Nella diocesi di Lione l’accoglienza è alla base delle esperienze pastorali con le persone LGBT
Riflessioni di padre Bruno-Marie Duffé pubblicate sul sito della diocesi cattolica di Lione (Francia) il 4 febbraio 2014, liberamente tradotte da Marco Galvagno
Riflessione preliminare: è determinante distinguere l’accoglienza di una persona che desidera parlare della propria omosessualità o pone domande sulle proprie tendenze sessuali, da quella verso le persone (una coppia di genitori, parenti, congiunti o amici) che si preoccupano per una persona cara omosessuale (figlio, fratello, amico, parente, vicino).
1) Ciò che emerge frequentemente è la difficoltà a trovare le parole giuste su una storia, un vissuto, una relazione nelle quali sono insite sia la ricerca di se stesso, quella dell’altro e degli altri.
2) In questa ricerca di ascolto, che coinvolge fortemente sia colui che chiede ascolto che colui che lo dà, intervengono e interferiscono spesso vari fattori: l’ambiente famigliare, sociale, culturale e religioso nel quale le persone interessate sono cresciute e si sono evolute e dal quale hanno dovuto staccarsi o che talvolta hanno affrontato in maniera conflittuale.
3) Molte persone si trovano in tensione tra uno stato di colpevolezza latente (cosa ho, cosa abbiamo fatto di male per essere gay o per avere un figlio omosessuale) e il desiderio di amare, cioè di avere una vita realizzata o di incoraggiare la persona cara ad essere felice, accompagnarla e proteggerla cosi com’è in un cammino di responsabilità e speranza.
4) Come nel movimento di un pendolo, le oscillazioni tra coscienza di sé e legge morale vanno e vengono. Come essere se stessi o come può l’altro essere essere se stesso quando la legge morale e la memoria collettiva mettono in risalto e discriminano la diversità?
5) La sensibilità propria delle persone omosessuali o quella dei loro cari amplifica ogni atteggiamento omofobo, sia che si tratti di una posizione accusatoria sia di una considerazione che esprime la propria paura del diverso.
6) Il rapporto delle persone omosessuali verso la tradizione biblica e la morale cristiana non è esente da ambivalenze: alcuni trovano nelle parole di Cristo la considerazione che cercano (più o meno disperatamente), altri (a volte gli stessi) soffrono a causa di pronunciamenti definitivi, o che vengono percepiti come tali, che li condannano e li escludono dalla comunità cristiana.
7) Distinguiamo in maniera più o meno esplicita tre livelli di approccio verso le persone accolte:
– il rapporto nei confronti dell’altro e di se stesso, o il tema della relazione affettiva e sessuale dell’omosessualità
– il rapporto verso gli altri o la dimensione sociale, cioè lo sguardo degli altri
– la dimensione spirituale e la sua considerazione possibile da parte della religione o delle religioni.
Percepiamo che per alcune persone omosessuali l’atteggiamento e l’ascolto contribuiscono a liberare la parola.
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Prospettive pastorali
L’essere pastore, e ancor di più l’atteggiamento pastorale, consistono nel ricevere, considerare e incoraggiare ogni persona in vista della sua crescita morale e spirituale. La pastorale si inscrive in una cura permanente dell’individuo e della comunità. Compiendo un cammino con la persona e con la comunità il pastore le considera entrambe con uno sguardo pieno di speranza.
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Testo originale: Ce qui m’apparaît dans les appels reçus de la part de personnes concernées par l’homosexualité ?