Perché devo scegliere tra essere lesbica e l’amore verso Dio?
Testimonianza tratta dal sito rompiendoelsilencio (Cile), 17 giugno 2007, liberamente tradotta da Dino
Pamela, 32enne, è cresciuta in una famiglia “dalle forti basi cattoliche”. Fin da quando era nella scuola primaria, nel suo collegio di suore, si rese conto di essere diversa, dato che le piacevano le sue compagne invece dei suoi compagni.
“Vivevo questo fatto con un terribile senso di colpa, mi chiedevo il perchè di questo modo di essere… sto peccando? Signore perdonami!”.
Due anni fa suo fratello minore la invitò a frequentare il CEA (Cristiani in azione), un movimento creato in Argentina. Qui mi trovavo molto bene, dato che non discriminavano nessuno. Finché conobbe un omosessuale che “per amore di Dio” aveva abbandonato la sua condizione, si era sposato e aveva formato una famiglia.
Lui disse a Pamela: “Quando sento il desiderio di stare con un uomo, chiedo al Signore che mi aiuti”. E quello che più ebbe un effetto traumatico su di lei era che: “Lui era un esempio all’interno dell’organizzazione”. Le veniva detto: “Se ci è riuscito lui, perchè non devi poter cambiare anche tu la tua vita?” Ma lei non voleva vivere negando la sua vera natura. E così abbandonò il CEA.
“Dopo tutto quello che ho vissuto, ora non mi sento di appartenere a nessuna religione, ma continuo a credere in Gesù. So che non sto commettendo peccato e che Egli mi ama così come sono. Ho preso la strada giusta, quella di dire la verità, e la verità mi ha liberata.
Oggi la mia famiglia condivide la mia realtà, accetta me e anche la mia compagna. Lei non crede in nulla, è atea, ma lei sta con le sue convinzioni ed io con le mie. Con lei sono felice.
Mi dispiace che non esista in tutto il mondo, per lo meno io non ne sono a conoscenza, una congregazione o un gruppo che dica di credere in Cristo e che accetti tutte le persone, senza discriminarle se sono lesbiche, o nere, o povere, o per qualsiasi altra ragione”, conclude.
In fuga dall’armadio dorato
Un fatto che sta mettendo a dura prova alcuni dei fondamenti della Chiesa, e forse anche la nostra società, è il rapporto delle persone omosessuali e lesbiche con la Chiesa. Gran parte dell’omofobia e lesbofobia della cultura occidentale, trova le sue radici nella nostra eredità Giudaico – Cristiana.
Lo scrittore e teologo inglese James Alison, che ha fatto studi post – laurea ad Oxford, nel suo libro “Una fede più in là…”, dice che 50 anni fa la Chiesa era uno dei posti più sicuri per le persone omosessuali e lesbiche, dato che lì era possibile avere una convivenza con altre persone della stessa condizione senza dover affrontare domande compromettenti o scomode come: “Quando ti sposi?” o “Quando ti fai una famiglia?”.
Era una specie di armadio dorato e significava che potevi vivere in sicurezza in un mondo che allora era molto violento nei confronti dei gays e delle lesbiche. Stiamo parlando di un mondo di ricatti, di omicidi, di “paraventi”. E questo modo è cambiato, la gente ha cominciato a dire e così ha potuto sopravvivere”, sostiene.
Spiega che invece ora la Chiesa è diventata un luogo di completa insicurezza e ingiustizia per le minoranze sessuali. “Le regole del gioco sono cambiate. Quello che prima era un gioco molto ipocrita, ma sostenuto da buone intenzioni, ora appare soltanto una insopportabile ipocrisia”.
Testo originale: Historias de Lesbianas y religión. En el eterno limbo