Vegliamo. Oggi, le persone queer insegnano alla Chiesa a lodare Dio da tutti i margini in cui sono state rinchiuse
Riflessioni della pastora Letizia Tomassone pubblicate sul mensile Confronti del maggio 2015, pag.23
… Oggi come sempre le Chiese sono poste di fronte a questa sfida: accettare la vita reale delle persone. Quelle persone che cercano anche di fronte a Dio di riconoscere lo statuto della propria identità. L’altra opzione che è possibile per le Chiese è quella di cercare di imporre ancora una volta l’ideologia coloniale dell’eterosessualità obbligatoria. Ma la vita delle persone prevale e chiede di essere riconosciuta nella sua fluidità.
Non è un caso che quest’anno il versetto biblico scelto per le veglie di preghiera contro l’omofobia sia tratto dal Salmo 139, 14: «Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo». Un versetto che parla dell’accettazione di sé come opera di Dio, qualunque sia la posizione di identità, genere, orientamento o corpo biologico in cui ci si trova. Oggi, le persone queer insegnano alla Chiesa a lodare Dio da tutte le posizioni, da tutti i margini, da tutti i nascondigli in cui la Chiesa ha costretto le persone a rinchiudersi, e che vengono invece aperti dalla grazia di Dio che accompagna ognuno/a nel proprio transito, nel cammino e nella fluidità dell’esistenza, rompendo le imposizioni del potere sui soggetti soggiogati e ridando voce ai senza parola, anche attraverso l’affermazione di sé con la manipolazione del proprio corpo”.