Le reazioni nel mondo cattolico dopo il “SI” al matrimonio gay dei cattolici d’Irlanda
Riflessioni inviateci via email da Paolo
Il forte sostegno per il “sì” al matrimonio gay in Irlanda ha traumatizzato il mondo cattolico tradizionale e conservatore. L’abbiamo capito non solo dalle accorate parole del card. Parolin ma pure da quelle del card. Burke, noto cardinale conservatore statunitense, molto vicino alle posizioni di Benedetto XVI. Per il card. Burke l’Irlanda avrebbe addirittura sfidato Dio e tale sfida non è priva di eventuali conseguenze (che possiamo immaginare come futuri castighi).
Il cardinale ha intonato il “la” perché altri lo raccogliessero e iniziassero a fare discorsi millenaristi. Infatti la risposta non è tardata: ho letto siti ultra cattolici invocare la fine del mondo a causa del voto irlandese! Il mondo finirebbe a causa dell’amore tra due gay uniti in un vincolo e in una promessa di fedeltà reciproca ma non finirebbe di certo dinnanzi ai mille crimini che avvengono ogni giorno! Sono cose da pazzi …
I credenti omosessuali che cercano di vivere meglio che possono la loro fede, dinnanzi a queste esternazioni non possono che sentirsi umiliati una volta di più. Chi vede laicamente la vicenda non può non sentirsi irritato. Infatti questi pronunciamenti, a mio modo di vedere, indicano una visione molto imperialista mascherata da motivazioni religiose per cui lo Stato non può non seguire le direttive della Chiesa. La cosa mi fa immediatamente ricordare l’atteggiamento del card. Scola il quale, alcuni anni fa, dava lezione ai politici su quale dev’essere un autentico concetto di laicità. Lui, un chierico, insegnava ai laici a fare i laici! La cosa ha evidentemente risvolti tragicomici.
Questa visione imperialistica è quello che irrita di più il mondo laico che ha ben capito la presunzione di questi chierici. O in nome della religione e di Dio o in nome della natura e di una visione ideologica della stessa, si pretende voler insegnare alle masse cosa esse devono fare. Una pretesa che, a dire il vero, ha sempre meno ascolto e ottiene tutto l’opposto!
Allora si fa leva sull’unico mezzo rimasto, infliggere un pesante senso di colpa: Dio punirà le società che non seguono le Sue leggi.Questo indica quanto il clero che se ne serve sia totalmente preso dal panico.
A me, piuttosto, sembra che si debba fare un discorso rovesciato: se Dio “punisce”, chi è punito in modo evidente mi sembra essere stato il clero supponente che, usando e abusando della sua posizione, ha seminato infelicità e ingiustizie. La recente storia degli abusi in Irlanda e la pluridecennale reclusione delle ragazze-madri è solo un particolare che magari sfugge agli italiani ma che ha profondamente impressionato l’opinione pubblica irlandese.
Non sono quello che spara a zero contro la religione e contro la Chiesa ma è indubbio che la casta clericale, invece di assumere il suo compito come un servizio, se ne è spesso servita per esercitare un potere con tutte le conseguenze pure negative che questo ha comportato nei secoli. Così è arrivata la “punizione”, ossia l’allontanamento delle masse dalla Chiesa o meglio dai chierici.
Oggi ho pensato ad un esempio che probabilmente fa il caso nostro. Se un’associazione bocciofila decide di mettere al bando i mancini dai suoi aderenti, è affare suo, giusto o sbagliato che sia. Un’associazione ha le sue regole, i suoi criteri d’ingresso, esattamente come la Chiesa.
Ma se la medesima associazione bocciofila, in nome di un qualche diritto naturale, vuole imporre la sua esclusione all’universo mondo, credo che otterrebbe almeno l’ironia, se non lo sberleffo.
I chierici parlano in nome di Dio e, in nome dello Stesso, si arrogano una pretesa imperialistica: gli Stati non devono contravvenire alla legge divina o alla legge naturale che riflette a modo suo l’ordine divino. In tutta questa vicenda il mondo che risponde picche non è anticlericale o anticristiano, come si scrive erroneamente. Vuole semplicemente ricordare che bisogna saper rispettare chi non la pensa come noi. I chierici si irritano di fronte a ciò, poiché se a parole dicono che lo Stato è autonomo dalla Chiesa, se lo rimangiano nella pratica!
Nessuno, da quello che vedo, se la prende con le linee di fondo della dottrina morale ecclesiastica (pur esigente che sia) se questa dottrina aiuta a orientare i credenti. Al contrario, molti se la prendono con la dottrina morale quando si vuole applicarla al di fuori dell’ambito della Chiesa, nella società che si vorrebbe multiculturale e aconfessionale.
È quello che questi chierici non hanno ancora capito perché, al fondo di tutto, non vogliono venir meno alla loro pretesa imperialistica sulla società intera contravvenendo al detto di Cristo per il quale il suo regno non è di questo mondo …