L’impegnativo cammino di una parrocchia cattolica inclusiva con le persone omosessuali
Articolo di Thomas C. Fox* pubblicato sul sito del settimanale cattolico National Catholic Reporter (Usa) il 10 marzo 2015, liberamente tradotto da Marius
La maggior parte dei parrocchiani della Chiesa del SS. Redentore, di San Francisco negli Stati Uniti, è fiera di appartenere a una parrocchia sul “modello di Francesco”, ma nata ben prima di Francesco. Da una trentina di anni l’atteggiamento tenuto nei confronti dello stile di vita di gay e lesbiche è di tipo pastorale. Gli opuscoli parrocchiali definiscono la Chiesa del SS Redentore una “casa spirituale per tutti”, giovani e anziani, single e famiglie, etero, gay, lesbiche e transessuali”. Gli stessi opuscoli dicono che la parrocchia si occupa di “sani e malati, ed in particolare persone affette da HIV”.
Per la Chiesa del SS Redentore è fondamentale dare il benvenuto ai nuovi arrivati a ogni messa domenicale. All’inizio di ogni servizio, i visitatori non residenti nella Baia di S . Francisco sono invitati ad alzarsi in piedi e a dire il proprio nome, e poi sono accolti con un applauso. Prima di lasciare la chiesa, ricevono un bell’opuscolo che illustra la missione della parrocchia e ne delinea i vari ministeri.
“Quando entri e saluti tutti, ti senti come circondato da amici”, ha detto il parrocchiano Dennis llahan a proposito dello spirito di accoglienza. “Ti senti come se fossi a Natale, quando tutta la famiglia si riunisce per la cena o il Capodanno, o per il compleanno di qualcuno. Provi una sensazione di festa ogni volta che entri in chiesa”.
La Chiesa ha una porta di uscita principale. Quando i fedeli escono dalla chiesa, si ritrovano a socializzare all’esterno. Alla domenica, dopo la messa, si dirigono con grande spontaneità nella sala nferiore della chiesa, dove viene organizzato un rinfresco.
Le liturgie sono esaltate dalla particolare attenzione che la Chiesa ha per la buona musica. Padre Jack McClure, pastore del Preziosissimo Sangue, ha assunto un nuovo direttore musicale, fatto che secondo alcuni ha contribuito a creare un più vasto repertorio musicale. Nel corso degli anni, la parrocchia ha avuto anche l’onore di ospitare cantanti lirici e musicisti professionisti di San Francisco.
Raccogliendo i fedeli intorno a un pianoforte, durante le prove prima della messa domenicale delle 10, Sabrina Romero, una giovane cantante, ha sottolineato di aver cantato in diverse parrocchie, ma senza mai raggiungere un riscontro positivo come alla Parrocchia del SS Redentore. La sua interpretazione solista dell’Ave Maria, la domenica prima di Natale, ha commosso diversi fedeli sino alle lacrime.
Nei giorni feriali, al contrario, le messe sono modeste. Dopo il servizio, molti dei fedeli attraversano la 18° Strada per recarsi a La Taza, un bar locale, si siedono ai tavolini per condividere storie e raccontarsi i fatti della giornata. Il venerdì, la canonica apre le porte dopo la messa per offrire caffè, tè e ciambelle.
“Questa è la nostra comunità ed è così da anni”, ha dichiarato Ikuko Hotta, una giapponese convertitasi al cattolicesimo. Ha scherzato sul fatto che lei è un’eccezione all’interno del gruppo, essendo “sposata, giapponese ed etero”.
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Storia della parrocchia
La Chiesa del SS Redentore fu consacrata nel 1902, quando il quartiere si trovava ancora nella periferia di San Francisco. Ha superato il terremoto e gli incendi del 1906, che non hanno mai colpito la chiesa. Nel corso del XX secolo, la parrocchia ha servito le famiglie degli operai immigrati scandinavi, tedeschi e irlandesi.
Il Golden Gate Bridge è stato completato nel 1937, collegando San Francisco con il nord. Nei decenni che seguirono, ma in particolare nel 1960, i cattolici, che costituivano il maggiore flusso migratorio negli Stati Uniti, si trasferirono nelle periferie, dove la terra costava di meno e si costruivano nuove case.
Il 1970 fu caratterizzato dal risveglio di gay e lesbiche in tutta la nazione. Ben presto, molti cercarono luoghi più sicuri in cui proclamare la loro nascente autostima e identità. San Francisco diventò un luogo di incontro, in particolare il quartiere impoverito di Eureka Valley, pieno di case disabitate in stile vittoriano e dove si trovava la parrocchia del Santissimo Redentore.
Quegli anni furono caratterizzati da conflitti, man mano che cresceva lo status degli LGBT, con imprese di proprietà gay, tra cui ristoranti e bar che provvedevano alle necessità dei nuovi arrivati. Le tensioni raggiunsero l’apice nel 1978 con l’omicidio di Harvey Milk, il primo consigliere comunale di San Francisco dichiaratamente gay. Da allora, il quartiere è stato chiamato comunemente “Castro”, per via della strada principale che lo attraversa.
Oggi il Castro sembra più tranquillo. La sua notorietà “gay” attira molti turisti, che girano su bus turistici a due piani e che scattano foto quando attraversano il mercato e il Castro. Anche la zona del Castro, seppur commercialmente sicura, sta invecchiando, dato che l’impennata dei prezzi immobiliari ha impedito agli acquirenti più giovani – gay o etero – di trovare alloggi a prezzi accessibili.
