Tra paura e ipocrisia. La doppia vita dei gay invisibili
Le persone omosessuali invisibili sono molte, sono dappertutto e trovano una relativa sicurezza soltanto nei loro rifugi. Municipi, caserme, sacrestie, fabbriche, scuole, cantieri e altri nascondigli offrono loro l’alibi di cui la loro paura di esistere crede di aver bisogno.
Molti di questi cristiani torturati mentalmente e spiritualmente da parte delle gerarchie dominanti delle loro chiese, per gran parte della vita si ostinano a seppellire il loro orientamento affettivo- sessuale per negare se stessi, cosa che peraltro consiste nel negare Cristo, dato che suppone rinnegare l’opera di Dio, già che Egli li ha creati uomini e donne omosessuali.
A volte li trovi che stanno cenando a testa bassa, che in solitudine sorbiscono la loro amara zuppa d’alghe, masticando secondi come se fossero grani nell’orologio di riso cinese così delizioso che porta come conto finale la libertà vigilata, avara amnistia; poiché di lì a poco dovranno tornare a casa, nel loro nascondiglio.
E non sanno se gridare, attirando l’attenzione degli altri commensali di quel ristorante di basso profilo, o se bagnare direttamente i pantaloni. Il loro respiro è la paura.
Il sacerdote Pablo si è avvicinato alla nostra tavola, ci ha ringraziato – cenava con me il tenente colonnello Sanchez Silva, mio grande amico – per il fatto di “fare quello che fate” e ha chiesto perdono per averci dato un nome falso e una diocesi falsa e una falsa parrocchia, in San Sebastian de los Reyes.
José Maria gli domandò di nuovo il suo nome; “no, questo no, scusami”, ci sorrise schivo, mi stringe la spalla sinistra e se ne andò via dal ristorante cinese di Hortaleza. “Pablo” ci lasciò una traccia di sauna e un turbamento nell’anima. Siamo usciti nella strada, gremita di persone nell’anonimato.
Jesus mi ha telefonato tenendo nascosto il suo numero, ha detto che mi appoggiava, che era con noi, che ringraziava tanto, per la stessa cosa di Pablo. Avevo sentito tante volte la sua voce, in mille e una concelebrazione, che sono stato tentato di… Sono stato al gioco, di tutto cuore, e a mia volta lo ringraziai della chiamata.
Ora Jesus gira per i quartieri oscuri di Siviglia, dopo aver chiuso con l’amore che avrebbe potuto fargli tanto danno, ma anche tanto bene. Ho conosciuto Roberto, il suo ex innamorato: un ragazzo cristiano e devoto, col quale Jesus sarebbe stato certamente felice in questo suo amore, senza dubbio benedetto dal Verbo.
Julian l’ho incontrato la notte scorsa al banco di un bar gay di Siviglia; gli ho sorriso, lui è arrossito, volevo avvicinarmi a lui, ma è uscito letteralmente correndo.
Incontro Francesco, estate dopo estate, quando vado in bicicletta per la spiaggia, che se ne sta lì in agguato sempre nello stesso posto di incontro per omosessuali.
Mi fermo un momento, ci facciamo un sorriso e, guardando da un’altra parte, comincia a dirmi che sta aspettando “mia sorella ed Ernesto, che devono passare” da lì verso nessun luogo.
Sono preti gay, uomini gay, esseri umani con diritto d’amare e all’Amore: non sono due realtà incompatibili. E lo vivono così, con paura e di nascosto; non fanno male a nessuno. Soltanto a loro stessi, alla loro umanità lesa, al sacerdozio della trasparenza. A me danno dispiacere e provocano in me un grande rispetto. Un giorno vedranno la luce, e diranno qualcosa, o faranno un passo. In avanti.
Ma ce ne sono altri. Si dice siano tanti. Ne conosco più di mezza dozzina. Sono sia omosessuali che sacerdoti – alcuni sono vescovi – ed oltre a tener nascosto il loro orientamento, sono anche omofobi. Uno di loro, che da molti segni si deduce esser cardinale, ricorre di tanto in tanto alle prestazioni sessuali di un ragazzo dedito alla prostituzione.
Ce ne sono tanti così, ma ciò che scandalizza dell’eminente prelato è il fatto che, pur essendo gay e mettendolo in pratica, se ne possono leggere e ascoltare molti discorsi furiosi e ipocriti contro le persone omosessuali.
Monsignor Bella di Giorno… lo chiamano così. Hanno appena sorpreso, nella stessa situazione morale, il sindaco repubblicano di Spokane, in USA: sfacciatamente votava contro le iniziative a favore del collettivo gay e dopo comprava, con impieghi municipali, i favori sessuali dei ragazzi.
Questi non sono gay. Terenci Moix – che abbia gloria – li chiamava “troie finocchie”.