La mia fede e l’accettazione della mia omosessualità
Riflessioni tratte da leblogdunparpaillot (Francia) del 29 ottobre 2008, liberamente tradotte da Dino
Quando sono venuto a conoscenza dell’argomento del prossimo incontro di Spiritualité Entre nous (ndr “Spiritualità tra Noi” è un gruppo di credenti omosessuali francofono) a Quebec (Canada), ho deciso di pubblicare alcune riflessioni su questo tema.
In primo luogo sarebbe forse necessario distinguere la spiritualità dalla religione? La mia risposta è sì. Certamente la religione implica la spiritualità ma è facile constatare che troppo spesso la spiritualità manca in molte persone che “vivono” religiosamente.
Non mi riferisco alla preghiera o alle lodi: Parlo di apertura, di accoglienza dell’altro, di solidarietà, di fede fuori dai muri delle chiese, di giustizia e di rispetto della diversità umana e delle sue differenze. La mia spiritualità è sempre stata in rapporto con il cristianesimo. Ho passato un lungo periodo della mia vita nel cattolicesimo, più di venticinque anni nell’indifferenza religiosa ma sempre credendo in Dio, e infine, da qualche anno ho aderito al protestantesimo.
Non è certamente la religione che mi ha fatto mantenere la fede. La maggioranza dei credenti che ho incontrato nel mio percorso avrebbero anche potuto farmela perdere completamente. E’ certamente la spiritualità che mi ha consentito di crescere nella vita e di attraversare i momenti difficili così come i momenti più felici.
L’accettazione dell’orientamento sessuale dipende per me più dal cammino psicologico e dalla spiritualità che dalla religione. Si sente dire che non tutte le Chiese sono inclusive e che il cammino delle persone lesbiche, gay, bisex e trans (LGBT) può risultare laborioso in una Chiesa che non le considera così come sono. Anche all’interno di Chiese cosiddette inclusive, non tutti i cristiani hanno accoglienza favorevole verso alle delle persone LGBT.
Inoltre rimango fermamente convinto che un percorso legato unicamente alla spiritualità è insufficiente per accettare un orientamento sessuale che spesso, agli occhi della gente, è più una anomalia che una delle diverse sfaccettature della diversità umana. Oltretutto è anche pericoloso che la religione o la spiritualità siano uno scudo per proteggerci da quello che siamo o per fuggire la nostra realtà.
Che la società ai nostri giorni sia più tollerante è un dato di fatto, ma spesso mi capita di sentire gli stessi commenti o le stesse parole di disprezzo di trent’anni fa e questo è desolante. E’ probabile che io viva la cosa in questo modo per una ragione molto semplice: tutti abbiamo la tendenza a vivere in dipendenza da quanto gli altri vedono in noi.
Tutti vogliamo essere amati e rispettati. Ma se io fondamentalmente non sono convinto di quello che valgo, può darsi che cerchi costantemente l’approvazione degli altri riguardo a ciò che sono. Ecco l’importanza di lavorare sulla stima di se con un accompagnatore di nostra scelta. E non bisogna dimenticare che questo processo può essere difficile.
Entrare nel proprio malessere non sempre è piacevole ma spesso è un percorso necessario per togliere di mezzo i nostri stereotipi e capire a che punto siamo ed anche per scoprire il cammino che dobbiamo prendere per il nostro benessere.
Non si deve ignorare che le ferite del passato possono aver influenza sul nostro modo di vedere o di risentire delle cose. Sfortunatamente la tendenza naturale è di negare le nostre ferite interiori che presto o tardi finiranno con l’impadronirsi nuovamente di noi. I conti che non pareggio adesso, influenzeranno quello che vivrò più avanti, sia nel mio spirito che nel mio corpo.
Il cammino spirituale in questo caso mirerà ad imparare ad amare le nostre ferite e a procedere rendendosi conto che il passato può avere una limitata influenza sul momento presente, a patto che si impari a guardarlo per quello che è. L’accettazione dell’orientamento sessuale o di qualsiasi altra situazione nelle nostre vite passa attraverso l’amore di se e di tutte le dimensioni di felicità o di sofferenza che sono in noi fin dall’inizio della nostra vita.
Qualcuno ha scritto queste parole piene di saggezza: “Se non prendi la responsabilità di aggiungere amore alle tue ferite, non potrai uscire dal circolo vizioso attacco/difesa, colpevolezza e biasimo.
I tuoi sentimenti di rabbia, di offesa e di tradimento, che sembrano tutti giustificati, non fanno altro che gettare dell’olio sul fuoco del conflitto interpersonale e continuano a rinforzare la tua inconsapevole convinzione che tu non possa essere amato e che tu stesso sia incapace di amare.
Inculcare il senso di colpa e perpetuare la convinzione che il dolore e la sofferenza siano necessari, questo significa far del male. Far del bene consiste invece nell’insegnare l’amore e manifestare il suo potere nel superamento di ogni sofferenza.
L’amore è la sola risposta che distrugge la paura… la paura è l’assenza dell’amore”.
Testo originale: Ma spiritualité/acceptation de mon orientation sexuelle