Benigni, il festival e l’amore omosessuale
“Ho detto Berlusconi? Non lo volevo dire, ma è una cosa che m’esce da sé”. E comunque, “è meglio nominarlo, qualche volta: a una persona che non lo ha nominato mai, non è che gli è andata troppo bene…”.
Non poteva, Roberto Benigni, ignorare l’attualità politica nel suo intervento al Festival. Ed eccolo, seppur con garbo, invocare Walter Veltroni, che in campagna elettorale definì Berlusconi sempre come “il leader dello schieramento avversario”.
Accolto da un’ovazione, Benigni ha fatto il suo ingresso sul palco dell’Ariston per un intervento preceduto dalle polemiche legate all’accordo che la Rai avrebbe stipulato per ottenere la sua partecipazione al Festival.
Si ride a lungo, poi Benigni cambia registro. E dice la sua sulle polemiche sugli omosessuali: “E’ una storia incredibile che va avanti da millenni. Gli omosessuali non sono fuori dal piano di Dio. Di peccati c’è solo la stupidità”.
Mettiamo che un eterosessuale si innamori focosamente di una persona dell’altro sesso – spiega – e a un certo punto lo prendono, lo torturano e lo uccidono perché si è innamorato. Tanti omosessuali sono stati torturati perché amavano un’altra persona, lasciate stare il sesso. E’ un’assurdità”.
L’attore giudica “assurdo” che si parli di omosessualità “con tanta rozzezza”, “sono persone che si amano, non è che per colpa loro finisce la razza, come dice qualcuno”. Nella storia dell’umanità, continua, “ci hanno fatto dei doni enormi, ed è il sentimento dell’amore che caratterizza gli omosessuali. E quando c’è l’amore tutto diventa grande. Nemmeno la fede rassicura, l’unica cosa che rassicura è l’amore”.
Poi Benigni ricorda Oscar Wilde, “messo ai lavori forzati per la sua omosessualità. In prigione ha scritto una lettera alla persona per la quale era stato condannato”. La lettera, Benigni la legge tutta. Poi lascia il teatro, ed è standing ovation.
Per sempre tuo. Una lettera d’amore di Oscar Wilde (letta da Roberto Benigni al Festival di Sanremo 2009)