Dio benedice le coppie omosessuali stabili, fedeli e che si amano
Riflessioni del pastore Marc Pernot* pubblicate sul sito Réforme (Francia) il 19 settembre 2012, liberamente tradotto da Dino
Un’antropologia che si basi unicamente su una lettura del racconto della Genesi è crudele e falsa. La diversità sessuale può essere compresa come l’esempio delle mille diversità tra gli esseri umani. Nella Chiesa riformata, e in una parrocchia come l’Oratoire du Louvre a Parigi, si discute su questo tema e dunque in questa sede io non faccio altro che esprimere la mia opinione personale. Opinione che del resto può evolversi ulteriormente. Personalmente non sono un militante della causa omosessuale e non mi sentivo particolarmente coinvolto da questa problematica prima di diventare pastore.
La questione mi si presenta in modo molto semplice. Tra i fedeli esistono coppie omosessuali, nella stessa percentuale che nel resto della popolazione francese. Ho dunque incontrato, ascoltato e accompagnato decine di coppie e di famiglie omosessuali nelle parrocchie alle quali sono stato assegnato. Chi ho incontrato? Persone per niente somiglianti alla gente stravagante del Gay Pride, ma persone che vivono la loro fede, persone che cercano l’anima gemella o che vivono in coppia, che a volte hanno realizzato una famiglia. Persone che sperano di costruire una vera coppia e una famiglia con l’aiuto di Dio, che partecipano alle funzioni religiose e che danno una mano in parrocchia. Ho ascoltato persone che in generale mi dicono che non hanno scelto loro di essere omosessuali, e lo affermano con l’esperienza della loro attrazione sessuale ma anche della loro riflessione, della loro fede, la loro preghiera, la loro speranza. Ho ascoltato persone spesso ferite dalle ingiurie degli altri, ferite dalla Repubblica e un poco anche dalle nostre Chiese.
Questi incontri mi hanno portato ad evolvermi. Come per ogni protestante di buona volontà, questa evoluzione si è realizzata in un dialogo con le Scritture, attraverso lo studio e la preghiera.
Punto di vista della morale biblica
Si possono fare dei danni enormi con una rigida applicazione dei precetti morali della Bibbia, mentre di solito essi sono emozionanti quando vengono presi come un’interrogazione. Il rischio è minimo con le parole di Gesù perché esse non sono mai dell’ordine della morale semplicistica. Nelle parole di Gesù non trovo nessuna condanna né una messa in guardia nei confronti dell’omosessualità, ma un richiamo a vivere della grazia e della fedeltà di Dio, facendo in modo di essere noi stessi pieni di altruismo e di fedeltà nei nostri legami, e questo è valido per ogni persona, qualunque sia il colore della sua pelle, il suo sesso o il suo orientamento sessuale. Si può dunque concludere che non c’è niente di cruciale nella questione dell’omosessualità, altrimenti Gesù ne avrebbe parlato.
I precetti morali trovati nella Torah e nelle lettere di Paolo spesso sono più legati al preciso contesto dell’epoca e la loro applicazione risulta più problematica. Se presi alla lettera potrebbero addirittura sostenere orrori come la schiavitù, la lapidazione dei figli irrispettosi, l’obbedienza anche alle autorità più tiranniche e razziste, il divieto per le donne di predicare in una chiesa, nonostante la missione affidata da Cristo a Maria Maddalena di annunciare la risurrezione ai suoi fratelli… Dopo un attento esame, mi sembra che le condanne dell’omosessualità che troviamo nella Bibbia non possano venir indirizzate agli omosessuali per trattarli da peccatori. Invece quando questi versetti vengono letti in senso spirituale, ci interrogano sulla nostra fedeltà, invitandoci a non credere di essere Dio.
Antropologia biblica
Questo aspetto mi è sembrato potesse offrire maggiori spunti per una riflessione teologica sulla coppia in generale e dunque in particolare su questo progetto di matrimonio omosessuale. Analizziamo per esempio: <<Dio creò l’uomo a sua immagine, li creò uomo e donna. Dio li benedì e disse loro: “Siate fecondi, moltiplicatevi, riempite la terra e dominatela”>> (Gen 1,27-28). Partendo da questo testo è possibile costruire diverse concezioni dell’essere umano. E anche qui il mio punto di vista non è soltanto biblico, ma è biblico e pastorale. Non riesco a calcolare il numero di persone che ho incontrato che sono state ferite, addirittura distrutte da un’antropologia che si limita ad un’interpretazione letterale di questo testo. Certo, una coppia formata da un uomo e da una donna che hanno dei figli e li allevano in un grande giardino realizzato da un esperto in arte paesaggistica è un bel progetto benedetto da Dio. Ma se si interpreta questo passaggio biblico affermando che il piano di Dio si limita a questo modello, tutti coloro che sono soli o sono sterili… rischiano di sentirsi dei falliti o di pensare di essere stati dimenticati da Dio. Altre persone rischiano di inventarsi una vocazione a fare figli, con pesanti danni dal punto di vista umano, quando un diverso percorso sarebbe stato per loro decisamente migliore. Questa concezione dell’antropologia biblica talvolta è stata rinfacciata, più o meno sottilmente, al nostro prossimo omosessuale, facendo di lui un anormale e un peccatore.
Questa antropologia a mio parere è crudele e falsa. Il Vangelo non ci dice se Gesù fosse sposato o no, se avesse dei figli o no. Il fatto è che questi aspetti per noi non hanno nessuna importanza, appartengono solo a lui in quanto individuo. Ma Gesù non è soltanto un individuo, è anche l’Uomo con la U maiuscola, che dà inizio ad un’antropologia cristiana. L’uomo che Dio si aspetta, l’essere umano “normale”, è lui. Questa considerazione dà un orientamento alla lettura del versetto della creazione dell’uomo nella Genesi. La fecondità di cui si parla non è soltanto biologica. Questo ci invita ad una comprensione dell’essere umano “creato uomo e donna” che non sia limitata alla biologia. I caratteri sessuali sono la differenza più visibile tra gli esseri umani. La diversità sessuale può essere qui compresa come l’esempio tipico delle mille differenze che esistono tra gli esseri umani, esempio che fa capire che questa diversità è voluta e benedetta da Dio, e che quindi è complementare e feconda. E’ ciò che afferma l’apostolo Paolo quando ci presenta l’umanità come un corpo (1 Co 12), non è questione di organi genitali fatti in un modo o in un altro in questa unione dell’umanità in un corpo costituito da membra diverse, ma di misericordia e di fede. Esistono quindi diversi stati “normali” nel corpo di Cristo. La tendenza eterosessuale è più diffusa di quella omosessuale, ma questo non le dà il diritto di disprezzare l’altra. Al contrario, secondo il Vangelo quelli che sono numericamente più forti sarebbero chiamati a sostenere le minoranze.
E se questo testo ci esorta a “dominare la terra” non è per invitarci ad utilizzare i bulldozers ma perché in noi e nelle nostre società lo Spirito sia dominante sulle nostre altre dimensioni umane. E’ una questione di fede, un’apertura alla benedizione di Dio affinchè i nostri legami siano stabili e fedeli, e favoriscano lo svilupparsi dell’altro e della sua singolarità, cercando di amare Dio e il prossimo come Cristo ci ha amati. Penso sinceramente che Dio benedica tali coppie senza fare distinzioni.
* Marc Pernot è pastore evangelico della Chiesa Riformata di Francia (ERF) a l’Oratorio del Louvre di Parigi.
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Testo originale: Dieu bénit les couples homosexuels stables, fidèles et aimants