8 marzo e 8 dicembre. Due feste in antitesi?
Riflessioni di Fabio Trimigno della Rete Zaccheo Puglia
L’8 marzo si lavora. L’8 dicembre non si lavora. A marzo ci muoviamo tutti in piazza con mimose e striscioni per la giornata internazionale delle donne, per sostenere le donne vittime di violenza e discriminazioni.
A dicembre ci fermiamo tutti con il rosario tra le mani perché qualcuno ci ricorda che Maria – in una insalata di confusione tra il dogma dell’immacolata e quello della Verginità – è una donna migliore delle altre, quella che nell’immaginario collettivo non conoscerà mai il piacere e morirà vergine. L’8 dicembre ci consegna un’immagine di una donna frutto di una teologia maschile che ha mortificato il femminile, negando spesso il diritto sul proprio corpo, dipingendoci una Maria molto diversa dai racconti dei Vangeli. E l’8 marzo, invece, quale immagine di donna si festeggia?
Che modello di femminilità ha avuto mia nonna quando pregava in chiesa davanti ad una statua di gesso? Che idea di rapporto sessuale ha elaborato mia madre attraverso i curiosi e bizzarri insegnamenti di un clero tutto al maschile?
Con l’8 dicembre, il giorno dedicato a Maria, ricordiamo il concepimento “senza macchia” di una donna che avrebbe avuto un futuro da incubatrice incontaminata, l’unica GPA (gestazione per altri) mai contestata, dimenticandoci che Maria è stata molto di più di ciò che ci racconta un dogma.
Il tempo scorre e intanto l’8 marzo una parte del mondo continua a lavorare, e l’8 dicembre una parte del mondo non lavora. Il femminile, nonostante il progresso e l’emancipazione, continua ad essere mutilato e fatto strumento di un progetto tutto al maschile.
Alcune donne sono state proclamate sante e beate non per la loro testimonianza di vita cristiana, ma per il semplice fatto di aver difeso la loro verginità, strumentalizzata successivamente per celebrare l’ideale della donna modesta e umile per un terribile finale di partita: per essere come la Madonna devi essere pronta a pagare con la vita.
Nelle statue e nelle immaginette tascabili Maria viene oramai ricoperta da strati di stoffa bianca o color pastello: coperti i fianchi, nascosti i seni, raccolti i capelli. Non si vedono più Madonne in giro vestite con gli abiti contemporanei come nel Rinascimento, Madonne che allattano col seno scoperto o Madonne che compiono azioni quotidiane.
La Madonna diventa col passar del tempo una creatura soprannaturale, una specie di eroina Marvel, eterea e gassosa, decontestualizzata e desessualizzata, con un burka addosso che si aggira nel cielo in cerchi solari, sopra a una nuvola di zucchero filato: una favola scritta da una mano maschile che ci racconta di una donna che insegna alle altre donne come essere donna.
Tutte queste icone hanno scolpito nel tempo l’immagine di un femminile ai fini di un controllo morale e sociale. Che lo si voglia accettare o no, per secoli parte dell’ideologismo cattolico ha prodotto un’immagine di Maria che ha dettato lo stile delle donne cristiane, e non solo, perché i pregiudizi nascono soprattutto dalla destrutturazione del corpo femminile per incorniciarlo in una dimensione uterina e domestica.
Se per molti è così facile dare della “puttana” ad una donna che rivendica i suoi diritti nel giorno dell’8 marzo, è anche perché nel tempo siamo diventati accumulatori seriali di Madonne volanti nel giorno dell’8 dicembre. Ma questo è solo un pensiero di un omosessuale, cristiano, cattolico praticante, mariano e protestante quale sono.
La storia della “costola” è una favola biblica e lo sappiamo tutti. Il termine “zelah” nella Genesi indica “la metà” di Adamo, e “Adamo” indica l’“adam”, ovvero l’umanità tutta. Credo che la donna sappia essere decisamente l’altra parte importante dell’umanità: essere donna significa essere non solo “altro” ma innegabilmente “oltre”.
Ho conosciuto donne cristiane e ho vissuto testimonianze di donne “oltre sé stesse”. E intanto una parte dell’umanità, una parte di quell’ Adam, va avanti solo al maschile, cioè monchi a metà, dimenticando che la donna sa essere congiunzione di opposte grandezze, proprio come Maria, una creatura oltre sè stessa: la donna oltre il coraggio.
Oggi è l’8 marzo e si lavora, faremo festa l’8 dicembre. Che ti fa un dogma…ti cambia google calendar …
Vi auguro di essere sempre e ovunque non la Maria degli altari, ma quella dei Vangeli.