Sareste disposti a concedere un’intervista voi di Gionata?
Intervista dei redattori di un’associazione LGBT ad alcuni volontari del Progetto Gionata
“Ciao sareste disposti a concedere un intervista voi di Gionata?”. Sono passati diversi mesi da quella richiesta fattaci da un redattore del sito di una nota associazione politica LGBT. Peccato che le risposte che abbiamo dato alle loro tante domande, assai dirette in verità, non siano state mai pubblicate da loro. Siete curiosi di sapere cosa ci hanno chiesto e cosa gli abbiamo risposto. Allora leggete pure.
.Gionata… che visse nella balena? Perché?
In realtà nella balena ci finì Giona perché, a costo di morire, si rifiutava di fare quello che sarebbe stato il bene di un intero popolo. Invece Gionata, figlio del re d’Israele, è protagonista dell’intensa e controversa amicizia con Davide, il pastore prescelto da Dio per diventare re al posto di suo padre. Un’amicizia che sovverte tutte le regole sociali del tempo, così intensa da essere l’esaltazione per antonomasia dell’affetto tra due uomini (che sia amicizia, amore disinteressato, attrazione erotica,…), tanto che questi passi biblici ancora oggi sono fonte d’imbarazzo per molti benpensanti.
Essere gay e cristiani è più facile che essere gay e musulmani, no?
Il problema, in questo caso, non è solo la religione di appartenenza, ma soprattutto la società in cui si vive. Se pensiamo che durante il nostro Medioevo, momento in cui la società araba del Medio Oriente ha vissuto il suo momento di massimo splendore, sono vissuti poeti e scrittori mussulmani che ci hanno lasciato poesie bellissime su teneri amori omosessuali; proprio lì, in Iran o in Iraq, dove oggi l’integralismo ha reso normale uccidere o perseguitare le persone omosessuali.
Analogamente succede oggi anche in Africa, dove molti stati cristiani stanno varando leggi contro l’omosessualità, mentre in Occidente le stesse confessioni cristiane (anglicani, episcopaliani, luterani) uniscono o benedicono le coppie gay senza troppi problemi. Eppure adorano lo stesso Dio, leggono la stessa Bibbia: culture e società diverse fanno prendere ai credenti strade opposte.
Nel vostro sito web ci sono numerose testimonianze, e molte sono tradotte da altre lingue. Insomma: siete una rete con ambizioni internazionali o semplicemente guardate anche fuori dall’Italia?
Il Progetto Gionata vuol semplicemente raccontare cosa accade oggi, nelle chiese e nella società, sul tema fede e omosessualità, sia in Italia che nel resto del mondo. E di cose ne stanno cambiando, anche nella Chiesa Cattolica! Si va dal cammino dei tanti gruppi di cristiani omosessuali ospitati pubblicamente in Italia in alcune parrocchie di Palermo, di Bisceglie, di Firenze, Bologna, Catania, Trieste, Milano e Padova; per non parlare della pastorale inclusiva per le persone omosessuali portata avanti da alcune diocesi cattoliche francesi, tedesche, inglesi o americane. Un’apertura e un’accoglienza inclusiva contro cui si stanno scagliando, in maniera molto forte, vari gruppi cattolici integralisti. Come sempre la realtà è più variegata di quando normalmente si pensa.
Quanti attivisti più o meno attivi (collaboratori ma anche lettori) conta il Progetto?
Il Progetto Gionata è nato nel 2007 ed il suo portale riceve mensilmente circa 10.000/13.000 visite (fonte Google Analytics), ed è realizzato esclusivamente da volontari e volontarie di tutt’Italia. C’è chi traduce articoli, chi cerca testi e testimonianze, chi raccoglie notizie e segnala eventi. Siamo circa una trentina di volontari; ci sono molte donne, ed anche qualche eterosessuale; sono tutti provenienti da cammini ed esperienze diverse, ma uniti dalla volontà di superare “ogni ingiusta discriminazione” delle persone omosessuali e transgender nelle chiese.
Siete convinti che essere cristiani non significhi doversi vergognare della propria sessualità. Senza eccezioni?
