I Superiori degli ordini religiosi tedeschi ai vescovi: “aprite a gay e divorziati”
Articolo di Ludovica Eugenio pubblicato su Adista Notizie n. 12 del 28 Marzo 2015, pag.12
Una maggiore misericordia nei confronti dei divorziati risposati e dei progetti di vita che hanno subìto un fallimento: lo chiede alla Chiesa, nella prospettiva del prossimo Sinodo ordinario sulla famiglia, in programma per il prossimo ottobre, la Conferenza dei superiori (maschili e femminili) delle congregazioni religiose tedesche (Dok, 430 aderenti in rappresentanza di circa 23mila religiosi e religiose), in una dichiarazione diffusa il 16 marzo scorso a Bonn. Il documento, elaborato dall’organismo in seguito all’invito della Conferenza episcopale tedesca ad esprimere la propria opinione in merito alle questioni più complesse che verranno dibattute al Sinodo, afferma, in sostanza, che ai cattolici che hanno contratto un secondo matrimonio civile dopo il divorzio dovrebbe essere consentito l’accesso ai sacramenti, a certe condizioni.
In generale, affermano i superiori religiosi, nelle questioni che riguardano la sessualità, la convivenza e il matrimonio, da troppo tempo all’ordine del giorno della Chiesa, si registra un “gap” tra dottrina della Chiesa e vita dei credenti. I cattolici dovrebbero essere maggiormente ascoltati, e la loro coscienza tenuta maggiormente in considerazione: «I credenti che rappresentano il fulcro della comunità chiedono esplicitamente ai responsabili della Chiesa di dare loro maggiore fiducia», si legge nel documento, spiegando che essi «desiderano in sostanza un sostegno alla formazione della coscienza e un aiuto nel processo decisionale». Allo stesso tempo, però, criticano «il fatto che alcuni pastori cerchino di esercitare un’influenza decisiva nella loro decisioni prese in coscienza».
Ciò che deve cambiare, aggiungono i religiosi, è anche il modo di considerare la sessualità: «La maggioranza dei fedeli non condivide più l’idea che ogni singolo atto sessuale debba essere orientato alla procreazione». Occorre «aiutare i giovani a formare la loro sessualità, a imparare le modalità di espressione dell’amore e a trovare le diverse forme e i diversi livelli di tenerezza».
I superiori religiosi affrontano anche il tema dell’omosessualità: «I cristiani che si dichiarano omosessuali – si legge nel documento – si rivolgono ad un progetto di vita di coppia fondato sull’impegno duraturo e sulla fedeltà. La maggioranza di essi non può accettare di vivere in coppia vivendo una costante continenza sessuale».
In una prospettiva futura, le congregazioni religiose rappresentate dalla Dok sottolineano la necessità di offrire ai cattolici centri di consulenza per la famiglia e i giovani, offrendo al contempo la disponibilità del proprio appoggio.