VIA CRUCIS> Sulla via della croce… con i fatti della settimana
Meditazione sulla via crucis di Giorgio Bernardelli pubblicata sul sito chicercate.net il 20 febbraio 2015
La Via Crucis è meditazione e preghiera sulla passione di Gesù ma anche cammino di conversione per ciascuno di noi e per il mondo. Per questo vogliamo viverla facendo dialogare la Sua salita al Calvario con alcune storie che la cronaca in questi giorni ci ha posto davanti.
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I STAZIONE: GESU’ SCHERNITO DAI SOLDATI NEL PRETORIO
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo». (Lc 23,20-25).
L’hanno condannato, è rimasto solo, sta per salire al patibolo: questo Gesù indifeso lo si può sfidare, deridere, percuotere senza rischiare nulla. Ma proprio la cronaca di queste ore ci dice che si può arrivare a negare ogni dignità persino a chi in carcere si toglie la vita. «Un rumeno in meno», «Speriamo che abbia sofferto» hanno scritto sulla loro bacheca su Facebook alcuni agenti della polizia penitenziaria dopo il suicidio di un detenuto nel carcere di Opera, in provincia di Milano. Certo, il gesto è stato subito condannato da tutti: sono stati annunciati provvedimenti. Eppure quello scherno forse oggi ci aiuta a guardare in un modo un po’ diverso questa pagina di Vangelo. Non è più solo la cronaca di un’atrocità lontana. E il pretorio di oggi è un ambiente familiare a tanti di noi.
Signore Gesù, in quanti pretori di oggi quella scena si ripete e quanto è facile per noi puntare il dito solo contro qualcuno. Stai vicino a quanti nelle nostre carceri italiane condividono la tua sofferenza per via di una «pena di morte nascosta» inflitta anche attraverso una condizione da troppo tempo umanamente insostenibile. E insegnaci a non dimenticare mai che anche chi ha sbagliato mantiene immutata la dignità di ogni figlio del Padre.
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Padre nostro…
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II STAZIONE: GESU’ È CARICATO DELLA CROCE
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato». (Is 53,2-4)
Pesa sulla spalle la croce che Gesù porta salendo al Calvario. E pesa sulle spalle di tanti, in Europa, il peso di questa crisi apparentemente senza fine. Proprio ieri la Caritas ha diffuso dei dati che raccontano quanto la povertà e le diseguaglianze continuino a crescere nel Continente. Alla fine del 2013 erano 122,6 milioni le persone a rischio di povertà o esclusione sociale: un quarto del totale. E restringendo lo sguardo ai sette Paesi più deboli dell’Unione (tra cui c’è anche l’Italia) si sale quasi a 1 su 3. In Romania – proprio la terra d’origine del carcerato suicida deriso – il 28% della popolazione vive in povertà assoluta. In quella Grecia di cui in queste settimane tanto si parla per la questione del debito pubblico il 20%. Anche il peso di una finanza ripiegata su se stessa oggi grava su troppe spalle.
Signore Gesù, aprici gli occhi su queste croci. Non lasciarci schiavi di quell’indifferenza che non si fa carico dei pesi degli altri. Insegnaci a trovare il coraggio di mettere davvero la vita di questi fratelli al primo posto nelle scelte politiche dei nostri Paesi. E rendici strumenti per alleviare almeno un po’ questo peso non solo a parole ma con la forza concreta della solidarietà.
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Padre nostro….
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III STAZIONE: GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo. Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti» (Sal 22, 8. 12)
Cade per terra Gesù sulla Via Dolorosa; e a quel punto ricomincia lo scherno. Questa settimana abbiamo imparato, però, che si può anche invertire l’ordine. Si può iniziare dallo scherno, finire per terra e trovare lì il proprio Calvario. È quanto accaduto ad Aldo in una discoteca di Palermo. Con quella che doveva essere una festa trasformatasi all’improvviso in un incubo per uno scherzo così pesante da farti finire per terra. E conclusasi con un calcio violento, sferrato da un minorenne omicida probabilmente senza neppure accorgersene. Non è solo una metafora cadere a terra; è anche esperienza concreta. Umiliazione estrema, dove il confine con la tragedia può diventare all’improvviso terribilmente sottile.
Signore Gesù, accogli nella tua pace questo nostro giovane fratello e dona conforto alla sua famiglia. Fa che questa sua morte diventi un’occasione in più per spenderci nella frontiera quotidiana dell’educare. Ma ti chiediamo anche dell’altro: si apprestava a diventare medico, Aldo. E allora fa che dal Cielo possa stare vicino al popolo della notte. E intercedere per chi di nuovo, per mille ragioni, finirà con la faccia per terra.
