Per essere popolo di Dio, l’incontro prima di tutto!
L’incontro di sabato scorso a Roma (ndr al convegno Omosessuali cristiani e Chiesa cattolica: prove di dialogo del 10 gennaio 2009) con il gruppo di omosessuali cristiani Nuova Proposta è stato intenso e partecipato. Sono stato contento dell’accoglienza e dello scambio, soprattutto perché sentivo di andare in “casa d’altri” a parlare di loro e di questioni per loro estremamente delicate.
In situazioni del genere c’è il rischio di apparire saccente, giudicante, arrogante. La loro esperienza non mi appartiene, non è la mia, però credo che la Chiesa sia proprio questo: l’incontro e la condivisione con l’altro anche quando viviamo esperienze diverse, non apparteniamo alla stessa realtà, non viviamo lo stesso cammino. Credo che sia l’essenza della comunione, l’essere fratelli in Cristo, tralci uniti nella stessa vita. Mi importa di te, ti ascolto e mi racconto a te anche se non abbiamo qualcosa che ci accomuna a livello superficiale. C’è una comunione più profonda. C’è stato chi ha espresso rabbia e sofferenza per le prese di posizione della Chiesa. Io mi chiedo: chi è la Chiesa? C’è un popolo di Dio che abbraccia tutti i credenti. L’incontro tra le persone nella fede viene prima delle dichiarazioni magisteriali e delle gerarchie. Se così non fosse, la Chiesa non sarebbe che un’organizzazione come tutte le altre, seppur caratterizzata in senso religioso.
Martin Buber, grande filosofo e teologo ebreo, diceva che l’incontro e il dialogo con le persone erano per lui più importanti di tutte le opere che aveva scritto. Eppure questa realtà sembra sempre più difficile nella nostra Italia cattolica. Si tende sempre di più a escludere, a evitare, a svalutare chi si discosta dalla norma maggioritaria. Un esempio è il disumano giro di vite effettuato in molte città nei confronti dei clochard, descritto da Gian Antonio Stella in un articolo sul Corriere.
A Mestre, la polizia ha impedito a dei volontari di distribuire del té caldo ai senza tetto in stazione perché erano senza autorizzazione, a Venezia il Prefetto ha dovuto faticare per ottenere l’apertura notturna delle stazioni, mentre la Regione negli ultimi due anni ha tagliato drasticamente gli aiuti ai clochard. Si potrebbe continuare. Il fatto è che all’incontro si preferiscono la chiusura e la rigidità.