Inchiesta sulla confessione: “Padre sono lesbica, amo una donna”
Articolo di Laura Alari pubblicato su La Nazione il 9 marzo 2015, pag.9
Continua il nostro viaggio nei confessionali. Questa volta ci siamo calati nei panni di chi è legato a persone dello stesso sesso e chiede di potersi accostare ai sacramenti, cercando conferme alla recente apertura di Papa Francesco.
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Buongiorno padre Geoffrey, lei che è nato in un paese divorato dall’odio forse riesce a capirmi meglio…
“Proviamoci, cosa ti succede?”.
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Succede che da un po’ di tempo a questa parte mi fanno sentire tremendamente in colpa, emarginata, umiliata solo perché mi sono innamorata.
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“Chi ti fa sentire così in colpa?”
La mia famiglia, la maggior parte degli amici delle persone che frequento per lavoro.
“Perché di chi ti sei innamorata?”.
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Di una donna padre, questo è il problema. L’ho conosciuta a un convegno, è stato un colpo di fulmine ma da allora non riesco a vivere questa storia in completa serenità. E dove mi conoscono non posso nemmeno andare in chiesa per cercare conforto, mi guardano tutti come se fossimo due appestate. Devo sentirmi in colpa perché vado in chiesa?
“No, non c’entra andare o non andare in chiesa”.
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Se prendo la comunione? Faccio anche quello ogni tanto, in un posto dove nessuno sa chi sono.
“Anche la comunione non è un problema, dipende da come stanno le cose”.
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Come stanno gliel’ho detto padre, le sembra giusto essere considerati peccatori solo perché si vuole bene?
“In realtà non è così, non si fa peccato a voler bene. Se tu provi un sentimento per qualcuno è sempre una cosa positiva e bellissima”.
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Non dovrebbe contare solo quello?
“Per la tua famiglia per gli amici, i colleghi, insomma le persone che davvero ti sono vicine e ti amano dovrebbe essere così. Per la chiesa è diverso”.
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Purtroppo.
“Per la Chiesa va tutto bene per il sentimento in sé, se lo vivi e ti limiti a provare qualcosa puoi stare tranquilla perché amare qualcuno non è peccato. E vale per qualunque persona, non importa se uomo o donna. Il peccato si fa compiendo l’atto sessuale fuori dal matrimonio, anche in questo caso non conta se con un uomo o con una donna. È l’atto che la chiesa non ammette fuori dall’unione regolare”.
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E siccome l’unione regolare è prevista solo fra uomo e donna vuol dire che sto facendo un peccato ancora peggiore, vero?
“Un peccato basta, se il tuo rapporto con lei anche fisico”.
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Vorremmo anche un figlio.
“Ma tu sei sicura di cosa stai facendo?”.
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Io si, magari ogni tanto mi prende lo sconforto per quello che abbiamo intorno però sono sicura.
“Ne hai mai parlato con uno psicologo?.
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Perché secondo lei sono malata?
“No, magari c’è un po’ di confusione nel tuo cuore, nella tua testa. In famiglia hai mai provato ad aprirti, affrontando l’argomento con sincerità?”.
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Non posso farlo, è una famiglia tradizionalista con regole molto rigide.
“Però c’è sempre Signore, non perdere mai il contatto con lui perché è l’unico che può aiutarti a trovare la pace”.
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Invece a volte sono così stanca arrabbiata per come mi fanno sentire, che ce l’ho anche con lui.
“E fai male, non devi mai allontanarti da Dio. Quando ci allontaniamo facciamo del male a noi stessi, perdiamo l’unica possibilità di ritrovare serenità. Solo il Signore può placare la tua angoscia e darti la forza di andare avanti, ricordalo sempre anche nei momenti che ti sembrano più bui. Comunque cerca di riflettere, prova ad abbattere almeno il muro che c’è in famiglia, loro potrebbero aiutarti a fare chiarezza dentro di te. È ora penitenza”.
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Cosa devo fare padre?
“Un atto di dolore è un Padre Nostro, poi la benedizione perché Dio ti accompagni in questo tuo cammino molto difficile”.