Di fronte alle difficoltà bisogna indignarsi, unirsi, pensare e ridere
Riflessioni di Alain Rémond pubblicate sul sito cattolico La Croix (Francia) l’8 gennaio 2015, traduzione di finesettimana.org
Bisogna indignarsi, gridare, protestare, manifestare. E poi riflettere, unirsi, pensare al nostro futuro. Ma soprattutto, molto presto, subito, bisognerà ricominciare a ridere. Perché è il riso, il diritto a ridere, che quei due assassini hanno voluto uccidere. La libertà di ridere, verso e contro tutto.
Lo dobbiamo a quelli di Charlie Hebdo (ndr Rivista satirica Francese), assassinati per aver difeso questo diritto, questa libertà. Ridere dei mediocri, dei parolai, dei pretenziosi, degli importanti, ridere del potere, di tutti i poteri, ridere dei censori, di coloro che incatenano e rinchiudono, ridere degli oscurantisti e degli integralisti, ridere di coloro che non sopportano il riso.
Ma ridere anche delle persone rispettabili, delle opinioni rispettabili, ridere delle religioni, ridere delle Chiese, ridere del papa, ridere dei vescovi e dei cardinali, ridere della Curia, ridere dei preti, degli imam e dei rabbini, ridere dei dogmi, delle credenze e delle pratiche, ridere di Dio, che è humor.
Può offendere, urtare, scandalizzare. Ma quando Rabelais dice che il ridere è proprio dell’uomo, non lo dice per ridere: “è una cosa seria”.