I gay cristiani di Padova scrivono al giornale diocesano
Trent’anni fa Giovanni Paolo II invitava i cristiani ad aprire il proprio cuore a Cristo esclamando “Non abbiate paura!”. La sua esortazione era perentoria e vigorosa; ripetuta più volte, con un’energia tale da farsi quasi rabbia, rimane nel cuore di molti.
Oggi la Chiesa rifiuta di sottoscrivere una proposta per la depenalizzazione universale dell’omosessualità presentata alle Nazioni Unite. Teme che avallare una simile mozione costituisca un passo verso il riconoscimento dei diritti civili per le coppie omosessuali. Teme che tale riconoscimento minacci la solidità della famiglia tradizionale. Una catena di paura le cui maglie si stringono in una morsa soffocante.
Di fronte alla Parola di Cristo “le folle rimasero stupite della sua dottrina: insegnava, infatti, come uno che ha autorità”. Di fronte alle parole dell’attuale gerarchia cattolica rimaniamo invece delusi e disorientati, ci sentiamo più soli nel percorso difficile e tortuoso che porta alla vera libertà interiore, alla comunione ed alla carità.
“Non c’è niente di nascosto che non debba essere svelato”: siamo omosessuali e lottiamo per vivere l’amore secondo i nostri talenti, senza rinnegare la verità di Dio e senza rinnegare la verità profonda della nostra intimità. Anche se la Chiesa, che vorremmo maestra di amore, rifiuta di affermare che questa nostra intimità non è un reato degno del carcere o della morte.
Alle famiglie tradizionali diamo noi una parola di coraggio: anche senza la gioia della procreazione, anche sotto il giogo di una discriminazione che ci tocca là dove siamo più sensibili, l’Amore può vincere. Perché l’Amore di Cristo è più forte di tutto questo.
Ai parroci, che spesso ci accolgono amorevolmente, ma nel silenzio, rendiamo questa testimonianza, perché la ricordino agli sposi, ai tanti omosessuali ancora in preda alla paura, ed anche a se stessi: tra il chiasso di un mondo confuso ed il sussurro con cui si rivolgono a noi c’è un tono di mezzo, il tono giusto dell’amore.