Per papa Francesco le unioni civili sono da sostenere
Articolo di Michael J. O’Loughlin* pubblicato sul sito del settimanale gesuita America (Stati Uniti)il 26 ottobre 2020, liberamente tradotto da Valentina Gallipoli
Mercoledì è stato presentato in anteprima a Roma un nuovo documentario in cui papa Francesco dice, davanti alle telecamere, che le persone LGBT meritano rispetto, oltre al riconoscimento giuridico civile dei loro rapporti.
Le osservazioni di Francesco, film del regista Evgeny Afineevsky rese pubbliche il 21 ottobre, hanno suscitato numerose reazioni e confusione. Le osservazioni erano nuove? Da dove venivano? La traduzione era corretta?
Si è scoperto che il Papa aveva fatto quelle affermazioni in un’intervista del 2019 alla rete messicana Televisa, anche se non erano mai andate in onda, forse su insistenza dell’ufficio stampa del Vaticano. Comunque sia, ora sono di dominio pubblico.
“Gli omosessuali hanno il diritto di far parte della famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere cacciato o reso infelice per questo.”
Per la prima volta da Papa, Francesco ha dichiarato in maniera inequivocabile che le coppie omosessuali meritano le unioni civili: “Quello che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono legalmente coperte. Io mi sono battuto per questo”.
Negli ultimi anni ho studiato la reazione della Chiesa Cattolica di fronte alla crisi dell’HIV/AIDS negli anni ’80 e ’90 per un libro che sto scrivendo, che esplora il cattolicesimo e i temi LGBT. È stato proprio in questo contesto che ho guardato il nuovo film e ho ascoltato le parole del Papa.
All’epoca, il Vaticano e molti vescovi degli Stati Uniti prendevano regolarmente posizione contro i diritti civili di gay e lesbiche, condannandoli nelle dichiarazioni ufficiali, facendo pressione sui sindaci affinché ponessero il veto alle leggi e facendo causa alle città che le attuavano.
Così, il video che mostra papa Francesco che appoggia le unioni civili per le coppie dello stesso sesso rappresenta un deciso cambiamento di tono per la Chiesa Cattolica, anche se è vero che il Papa non ha modificato la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la sessualità.
Come si legge nel podcast di America, “Plague”: Untold Stories of AIDS and the Catholic Church” (Peste: le storie mai raccontate su AIDS e Chiesa Cattolica), nel 1986 quasi 25.000 americani erano morti di AIDS, la stragrande maggioranza dei quali gay. Gli ospedali e le parrocchie cattoliche fornivano assistenza medica e pastorale, spesso nell’ombra. Questo mentre il Vaticano era nel bel mezzo di una fase di repressione dell’omosessualità.
Nell’ottobre di quell’anno, sotto l’allora cardinale Joseph Ratzinger, la Congregazione per la Dottrina della Fede rilasciò una dichiarazione di condanna dell’omosessualità che ha determinato l’atteggiamento del Vaticano per i decenni successivi.
La lettera ai vescovi definisce l’omosessualità una “più o meno forte tendenza ordinata verso un male morale intrinseco” e un “disordine oggettivo”.
Nei due anni successivi, gruppi di cattolici gay e lesbiche furono esiliati dalle parrocchie cattoliche di tutti gli Stati Uniti, nel quadro di una repressione ordinata dal Vaticano contro gruppi e individui che spingevano la Chiesa a cambiare la sua dottrina sull’omosessualità.
Nelle grandi città con un’importante popolazione di gay affetti da HIV e AIDS, i vescovi cattolici hanno condotto campagne per combattere le legislazioni per i diritti civili che avrebbero protetto le persone gay e lesbiche dalla discriminazione in materia di alloggi, assunzioni e discriminazione sul posto di lavoro. Gruppi di attivisti gay, come Dignity e ACT UP, hanno risposto protestando contro i capi della Chiesa.
Anche la cultura dei comuni fedeli è stata influenzata da queste dichiarazioni. Un leader della Chiesa, il defunto arcivescovo John Quinn, ha detto di essersi sentito male quando una madre cattolica ha detto al figlio gay, spaventato e in punto di morte per l’AIDS in ospedale, che si pentiva di non aver abortito quando era incinta di lui.
Chi osserva da vicino la Chiesa riconosce, giustamente, che il Papa ha già espresso in precedenza un’apertura verso le unioni civili.
Da arcivescovo di Buenos Aires, cercando il supporto di altri vescovi, espresse il proprio sostegno alle unioni civili nel tentativo di ostacolare una legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma la sua proposta venne respinta.
Dopo la sua elezione al papato, Francesco si è segnalato per un’apertura alle unioni civili, ma senza appoggiare esplicitamente l’idea.
Al di là del sostegno alle leggi civili, tuttavia, il vaticanista Christopher Lamb ha scritto sul [settimanale cattolico britannico] Tablet che le osservazioni del Papa in materia di unioni civili sottolineano un “cambiamento pastorale” verso i cattolici LGBT sotto Francesco.
