20/21 giugno 2015 a Milano discutiamo di “Cure inutili: le terapie riparative” e di “Islam inclusivo con le persone LGBT”
Sabato 20 Giugno a MILANO, alle Ore 15.00, CURE INUTILI PER MALATTIE IMMAGINARIE. Le terapie riparative: conoscerle per contrastarle alla CASA DEI DIRITTI DI VIA DE AMICIS 10 (MM2 SANT’AMBROGIO – MM3 MISSORI).
L’omosessualità non è una malattia, quindi una terapia che si proponga di curarla non ha senso di esistere, tanto più che sono ormati tantissime le storie da cui emergono i danni che una terapia di questo tipo comporta. Contrastare le terapie riparative e superare una concezione dell’omosessualità che non ha niente a che fare con la realtà è importante. Ecco perché il Guado promuove, insieme ad altre realtà LGBT milanesi questo workshop in cui alcuni esperti ci aiuteranno a capire come e perché queste terapie sono nate, in cosa consisoano, perché non funzionano, quali sono i soggetti più vulnerabili e cosa si può fare per contrastarle. Interverranno: lo psichiatra Massimiliano Buoli (Le basi biologiche dell’orientamento omosessuale); lo psicoterapeuta Jimmy Ciliberto (Oltre l’ideologia riparativa dell’omosessualità), il presidente del Guado Gianni Geraci (Si quaeris miracula: quando si chiede il miracolo di guarire dall’omosessualità) la psicoterapeuta Chiara Canavà (L’attivismo sociale come prevenzione all’eterosessismo).
Dopo il workshop, alle 20.00 sarà possibile partecipare alla cena comunitaria presso la sede del Guado di Via Soperga 36 (per prenotarsi telefonare al 347 7345323, oppure scrivere a: gruppodelguado@gmail.com).
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Domenica 21 Giugno sempre a Milano, alle Ore 15.30, INCONTRO CON L’IMAM LUDOVIC MOHAMED ZAHED. Per un Islam inclusivo nei confronti di omosessuali e transessuali, CASA DEI DIRITTI DI VIA DE AMICIS 10 (MM2 SANT’AMBROGIO – MM3 MISSORI)
Nato in Algeria 37 anni fa, ma trasferitosi da bambino in Francia con la famiglia. Ludovic-Mohamed Zahed, durante l’adolescenza ha cercato con tutte le sue forze, nel Corano, una risposta alle domande che scaturivano dal suo orientamento omosessuale: è entrato nella fratellanza Salafita fermo nella decisione di diventare un imam, ma quando con la famiglia si è trasferito a Marsiglia ha abbandonato la pratica religiosa: si è tagliato la barba (simbolo della fede per un devoto musulmano) e ha fatto coming out con i genitori. Spinto dagli studi in psicologia e antropologia e dalla scoperta della sieropositività, Zahed ha iniziato a lavorare per un’organizzazione umanitaria fino a quando, all’età di trent’anni, mentre era in un albergo in Pakistan, ha vissuto un’esperienza molto profonda che ha segnato in maniera definitiva la sua vita: è caduto in ginocchio e ha ripreso finalmente a pregare il Dio della sua gioventù. Ripresa la lettura del Corano non ha trovato una sola sura che condannasse l’omosessualità, mentre nella poesia classica araba ha scoperto moltissime poesie omoerotiche. Dai suoi studi ha ricavato la convinzione che: «se il Profeta Maometto fosse ancora vivo non avrebbe problemi a sposare coppie omosessuali». Nel 2012, quando ha saputo che nessun imam aveva voluto celebrare il funerale di una persona transessuale, ha fondato a Parigi la prima moschea apertamente gay friendly d’Europa e da allora dedica tutte le sue energie al progetto di costruire un Islam inclusivo nei confronti di omosessuali e transessuali.
All’incontro che è organizzato dal Guado di Milano, da Le Rose di Gertrude di Magenta e da Renzo e Lucio di Lecco all’interno delle manifestazioni per il Milano Pride 2015, parteciperà Pier Cesare Notaro che, con il suo blog Il Grande Colibrì ha permesso agli omosessuali e ai transessuali italiani di conoscere molti aspetti del mondo islamico che la grande stampa trascura.