglia è caratterizzata da pregiudizi sull’omosessualità molto radicati e che, per tale motivo, non riesce ad assumere un atteggiamento positivo verso il tuo orientamento sessuale. Mi sembra di capire, inoltre, che oltre alle difficoltà di accettazione, da parte dei tuoi familiari non ci sia neppure un reale desiderio di confronto e comprensione e che, semplicemente, la questione della tua sessualità venga affrontata con pesanti giudizi e sentenze senza appello.
Purtroppo la condizione che stai vivendo con la tua famiglia è comune a quella di molti altri uomini e donne che, dopo aver fatto coming out, hanno visto i loro genitori reagire con rabbia e rifiuto. In effetti, nonostante qualche rara eccezione, è difficile che un genitore reagisca sin dai primi momenti successivi alla scoperta dell’omosessualità del proprio figlio/a con positività. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che il contesto culturale in cui sono vissute le generazioni precedenti era caratterizzato da una visione dell’omosessualità ancor più critica rispetto a quella diffusa attualmente, in cui vigeva l’equazione omosessualità-malattia e solamente l’eterosessualità era considerata la norma.
In ambito psicologico sono stati condotti numerosi studi sui genitori di figli omosessuali per cercare di capire se questa iniziale reazione avversa rimanga immutata nel tempo oppure sia soggetta a possibili cambiamenti e, fortunatamente, i risultati hanno dimostrato come, nella maggior parte dei casi, le famiglie riescano, seppur con gradualità, a mettere in discussione il loro modo di concepire l’omosessualità fino ad arrivare a considerarla come una caratteristica positiva del proprio figlio/a.
Cara Angela, non conosco la tua famiglia e, pur sperando che questo sia l’esito che si verificherà anche nel tuo caso, non posso prevederlo con certezza. Tuttavia, ci chiedi dei consigli pratici per provare a far fronte agli attacchi che ricevi in famiglia e, in effetti, credo che ci siano alcuni tentativi che puoi provare a mettere in atto per difenderti e, nel contempo, per aiutare i tuoi genitori a percorrere questo cammino verso la completa accettazione della tua omosessualità.
Innanzitutto, mostrati serena rispetto al tuo orientamento sessuale. Dimostra con il tuo comportamento che sei felice e che la tua vita sentimentale/sessuale ti soddisfa. Non dimenticare, infatti, che per i tuoi genitori l’omosessualità è una forma di sessualità sbagliata e che l’immagine di te felice, nonostante il fatto che tu sia lesbica, potrebbe in qualche modo andare a mettere in discussione l’idea che si sono costruiti delle persone omosessuali.
Altro punto importante: se credi che siano disponibili, prova a far conoscere loro qualche tuo amico o amica omosessuale, consigliagli la lettura di qualche libro o la visione di film a tema oppure, se presente nella città in cui vivi, contatta l’associazione AGEDO (Associazione Genitori, Parenti e Amici di Persone LGBT) o il Gruppo davide per genitori cattolici con figli lgbt di Parma. Ciascuna di queste cose, infatti, potrebbe aiutarli a prendere in considerazione punti di vista alternativi e, quindi, a scardinare con il tempo i loro pregiudizi.
Ancora, sii paziente. Ricorda che i tuoi genitori sono vittime di una cultura, e credo anche di un’educazione religiosa, che gli ha insegnato a disprezzare l’omosessualità. Anche se può sembrarti difficile crederlo, in discussione non è l’amore che nutrono per te, ma ciò cui finora hanno sempre creduto. Cerca di essere rispettosa dei loro tempi, mostrati sempre disponibile a un dialogo sincero, ricordagli che se hai deciso di fare coming out anche con loro è perché vuoi che siano attivamente presenti nella tua vita e che desideri che il vostro rapporto sia autentico.
Posso solo immaginare quanto possa essere difficile, se non addirittura terribile, vedersi privare del supporto della propria famiglia. Mi rende molto triste pensare a come puoi sentirti quando ti attaccano o quando, magari, vorresti condividere con loro qualcosa di bello che riguarda la tua vita sentimentale ma non lo fai sapendo che non reagiranno con l’entusiasmo che vorresti. Tuttavia, e questo è l’ultimo consiglio che mi sento di darti, quello per me forse più importante, continua a vivere la tua vita fino in fondo e con entusiasmo. Abbiamo una sola occasione e ognuno di noi ha il dovere di viverla al meglio delle sue possibilità.
Un caro abbraccio, Arianna
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*ARIANNA PETILLI è psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale iscritta all’Ordine degli Psicologi della Toscana con il numero 6500. Svolge l’attività clinica privata a Firenze occupandosi, prevalentemente, di disturbo ossessivo compulsivo, disturbi del comportamento alimentare e disturbi d’ansia. Lavora, inoltre, con pazienti gay e lesbiche aiutandoli nel processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e nell’affrontare le difficoltà legate all’omofobia, sociale e interiorizzata.
Organizza incontri di formazione e gestisce percorsi di approfondimento rivolti alle coppie, eterosessuali e omosessuali. Lavora con i genitori di figli gay e lesbiche per aiutarli a elaborare la scoperta, qualora per loro destabilizzante, e per condurli verso una visione dell’omosessualità più affermativa e meno condizionata dai pregiudizi. E’ stata relatrice in forum e convegni, nazionali e internazionali ed è autrice del lavoro di ricerca “Religione e omosessualità: uno studio empirico sull’omofobia interiorizzata di persone omosessuali in funzione del grado di religiosità” che, per la prima volta in Italia, analizza approfonditamente l’impatto degli insegnamenti del Magistero della Chiesa Cattolica sulla vita delle persone omosessuali e indaga sugli effetti che una pastorale cattolica, inclusiva e accogliente, può avere sui gay e sulle lesbiche cattolici. Per maggiori informazioni consulta il suo sito su www.ariannapetilli.it