Vi affido a Dio, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità (At 20,28-38)
Meditazioni bibliche di Lawrence Sudbuy*
“E ora vi affido a Dio [e alla parola della sua grazia,] che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati.” (Atti 20:32)
Il “testamento di Saulo” del capitolo 20 è uno dei passaggi più densi degli Atti, una sorta di “summa” della visione paolina della nascente Chiesa cristiana. In questo quadro, il versetto 32 appare essere, in pratica, un inno alla potenza salvifica divina. Chiaramente l’idea, avanzata da alcuni, che il termine “parola” sia da intendere nello stesso senso del “logos” giovanneo è da rigettare, sia per il dubbio, presente in molti commentatori, che sia spurio sia perché, anche in caso non lo fosse, più probabilmente potrebbe apparire come una fase di sviluppo del pensiero teologico innestata da Giacomo 1:21 e solo successivamente portata a compimento in Giovanni. Più interessante appare soffermarsi sul termine “edificare”, tipicamente paolino (Ef. 2: 20-21; Ef. 4:12; Ef. 4:16; Ef. 4:29; Col. 2: 7) che rimanda ad una idea profonda di costruzione continua (“εποικοδομεσαι”) verso l’alto, di elevazione infinita dello spirito, a indicare l’azione santificante della Grazia sul singolo. Il fine di tale elevazione viene indicato dal termine successivo, “eredità”, che è un chiaro riferimento (come in Ef. 1:18 o Ef. 5:5) alla Terra Promessa: il premio dei servitori di Dio (nessuno escluso) nella Canaan celeste è paragonabile a quello del popolo eletto nella Canaan terrena, a patto che essi siano “santificati”, cioè “αγιοι”, “interamente dedicati al Signore”. Ecco, dunque, il senso dell’intero versetto: vivere pienamente e completamente la nostra fede è la chiave di accesso per la nuova “terra promessa” e se il compito ci appare troppo arduo, non dobbiamo temere: la Grazia di Dio è attiva in noi e continua, incessantemente, a spingerci verso l’elevazione delle nostre vite.
Dagli Atti degli Apostoli (At 20,28-38)
In quei giorni, Paolo diceva agli anziani della Chiesa di Èfeso: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio.
Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi.
E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati.
Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”».
Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
* Il rev. Lawrence Sudbury, dopo aver ottenuto un master in Studi Biblici e due dottorati in Studi Religiosi e Storia della Chiesa e aver fatto parte della Chiesa Remostrante, entra nella Comunione Unitaria Italiana (nel cui Seminario Valdes ottiene un master di II livello in Studi Pastorali Unitariani), e vi esercita il pastorato per alcuni anni. Dal 2014, in disaccordo con la progressiva de-cristianizzazione dell’Unitarianesimo Universalista, lascia la CUI e, incardinato nella Unitarian Christian Emerging Church, si dedica alla predicazione del ritorno dell’Unitarianesimo al suo alveo naturale cristiano. Vive e lavora a Milano ed è autore di numerosi libri di storia della Chiesa, storia dell’Unitarianesimo e teologia cristiano-unitariana