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Padre nostro…
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IV STAZIONE: GESU’ E’ AIUTATO DA SIMONE DI CIRENE A PORTARE LA CROCE
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo» (Mc 15,21)
Li sentiamo i continuazione e non ci facciamo più neppure caso. Eppure i luoghi citati nel Vangelo parlano quanto i personaggi. E allora come facciamo – nella settimana in cui abbiamo letto e detto di tutto sulla Libia – a non accorgerci che proprio da lì veniva l’unica persona che aiutò Gesù a portare la croce? Sì, è proprio da quella Cirene che viene il nome Cirenaica, la parte orientale della Libia, una delle aree in cui è smembrato oggi il Paese. Il che significa, intanto, che a Gerusalemme lui era uno straniero. Ma oggi quel riferimento geografico ci provoca ben di più: proprio da quel luogo, oggi materializzazione di così tante paure, affiora l’unico sprazzo di umanità contenuto in questo racconto evangelico. Cirene stava sul mare; dunque è molto probabile che Simone in Israele ci sia arrivato a bordo di una nave…
Signore Gesù, insegnaci a discernere le vicende della storia. Aiutaci a superare la cecità del pregiudizio per guardare al cuore dell’uomo, ovunque egli viva. Ti affidiamo questa terra, la Libia: da tanto tempo soffre, eppure di lei ci accorgiamo solo adesso. Donale la tua pace, oltre l’odio e gli interessi malvagi degli uomini. Mostrale la via dell’unità e della concordia. E insegna anche a noi a riconoscere il bene anche là dove tutto sembrerebbe tenebra.
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Padre nostro…
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V STAZIONE: MARIA SOTTO LA CROCE DI GESU’
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé». (Gv. 19,25-27)
Una madre sotto la croce di un figlio. Questa settimana non è affatto difficile associarla a un volto che le cronache ci hanno posto davanti. Il dolore della Vergine si specchia per forza in quello della mamma di Nicole, che a Catania che si è vista portare via dalla malasanità la piccola che aveva appena dato alla luce. Anche lei aveva bisogno di qualcuno con una cannula, ma sulla sua croce non ha trovato nemmeno questo conforto. E l’agonia è diventata quella di un’ambulanza in viaggio verso un ospedale assurdamente lontano.
O Vergine Maria, che davanti alla croce hai vissuto lo stesso dolore, sii vicina a questa famiglia in lacrime. O Madre che ci hai donato l’Autore della vita assisti ogni donna nel tempo del parto, ma insegna anche a noi la cura con cui fosti sollecita a metterti in viaggio per assistere la cugina Elisabetta. E nell’emozione del momento aiutaci anche a non dimenticare che questa morte a poche ore dal parto che oggi giustamente ci scandalizza in troppi Paesi del mondo è una terribile quotidianità.
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Padre nostro…
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VI STAZIONE: GESÙ MUORE IN CROCE
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: “Ecco, chiama Elia!”. Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”». (Mc. 15, 33-39)
A chi si potrà accostare mai la morte del Figlio di Dio, senza correre il rischio di apparire blasfemi? Nella morte di Gesù c’è la morte di tutti e la morte di nessuno. E allora dalle notizie della settimana ne prendiamo una piccola, quasi nascosta. La morte di un signor nessuno, uno la cui vita apparentemente non vale proprio nulla. Al punto da poterla letteralmente schiacciare. Sì in India a Thissur il signor Chandrabose, 50 anni, è morto schiacciato volontariamente contro un muro da un Suv guidato dal padrone della casa, il magnate Mohammed Nisham. Chandrabose era il custode della sua villa; e la sua colpa è stata quella di aver aperto il cancello troppo lentamente.
Signore Gesù, nella tua morte vediamo quella di tutti gli indifesi della Terra. Quelli che non fanno nemmeno notizia. Quelli per i quali nessuno si domanderebbe mai se verrà Elia a strapparli dalla loro croce. Perché noi ormai quella loro croce la consideriamo come qualcosa di naturale. Nella tua morte anche la loro Passione trova un senso. Diventa rivelazione della verità di un mondo in cui ogni uomo è figlio di Dio. Perdonaci per la nostra indifferenza e sii clemente verso di noi.
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Padre nostro…
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VII STAZIONE: GESU’ E’ DEPOSTO NEL SEPOLCRO
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Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo
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«Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino vi era un sepolcro nuovo, in cui nessuno era stato ancora deposto. Là deposero Gesù» (Gv 19,41-42)
Di solito nella Via Crucis l’ultima stazione è quella che apre alla speranza. Perché quel corpo ormai morto, deposto nel sepolcro, si appresta a diventare il seme di una vita nuova. Ma la cronaca di questi tempi difficili non lascia in pace nemmeno le tombe. Così in questa settimana abbiamo dovuto registrare ancora una volta l’obbrobrio della devastazione dei cimiteri ebraici in Francia. L’odio antisemita nei confronti dei nostri fratelli nella Promessa. E allora, proprio mentre ripercorriamo la Passione che così tante volte – a causa della durezza del cuore – ci ha diviso, non possiamo non sentire nostre anche quelle tombe devastate.
O Padre, Creatore del mondo e Signore della storia, proteggi i figli del popolo che hai scelto nel tuo disegno di salvezza. E aiutaci a vedere che anche nell’ora della prova il Tuo braccio che libera è vicino a quanti lo invocano.
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Padre nostro…
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Per i meriti della Sua Passione e Croce, il Signore ci benedica e ci custodisca. Amen