Infatti, papa Francesco ha ribadito fin dall’inizio del suo pontificato di volere toni più accoglienti verso i cattolici LGBT. Quando gli è stato chiesto dei sacerdoti gay nel 2013, ha risposto notoriamente: “Ma chi sono io per giudicare?”; due anni dopo, nel 2015, il Papa ha incontrato un cattolico transessuale e gli ha promesso che i membri della comunità LGBT saranno i benvenuti nella Chiesa.
L’anno scorso, il Papa ha incontrato privatamente il mio collega James Martin SJ, un importante sostenitore dei cattolici LGBT. All’inizio di questo mese, il Papa ha detto a un gruppo di genitori i cui figli fanno parte della comunità LGBT: “Dio ama i vostri figli così come sono” e “la Chiesa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio”.
E come riportato nel film Francesco, il Papa ha fatto amicizia con Juan Carlos Cruz, un omosessuale sopravvissuto agli abusi sessuali di un sacerdote. Il signor Cruz ricorda nel documentario che i leader della Chiesa in Cile hanno cercato di incolparlo per l’abuso, usando il suo orientamento sessuale contro di lui. Quando ha raccontato al Papa questa storia, Francesco ha risposto dicendo: “Dio ti ha fatto diventare gay. Dio ti ama così come sei, e devi amare te stesso”.
Alcuni membri della comunità LGBT ritengono che le parole del Papa sulle unioni civili non siano abbastanza, e che arrivino troppo tardi. Questo potrebbe essere vero, soprattutto negli Stati Uniti; il matrimonio tra persone dello stesso sesso è legale dal 2015. Alcuni cattolici transgender sottolineano che il papa denuncia regolarmente “l’ideologia del gender”.
Papa Francesco conferma regolarmente la dottrina della Chiesa sul matrimonio e la sessualità, e molti cattolici osservano che l’insegnamento della Chiesa in questo campo non è cambiato, nonostante il cambiamento di tono da parte del Pontefice.
Alcuni vescovi degli Stati Uniti e altri leader della Chiesa si oppongono alle dichiarazioni del Papa. Ma come ha detto il vaticanista veterano John Thavis al New York Times, il Papa comprende l’importanza di un tono pastorale accogliente: “Egli riconosce che il titolo di giornale uscito ieri è più importante di tutte le note a piè di pagina e le rettifiche che verranno dopo. Il suo obiettivo è quello di dare un tono, non una linea politica, quindi non credo sia preoccupato per le conseguenze”.
Ma per i cattolici LGBT statunitensi, che ricordano i giorni bui degli anni Ottanta, nel pieno dell’epidemia di AIDS, quando i loro amici e i loro compagni venivano evitati dalle famiglie e dai vertici della Chiesa, le parole del Papa possono avere un forte impatto emotivo. Molte persone LGBT, cattolici compresi, non passano la loro vita a cercare l’accettazione dei vertici della Chiesa, ma gli atteggiamenti di Francesco sono accolti positivamente, e un cambiamento nella prassi pastorale è certamente incoraggiante, anche per i cattolici troppo giovani per ricordare il culmine della crisi dell’AIDS.
“Per la prima volta ho visto i segni di una Chiesa che si avvicina sempre più alla sua missione di essere l’incarnazione dell’amore onnicomprensivo di Dio” ha scritto Flora Tang, studentessa laureata all’Università di Notre Dame, a proposito dei commenti del Papa: “Gliene sono grata”.
Ma, cosa forse ancora più importante, per i cattolici LGBT che vivono in Paesi dove l’omosessualità è tabù e persino illegale, le parole del Papa possono davvero costituire un’àncora di salvezza.
Un cattolico gay di 22 anni ugandese, per esempio, mi ha scritto in una e-mail che i commenti del Papa “contribuiranno a diminuire lo stigma che le Chiese e i leader religiosi ci appiccicano, pensando che le persone LGBTQ siano empie”.
C’è un cliché sull’omosessualità che la Chiesa porta avanti da secoli, quindi è importante notare quanto sia cambiato il tono sui temi LGBT in pochi decenni. Nel 1986 il Vaticano ha descritto l’omosessualità come un “disturbo oggettivo”, linguaggio che rimane nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Nel 2003 il Vaticano ha pubblicato un documento secondo cui la Chiesa non avrebbe mai potuto sostenere le unioni civili. Due anni dopo, l’autore di queste dichiarazioni è stato eletto Papa.
Nel 2015 la Conferenza dei Episcopale Statunitense ha definito “un tragico errore” la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Per questo sminuire il punto di vista del Papa sulle unioni civili oggi significa ignorare un passato non troppo lontano, quando i cattolici LGBT non si sarebbero nemmeno sognati una dichiarazione papale come questa.
Testo originale: For L.G.B.T. Catholics, Pope Francis’ civil unions remarks matter—even if church teaching hasn’t changed