Vergognarsi di sé, il non accettarsi, sono situazioni che tutte le persone gay, lesbiche e transgender hanno provato nel loro vita, tanto più se sono credenti. Il cammino personale per superarle è lungo e ha bisogno di persone che sappiano ascoltarci e aiutarci per imparare ad essere noi stessi. Il Progetto Gionata vuol essere un alleato per chi vuol conciliare la propria omosessualità con la propria fede, proponendo testimonianze positive di chi ha imparato ad accogliere e ad accogliersi, prima che a giudicare, o a giudicarsi.
Di fatto, leggete il Nuovo Testamento interpretandolo…
In verità ci limitiamo a far conoscere cosa dicono i biblisti contemporanei sui pochissimi passi biblici in cui si parla di atti sessuali tra persone dello stesso sesso. Anche perché, lo ripetiamo ancora una volta, nella Bibbia non si parla mai di omosessualità, così come noi la intendiamo oggi; se ne parla solo in un contesto di biasimo della sessualità libera nei culti pagani, oppure nel condannare la violenza sessuale che un uomo poteva fare ad un altro uomo, per umiliarlo, perché schiavo o perché nemico sconfitto. L’amore reciproco e consenziente tra persone dello stesso sesso non esisteva come concetto.
Che cosa ne pensate di quei cristiani che sostengono le terapie riparative?
Al povero Dio, nel corso dei secoli, han fatto dire di tutto e di più. Nel suo nome si son fatte crociate, si son bruciati eretici, si è giustificata la schiavitù e finanche la persecuzione degli ebrei. Perciò non stupisce che ci siano cristiani che, in nome di Dio, dichiarino di voler far “guarire le persone omosessuali”, come se parlassero dell’influenza. Su Gionata.org ci siamo occupati spesso dei meccanismi psicologici e dei ricatti umani e religiosi che spingono le persone a sottoporsi a questi percorsi d’inutile sofferenza. Purtroppo non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire: talvolta le persone fuggono così tanto da se stesse che non riescono più ad ascoltare parole di libertà e accettazione.
Avete partecipato al family day e al convegno sulla famiglia? Perché?
Evidentemente no. Non è certo affrontando il tema della “crisi” della famiglia in maniera ideologica o esaltando un solo modello di famiglia che si dà delle risposte “serie” alle tante forme di famiglia, etero o omosessuale, che esistono oggi.
Registro delle unioni civili a Roma. D’accordo?
Male non fa, ma purtroppo non risolve il problema della mancanza totale di diritti che le coppie omosessuali hanno, sposate all’estero e non. Purtroppo in Italia siamo ancora all’anno zero sul tema e la Chiesa Cattolica e il pavido ceto politico italiano ne hanno una grande colpa.
Qual è la vostra posizione sul matrimonio e sulle adozioni alle coppie omosessuali?
Tutti i credenti sono immersi nel mondo; pertanto le posizioni sul matrimonio, anche in Italia, sono assai diverse. Così ci sono chiese che sposano le coppie omosessuali (i vetero-cattolici e gli episcopaliani), altre che benedicono le coppie omosessuali (valdesi, metodisti, luterani) oppure altre, come nel caso della Chiesa Cattolica, che affermano che il matrimonio è solo tra uomo e donna. Tuttavia, durante l’ultimo Sinodo è stato ribadito che il battesimo cattolico non può essere negato ai figli di coppie gay o lesbiche, creando così dei paradossi mica male. Ma le cose cambiano anche nelle chiese e noi del Progetto Gionata questi cambiamenti vogliamo raccontarli e incoraggiarli, certi che “non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti noi siamo uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28).
Siete stati mai coinvolti dalle associazioni LGBT nazionali per progetti sul rapporto tra fede e omosessualità?
Diciamo che a livello nazionale non c’è stata molta attenzione da parte delle associazioni nazionali LGBT al tema “fede e omosessualità”, se non il solito muro contro muro con la Chiesa cattolica. Eppure a livello locale, quando un dialogo sul tema è iniziato tra le varie comunità cristiane e le associazioni LGBT, si sono visti dei buoni risultati in termini di conoscenza e di superamento dello scontro ideologico. Forse bisognerebbe ripartire proprio da lì.