28 giugno 1969, la sera in cui i gay persero il loro sguardo triste
Testo letto nella veglia per le vittime dell’omofobia della Comunità cristiana di base di Pinerolo il 29 giugno 2007
Forse non tutti lo sanno ma il 28 giugno 1969 nel bar Stonewall Inn (New York), per la prima volta, un folto gruppo di gay, transgender e lesbiche decise di reagire ai soprusi e all’arroganza della polizia di New York che, per l’ennesima volta, faceva irruzione nel bar Stonewall Inn senza un reale motivo, ma solo per scoraggiare i clienti dal tornarci.
Per la prima volta seppero vincere le loro paure e gridare forte per il rispetto dei loro diritti. Quella sera allo Stonewall Inn il poeta Allen Ginsberg dichiarò che “gli omosessuali hanno finalmente perduto il loro sguardo ferito”. Ecco da dove vengono i gay pride e non solo.
Nella notte di venerdì 28 giugno 1969, otto agenti di polizia della Public Morales Section del New York City Department irruppero nello Stonewall Inn, un bar gay semiclandestino ma molto popolare tra la comunità gay e lesbica di New York. Il raid allo Stonewall Inn quella sera seguì il solito metodo che la polizia aveva già utilizzato in altri locali: il direttore del bar fu condotto in carcere con l’accusa di vendita di liquori senza licenza.
La polizia poi ordinò ai clienti di lasciare il bar. Tuttavia quella sera i clienti iniziarono a riunirsi fuori del locale: tutti avevano voglia di continuare a divertirsi. Ad un certo punto iniziarono ad applaudire, schernendo la polizia. La situazione divenne esplosiva quando una drag-queen fu picchiata da più poliziotti: tutto ebbe inizio perché uno di loro aveva cercato di spingerla a forza sul cellulare e lei si era rifiutata di salire. Bottiglie di birra e monetine furono lanciate contro i poliziotti. La polizia si rifugiò all’interno del bar.
Dall’esterno qualcuno “sradicò” un parchimetro e provò ad irrompere nello Stonewall Inn; all’interno del bar la polizia usò gli estintori anti-incendio sulla folla. Pochi minuti dopo arrivarono alcune altre auto della polizia e tentarono di disperdere la folla, ma quando pensavano che il tentativo fosse riuscito, questa si accalcò di nuovo, urlando, gettando mattoni e bottiglie e dando fuoco ai cassonetti dei rifiuti.
I poliziotti si trovarono faccia a faccia con un gruppo di drag-queen e gay che, facendo salti di gioia, cantava verso di loro. Quando tutto fu riportato all’ordine tredici persone erano state arrestate.
La sera successiva, sabato 29, la polizia ritornò allo Stonewall Inn, sebbene il locale fosse chiuso, perché una folla si stava radunando. Gli eventi avevano già iniziato ad assumere un carattere politico. Cartelli e striscioni erano stati scritti e posti sulle assi di legno, messe dalla polizia sulle finestre del bar. Gay e lesbiche si ritrovarono di nuovo faccia a faccia con la polizia. Come la sera precedente vennero lanciati mattoni e bottiglie contro le forze dell’ordine che caricarono la folla per ben due volte, colpendoli con i manganelli.
« La notte in cui la polizia irruppe allo Stonewall, […] ci precipitammo a vedere la scena, perché non riuscivamo a credere alle nostre orecchie. La strada pullulava di sbirri ed era illuminata da luci rosse intermittenti. Ma la cosa più incredibile era che la strada traboccava di centinaia di gay che stavano scontrandosi con gli sbirri.
Per anni erano scappati, si erano lasciati mettere spalle al muro, avevano sopportato insulti e arresti, perché dentro di loro pensavano che in fondo quello era il loro destino. Ma quella sera, davanti allo Stonewall, senza stare tanto a ragionare ma dando ascolto alle proprie viscere, si dissero che ne avevano abbastanza. Lanciavano sassi e bottiglie, si battevano a mani nude contro i poliziotti più temuti. Li sfidavano a pestarli con gli sfollagente.
Osservavo la scena con una rabbia e una pena crescente. Non bevevo alcolici, ma quei bar erano praticamente gli unici locali pubblici dove i gay potessero essere se stessi. Un etero non potrà mai comprendere quanto fossero importanti per noi. Ho sempre creduto nell’ordine e nella giustizia e ho sempre difeso la polizia.
Ma quegli sbirri stavano pestando me, tutta la mia vita di ansie; era me che stavano schiacciando con i loro cavalli imponenti, ed era me che gettavano in manette nei furgoni. [… ]
Quella notte qualcosa cambiò per sempre nella mia testa… Quella notte vide il coming out del militante gay. Dopo allora ci furono battaglie alla luce del sole per pretendere diritti umani e leggi più giusto », brano tratto da Patricia Nell Warren, La corsa di Billy, Fazi editore, pagg.41-42.