Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo (Salmo 139,14)
Predicazione della pastora valdese Letizia Tomassone al Culto domenicale della giornata contro l’omofobia, Tempio Valdese di Firenze, 17 maggio 2015
“Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene” (Salmo 139,14). La scelta di questo testo è stata un successo mediatico, un modo nuovo di far conoscere la Bibbia. Lanciato sui social network e le reti web insieme a altri testi è stato scelto da centinaia o migliaia di persone che lo hanno preferito, con un Like. Perché questo? È un salmo di fiducia, che dice l’affidamento di tutta la nostra vita a Dio. È anche un inno all’onniscienza un po’ inquietante di Dio, una presenza continua che può portare con sé il giudizio. In questo Salmo Dio è insieme il fondamento dell’esistenza e il suo problema.
Per una volta nella domenica in cui vogliamo ricordare le vittime della violenza omofoba non si denuncia soltanto chi compie, legittima o copre quella violenza. Piuttosto ci si volge in primo luogo a esaminare noi stessi. Su questo, cosa dice il Salmo? Tre affermazioni essenziali:
-La mia identità è inalienabile, fondata in Dio e non decretata dalla società, dall’ethos, dalla cultura o dalla famiglia.
-La mia dignità non è frutto di una mia conquista personale o di un riconoscimento estorto alla comunità, ma scaturisce dalla volontà e dall’atto creativo di Dio.
-Ciò che io sono a me stessa/stesso e in relazione alle altre/agli altri, e ciò che desidero, costituiscono la mia creaturalità.
Dio mi conosce e mi ama, è il mio creatore. Questo fondamento rende la vita di ognuna e ognuno degna di essere vissuta, una esistenza creata a immagine di Dio. È questa la grande valorizzazione che nasce dall’atto creatore e creativo di Dio. Che ci fa tutte e tutti diversi, tutte e tutti ricchi della sua grazia.
Siamo noi creature ad avere difficoltà ad accettare le differenze. Anche le nostre. La domanda che ci scuote è infatti “come vivrò la mia vocazione ad essere me stesso o me stessa?”. Questa è la domanda che percorre il pensiero di tanti/e giovani Lgbt in questa società omofoba. “Sarò capace di mostrarmi e dire chi sono? O mi nasconderò per tutta la vita, reprimendo il desiderio più autentico che è in me, la mia creaturalità originaria?”
Il Salmo parla di “nemici”. Possiamo e dobbiamo identificare i nemici fuori di noi, quel rumore di fondo violento e intollerante che percorre la nostra società.
Possiamo e dobbiamo farlo per fedeltà al Dio creatore, al Dio della ricca diversità del mondo e della giustizia. Ma a volte quel rumore entra dentro di noi e ci soffoca. Adolescenti si sono uccisi per le prese in giro sul loro orientamento sessuale, o forse solo sul loro “apparire”. Uomini e donne maturi non hanno più potuto sopportare la distonia tra i loro corpi e il loro genere sessuale. A volte ormai adulti la disperazione li ha sopraffatti e si sono uccisi. La violenza omologate entra dentro di noi e ci dice “devi essere come tutti”, o forse solo “come tutti appaiono”. Dato che quella grande uniformità poi non esiste!
Ecco, questo canto del Salmo 139 ci aiuta ad aprirci all’accettazione della nostra creaturalità. È Dio che ci precede, ci conosce, ci ama, ci forma, ci sostiene, ci giudica. A nessun altro spetta il giudizio.
Quando siamo davanti a Dio, e lo siamo sempre dice il Salmo, non ci viene chiesto “perché non sei alla stessa altezza di Mozart, di Chopin, di Frida Khalo, di Simone Weil? Perché non sei il modello del calvinista o del puritano?”. Invece ci viene chiesto “in che modo sei all’altezza di te stesso?”., “In che modo porti al massimo la vocazione a cui sei chiamato?”.
Della nostra creaturalità che diventa vocazione, invito a essere chi siamo, responsabilmente, fanno parte tutte le nostre ricchezze: ciò che sentiamo di essere, il nostro modo di amare, il nostro orientamento sessuale, la nostra lotta per essere autentici e armonici. È soprattutto quando si è giovani che si vive questa sorta di lotta per diventare sé stessi, ma questo movimento continua per tutta la vita.
Ecco allora perché questo Salmo è stato scelto per questa giornata dalle persone lgbt: come lenimento e base sicura per l’esistenza. Perché infonde in noi un senso di gioiosa meraviglia.
Dio non ha sbagliato a creare. Riconoscere il suo agire in me, il suo conoscermi fin dall’inizio, crea un quadro di fiducia nel bel mezzo della fragilità e del limite, e conduce alla lode. Fondati e incastonati nella vita benevolente seppur misteriosa di Dio, scopriamo la complessità del nostro essere ed esprimiamo la bontà di ciò di cui siamo fatti e che ci anima, dà vigore e orienta il desiderio. Noi siamo, viviamo e cresciamo in Dio, e così ci protendiamo verso l’esistenza piena.
Il Dio che non riesco a comprendere comprende me, mi circonda, mi rincorre, mi ama e provvede per me. Da questa intimità nasce sicurezza, fiducia, e la capacità di vivere pienamente di fronte agli altri, in relazione con gli altri. Dio ci ha fatte e fatti in modo meraviglioso, i suoi pensieri per noi sono preziosi e contrastano ogni violenza.