Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia (Salmo 136)
Riflessioni bibliche di don Marco Gasparini*
Il testo, tra i più noti del Libro dei Salmi, è una drammatica lamentazione degli ebrei esuli lungo i fiumi di Babilonia dopo la distruzione di Gerusalemme del 586 a.C. e canta il desiderio di ritornarvi. La sua carica di disperazione e di speranza, l’asciutta forza delle immagini, la folgorante intensità dello sdegno e della malinconia sono intraducibili in un commento. Ma lo sappiamo bene tutti, quando si è lontani da casa – costretti dallo studio o dal lavoro – non si vede l’ora di tornare: perché la casa rappresenta gli affetti, la quotidianità, la dimensione di noi che ci appartiene. Insomma: fuori da casa ci sentiamo spaesati, persi. Sion, dimora di Dio, è cantata nel ricordo, nel desiderio, nella speranza di poterci ritornare. La Quaresima, donandoci questo Salmo prezioso, ci invita a tenere Dio tra le cose più care, quasi come la casa a cui ritornare nei momenti più bui e difficili. Il ricordo – re cor dare, in latino: ridare al cuore – delle sue parole e dei suoi insegnamenti rimane la più alta forma di preghiera per sentirci uniti a lui. Al sicuro da tutto e da tutti.
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Salmo 136
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
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* Don Marco Gasparini, prete diocesano, svolge il suo ministero nella diocesi di Vicenza