In Iran rischia la morte perchè gay. La Francia vuole rimpatriarlo perchè clandestino
Comunicato stampa del Gruppo EveryOne del 23 giugno 2009
Vahid Kiani Motlagh, omosessuale iraniano di 32 anni, è stato arrestato in Francia il 25 maggio 2009 e condotto nel centro di detenzione dell’aeroporto Saint-Exupery di Lione, dal quale rischia un’imminente deportazione verso l’Iran (ndr l’omosessualità in Iran è punita con il carcere e la morte).
Vahid, che stava recandosi con il compagno francese in Belgio per contrarre matrimonio, ha soggiornato in Italia per circa un anno senza documenti.
Il 29 maggio il giudice Peuvrel del tribunale amministrativo lionense ha rigettato la richiesta di scarcerazione; nello stesso giorno, Vahid, in quanto rifugiato e perseguitato, ha depositato una richiesta di protezione umanitaria e asilo.
L’Iran prevede infatti il carcere, la tortura e la forca per gli omosessuali, che vengono arrestati dalle autorità con l’accusa di “lavat” (sodomia), senza una reale possibilità di difesa, in base alla legge islamica.
Secondo le prime indiscrezioni, Vahid potrebbe essere espulso nei prossimi giorni dalla Francia e deportato in Iran, in violazione della Convenzione di Ginevra, delle direttive stabilite dal Consiglio europeo di Tampere nel 1999, della Direttiva europea n. 83 del 29 aprile del 2004, documenti che stabiliscono il diritto inalienabile di un essere umano a ricevere protezione o asilo e a non essere mai deportato nel Paese di origine o in altro Paese in cui esista il rischio di violazioni dei suoi diritti fondamentali.
Il Gruppo EveryOne – insieme alla Fondazione Luciano Massimo Consoli, che ha dato l’allarme – ha inviato una richiesta al Presidente Sarkozy nonché ai membri del governo e del parlamento francese affinché sia interrotta immediatamente la procedura di deportazione di Vahid e lo si rilasci, consentendogli di attendere in serenità il responso sulla sua richiesta di asilo.
“Abbiamo inoltre interpellato l’Ambasciatore francese in Italia, Jean-Marc de la Sablière, perché interceda presso il Ministro dell’Immigrazione francese e il presidente Sarkozy e inoltrato il dossier sul caso all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres nonché sua portavoce italiana Laura Boldrini,” affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti di EveryOne.
“Il diritto di asilo per i rifugiati è sancito anche dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 14) e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea, testi su cui si basano la democrazia e la civiltà dei Diritti Umani. Si tratta di un diritto incontrovertibile dell’essere umano ed è dovere di ogni Paese civile riconoscerlo a chi, come Vahid Kiani Motlagh, fugge da violenze e persecuzioni.
Ci auguriamo” concludono gli attivisti del Gruppo “che Vahid e il suo compagno tornino presto insieme e possano in un prossimo futuro coronare il loro progetto di unirsi in matrimonio, nonché di ricominciare una vita serena in un Paese che riconosca e protegga la loro identità e la loro dignità di esseri umani”.
Gruppo EveryOne
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