Le coppie dello stesso sesso verso la benedizione?
Articolo di Pierre Pistoletti pubblicato su Cath, portale cattolico svizzero, il 16 marzo 2015, traduzione di finesettimana.org
Il prossimo sinodo sulla famiglia potrebbe aprire la strada ad una possibile benedizione delle coppie omosessuali da parte della Chiesa cattolica. Per il momento, la sua concezione si presenta nella forma di un’accoglienza incompiuta: accetta le persone omosessuali, ma rifiuta la loro sessualità. Una situazione che potrebbe cambiare. Le persone che presentano tendenze omosessuali “devono essere accolte con rispetto, compassione e delicatezza”, afferma il Catechismo della Chiesa cattolica (1992), precisando che gli atti omosessuali sono “gravi depravazioni” e “intrinsecamente disordinati” (n° 2357 e 2358). “In definitiva, questo significa dire agli omosessuali ‘vi vogliamo bene, ma quello che fate è un peccato’”, spiega il canonico Nicolas Betticher, teologo e canonista. Per alcuni, questo approccio merita di essere migliorato se si vuole evitare una sorta di schizofrenia identitaria nelle persone coinvolte, divise tra un’accoglienza effettiva della Chiesa a cui aspirano legittimamente e la condanna degli atti che derivano dal loro orientamento sessuale.
Il matrimonio non cambierà
La “soluzione” non deve essere ricercata nel senso di una rivoluzione della concezione cattolica del matrimonio. “Impossibile”, secondo padre Benoît-Dominique de la Soujeole, professore di teologia dogmatica all’Università di Friborgo. “Il matrimonio è l’unione di un uomo e di una donna fondata come immagine dell’unione di Cristo e della Chiesa”. L’alterità sessuale ne resterà la condizione sine qua non, poiché, nell’intenzione di Dio, l’unione degli spiriti e dei corpi mira a “partecipare al suo disegno creatore, chiamando nuovi esseri alla vita”. “Da un punto di vista dogmatico, l’omosessualità resta un comportamento diverso da quello che risulta da questa intenzione divina”, secondo il padre domenicano.
Allora, che cosa proporre alle coppie il cui orientamento sessuale differisce da questo modello? “O si dice loro: ‘quello che vivete non è niente’, il che sarebbe crudele e irrispettoso, o si accetta di riconoscere che queste persone sono anch’esse alla ricerca di una pienezza umana, anche se non partono da dove si vorrebbe”, afferma Thierry Collaud, professore di teologia morale all’università di Friborgo. “Stigmatizzando la loro condizione, si impedisce ogni evoluzione. Per loro tutto sarà bloccato”.
Un punto di vista inaccettabile per lo studioso di etica che è a favore di una morale di crescita, in cui l’umano si inserisce in un dinamismo costante. “La comunità cristiana dovrebbe accompagnare il loro cammino, riconoscendo che Dio è presente accanto a loro”.
Un amore autentico
In questo senso, secondo Nicolas Betticher, la Chiesa potrebbe dire alle coppie dello stesso sesso: “Riconosciamo che avete una maniera diversa di vivere l’amore, ma non possiamo dare giudizi sulla qualità di questo amore. È la vostra vierità che riconosciamo come qualcosa che si realizza in bene”. La riflessione si allontanerebbe così dalla sessualità per interrogare la relazione: l’amore di due persone dello stesso sesso potrebbe essere paragonabile a quello che cementa una coppia eterosessuale?
Per Joël Pralong, prete della diocesi di Sion, è così senza alcun dubbio. Autore del libro “Mais qui a dit che Dieu n’aimait pas les homos?” (Ma chi ha detto che Dio non ama i gay?) in cui parla della sua esperienza pastorale, sostiene che l’ideale dell’amore – come lo concepisce la Chiesa – esiste anche in certe coppie omosessuali. “Un amore oblativo, capace di costruire un progetto comune nel dono di sé e nella durata, lega persone dello stesso sesso”.
Un riconoscimento impossibile
In quest’ottica, secondo Nicolas Betticher, un riconoscimento potrebbe essere immaginabile, tenendo presenti alcune precisazioni. “La parola ‘benedizione’ non è forse il termine giusto, anche se si vogliono benedire le persone individualmente e non la coppia stessa. Non si tratterebbe di un riconoscimento sacramentale, ma piuttosto dell’accoglienza di una coppia che vuole dire bene a Dio del proprio amore, dell’amore che vive in profondità. La Chiesa accompagnerebbe questo amore e pregherebbe per questa coppia, per la sua fedeltà, per i diritti e i doveri derivanti dalla decisione di vivere insieme sotto lo sguardo di Dio”. Il futuro di quello che per ora è soltanto una prospettiva ipotetica dipenderà in gran parte dal sinodo sulla famiglia, di cui si terrà nell’ottobre prossimo la seconda tappa. “Ci si aspetta una risposta pastorale chiara che non metta in discussione la teologia matrimoniale, ma che dia risposte evangeliche alle coppie dello stesso sesso e soprattutto che aiutino i soggetti della pastorale ad unificare la loro pratica nei confronti di queste persone”, spiega il canonista.
In piedi davanti a Dio
Nella Chiesa cattolica, il processo si annuncia ben più complicato che nelle Chiese riformate dei vari cantoni – la maggioranza delle quali ha accettato di benedire le coppie dello stesso sesso. La problematica, specifica soprattutto del mondo occidentale, rischia di creare un certo turbamento nel miliardo e duecento milioni di cattolici.
“Bisognerebbe mettersi d’accordo su dei principi generali, il cui denominatore comune potrebbe essere la libertà di coscienza illuminata della persona davanti a Dio, cioè accompagnata dalla comunità ecclesiale e dai suoi pastori”, spiega Nicolas Betticher. “Cristo ci chiede di cercare una coerenza”, conclude, “una coerenza nella quale si inserisce papa Francesco quando chiede: “Chi sono io per giudicare un omosessuale?”. In questo modo, pone semplicemente l’uomo in piedi davanti a Dio”.
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Testo originale: Couples du même sexe: vers une bénédiction?