Difendere la famiglia dai gay? Don Rigoldi: «Un dibattito inutile. Diamo una mano vera alle giovani coppie»
Articolo di Giampiero Rossi pubblicato sul Corriere della sera – edizione di Milano del 9 gennaio 2015, pag.5
«Ancora un convegno sulla famiglia? Ma basta! E di cosa parlano? Si occuperanno di casa, di capacità di tener fede agli impegni da parte dei giovani di oggi, di capacità di amarsi? Perché di questo hanno bisogno le famiglie del futuro…». Don Gino Rigoldi*, cappellano del carcere minorile Beccaria, promotore di Comunità nuova e di tantissime altre iniziative di intervento sociale, sembra sinceramente annoiato dall’idea di un appuntamento «di chiacchiere» in tema di famiglia. E quando sente parlare di gay da «curare» spalanca il suo sorriso e si stringe nelle spalle. Dell’iniziativa del 17 gennaio (ndr a Milano) non condivide le premesse e, anzi, ne propone ben altre.
Don Gino, se lei fosse invitato a quel convegno cosa direbbe a proposito della «famiglia naturale»? «Per noi preti la famiglia naturale è l’unione voluta da quei giovani che vengono in chiesa— sempre meno, a dire la verità — e si dicono l’un l’altra “io amo te” e “io amo te”. Il problema, però comincia da quel momento lì».
Cioè? «È la grande, immensa, macroscopica ignoranza in amore di questi nostri giovani. A me sembra che siano davvero in pochi a saper vivere, davvero, una relazione piena, di condivisione, di scambio emotivo e affettivo, di sesso inteso come scambio di gioia reciproca. E infatti, poi li vediamo fallire, una coppia dopo l’altra».
Quindi l’ignoranza affettiva è la vera debolezza della famiglie di oggi? «Sì, ma non è l’unico elemento di debolezza. Ce ne sono almeno altri due. Io noto, per esempio, che molti dei trentenni di oggi mostrano ottime intenzioni, un’intelligenza superiore a quella dei loro coetanei di generazioni precedenti, ma una capacità di tenuta vicina allo zero. Non riescono a tenere fede ai propri progetti, cedono. È come se fossero tutti “senza padre”, cioè senza una figura che abbia dato loro sicurezza e un modello di riferimento».
E il terzo elemento di debolezza della famiglia? «La casa! Non c’è famiglia senza casa, di questo dovrebbero occuparsi nei convegni, e la Chiesa dovrebbe ragionare, e so che lo sta facendo, su come contribuire con i propri stabili. Per non parlare, poi, del lusso che è diventato avere un figlio… Insomma, se vogliamo ragionare sulla famiglia, occupiamoci di queste cose».
E ai gay direbbe di curarsi? «Ma no, dai, siamo seri… I gay sono persone con un altro vissuto affettivo e sessuale, persone che meritano rispetto come tutti gli altri esseri umani. Se dovessi parlare a un gruppo di gay, piuttosto, direi loro di lasciar perdere i rapporti veloci e di coltivare un amore autentico.
Certo, il sesso è considerato un peccato dalla Chiesa… Però piano piano, come su altre questioni delicate, si arriverà anche a ragionare diversamente. A me il Vangelo ha insegnato a prendermi cura delle persone, di tutte le persone».
E che dice del simbolo Expo a patrocinare il convegno? «Ma quello, ormai lo mettono dappertutto. Spero solo che questa Expo si occupi davvero di nutrire chi ha fame e non solo della Borsa di New York…».
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* Don Gino Rigoldi è cappellano del carcere minorile Beccaria dal 1972. Nel 1973 ha fondato Comunità nuova, che ha avviato molti interventi sociali a Milano, in Italia e all’estero.