Quando il sesso senza protezione diventa mortale. Allarme a Milano
Articolo di Piero
Allarme su una rivista per medici, (Corriere Medico n. 20 del 18 settembre 2008), per la comparsa a Milano, tra i maschi omosessuali di una infezione a trasmissione sessuale, il linfogranuloma venereo, che si presenta in modo inedito, cioè a variante proctologica (rettale).
Nell’articolo si dice che si sta diffondendo anche in Italia questa nuova forma di linfogranuloma venereo (Lgv), completamente diversa dalla forma classica che colpiva i linfonodi inguinali., con una infiammazione ed un ingrossamento doloroso delle “ghiandole” all’inguine e poi, se lasciata progredire senza trattamento, con elefantiasi (cioè grave rigonfiamento) dei genitali.
La malattia, provocata dalla Chlamydia trachomatis (un batterio che tra l’altro provoca frequenti infezioni genitali meno gravi, ma fastidiose, con uretriti e quindi con fastidi e bruciori ad urinare in entrambi i sessi e ad eiaculare nel maschio, e vaginiti con disturbi e perdite nelle femmine), si caratterizza in questa variante per la presenza di proctite (cioè infiammazione rettale) e stenta ad essere riconosciuta perché scambiata per un disturbo cronico intestinale.
Questi i sintomi: secrezione anale purulenta o ematica (fuoriuscita di pus o sangue), dolore rettale o dischezia (defecazione difficoltosa, dolorosa), tenesmo (sensazione di dover andare di corpo di frequente, spesso però senza evacuare niente) e stipsi (stitichezza), calo ponderale (dimagrimento) con febbre ed astenia (debolezza intensa).
Milano è la città italiana più colpita dalla nuova forma di Lgv, con 13 casi identificati negli ultimi mesi, cui si aggiungono due casi registrati a Firenze e Torino. Ma le dimensioni epidemiologiche, cioè di diffusione, della proctite da Lgv sono molto probabilmente sottostimate. In passato si erano registrati casi sporadici, nell’ordine di uno ogni 3-4 anni, nessuno dei quali autoctono ma importati dopo viaggi all’estero.
Ma la situazione oggi è diversa: l’infezione è legata a rapporti sessuali passivi non protetti, specialmente in soggetti colpiti da HIV e, cosa ancor più preoccupante, consapevoli di esserlo. La riduzione dell’attenzione mediatica al problema HIV e l’avvento di terapie efficaci – osservano gli esperti – hanno fatto quasi dimenticare i rischi di trasmissione sessuale di queste malattie.
La comparsa di Lgv nella variante anorettale risale al 2003 e ha riguardato persone omosessuali, spesso HIV-positive. Dal 2005 in Olanda sono stati registrati 165 casi, soprattutto ad Amsterdam, ma le segnalazioni provengono ora da diversi paesi europei, come dal Canada e dagli Stati Uniti. L’emergenza Lgv va ad aggiungersi ad altre preoccupanti problematiche infettive.
Sono 750 i nuovi casi all’anno di infezione da HIV registrati nel solo capoluogo lombardo; sempre a Milano si è passati da circa 30 casi di sifilide del 2000 agli attuali 300-350 casi; nello stesso periodo i casi di gonorrea sono aumentati da 20-30 a un centinaio. E nell’occhio del ciclone sono ancora una volta i maschi omosessuali. Continua ad innalzarsi, intanto, l’età dei pazienti che si presentano con un’infezione a trasmissione sessuale.
Un problema non solo italiano: negli Stati Uniti la percentuale di nuovi casi di sieropositività all’HIV negli over-50 è aumentata in pochi anni dal 17 al 29 per cento di tutti i casi di nuova infezione. E purtroppo la diagnosi nella terza età è sovente tardiva e la malattia di più complessa gestione clinica.
Un commento immediato a questi dati è l’ovvio richiamo al sesso protetto, specie in tempi in cui c’è chi si vanta sui siti gay di praticare la “roulette russa” del bareback, per il piacere in più legato al brivido del rischio. Senza moralismi, se non c’è più piacere nel sesso se non è estremo, e in questo caso estremo può essere, letteralmente, mortale, forse è il momento di fermarsi a chiedersi dove stiamo andando.