Come parrocchia, la chiesa del SS Redentore riflette i dati demografici del Castro. Sta invecchiando, ma con una differenza. I cattolici più giovani provengono da tutta la Baia di S. Francisco e costituiscono gran parte della parrocchia. La stessa diversità, che un tempo spinse i cattolici a fuggire dalla parrocchia, ora sembra attrarre altri, soprattutto i più giovani che si sentono a proprio agio e vogliono preparare i figli a vivere in un mondo sempre più diversificato.
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Convincerli è dura
Jim Stockholm, parrocchiano da 18 anni, si trova al comitato per le comunicazioni parrocchiali. Parte del suo lavoro è di sensibilizzare per presentare la Chiesa del SS Redentore al pubblico più vasto. Un anno fa, ha sposato il suo compagno, Oliver Galupo, un filippino.
Galupo, artista, lavora con Stockholm, disegna i poster e i cartelli della parrocchia e la sua pagina di Facebook. Il bilancio del comitato di comunicazione è di 20.000 dollari all’anno, gran parte del denaro va in pubblicità sui giornali locali, tra cui quelli che alcuni nella parrocchia chiamano “Castro rags”.
Alla domanda di quale sia la sua più grande sfida, Stockholm ha risposto subito: “E’ la fede cattolica che è vista male nella comunità LGBT. Abbiamo un arcivescovo che ha contribuito a finanziare e a guidare la battaglia contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Tutto ciò si riflette, in qualche modo, sulla nostra parrocchia. Siamo nel Castro, nella comunità, e quindi la nostra sfida è superare tutto ciò, per dimostrare che siamo tolleranti”.
La Chiesa del Santissimo Redentore è da considerare un’eccezione o parte del problema? “Tutte e due, direi”, ha risposto Stockholm. “Vedono i nostri ministeri. Vedono le nostre cene del mercoledì. Ci vedono nutrire i senzatetto, ma quando arriva qualcosa da Roma o dall’arcidiocesi, devono grattarsi la testa e dire: “Chi sono questi i cattolici. Forse non seguono quello che ha detto l’arcivescovo?”. Quindi un po’ di tutte e due. Non possiamo separarci da Roma o dall’arcidiocesi di San Francisco”.
La Chiesa del SS Redentore subì atti vandalici nel 2008 e 2009, i manifestanti disegnarono grandi svastiche sulla chiesa. La loro rabbia fu innescata dal sostegno dell’arcidiocesi a “Proposition 8”, un referendum che cercava di annullare un ordine del tribunale che legalizzava i matrimoni gay. La Proposition 8 passò, ma alla fine fu decretata come incostituzionale. I gruppi gay denunciarono subito gli sfregi alla chiesa, dicendo che questa rabbia era stata fuori luogo.
Nell’ottobre del 2012 Salvatore Cordileone fu nominato arcivescovo di San Francisco. Dirige la Conferenza, della Sottocommissione Episcopale, per la promozione e la difesa del matrimonio e, dal suo pulpito, ha condotto una campagna contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che è in cima alla lista di priorità dei diritti dei gay degli ultimi dieci anni.
I vescovi degli Stati Uniti si sono opposti in maniera evidente al matrimonio omosessuale civile, anche se i loro sforzi non sono riusciti a contrastare l’impeto del movimento a favore di tali unioni. Trentasei stati (e il District of Columbia) ora consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Ciò che i vescovi vedono come moralmente offensivo, per gli attivisti dei diritti dei gay è un diritto sacrosanto.
In una mossa, vista come un attacco particolarmente forte a gay e lesbiche, nel giugno 2014 Cordileone è comparso a Washington in una manifestazione organizzata da feroci oppositori ai diritti gay. Tra i co-sponsor della manifestazione c’era il Family Research Council, che il Southern Poverty Law Center ha inserito nella lista di estremisti per il modo in cui diffonde disinformazione sulle persone LGBT. Gli attivisti gay cattolici erano tra gli 80 leader religiosi e politici che hanno pregato l’arcivescovo di San Francisco di non partecipare. Ma lui ha scelto di andare a parlare comunque.
Il mese scorso, ha aggiornato il manuale di facoltà per le scuole superiori dell’Arcidiocesi includendo 15 dichiarazioni solenni sulla dottrina della chiesa, con una forte enfasi sul sesso e la sessualità. Ha inoltre definito gli insegnanti come “ministri”. Un buon numero di insegnanti, genitori e studenti hanno trovato il manuale modificato coercitivo e discriminatorio, e si sono opposti alla sua applicazione.
Pare vi sia però un altro lato di Cordileone, più morbido e pastorale. I parrocchiani del SS Redentore gli riconoscono il merito di essere andato quattro volte a servire il cibo alle loro famose cene del mercoledì. Ha servito ai tavoli, senza tante ostentazioni, richiedendo di non scattare fotografie. McClure ha fatto sapere che l’arcivescovo ha anche in programma di celebrare una messa in parrocchia la mattina.
L’atteggiamento dei parrocchiani del SS. Redentore verso il loro arcivescovo varia. In genere sono intimiditi e rispettosi. In parrocchia vedono Cordileone come una persona schiva che deve impegnarsi a essere socievole. “Sono stato tollerante con lui”, ha detto Callahan. “Dopo tutto, ci ha dato i pastori che abbiamo oggi”.
Verso la fine del 2014, Cordileone ha mantenuto la promessa fatta nel bel mezzo della polemica sulla manifestazione di incontrare alcuni dei suoi avversari. In due diverse occasioni, si è incontrato con i leader di due gruppi cattolici gay, DignityUSA e New Ways Ministry. Da molti decenni queste organizzazioni ricevono dure critiche da parte delle gerarchie episcopali degli Stati Uniti per via del sostegno ai cattolici LGBT.
Secondo una nota New Ways Ministry, Cordileone ha espresso la sua genuina preoccupazione per la dottrina della Chiesa, senza voler danneggiare le persone lesbiche e gay. “I leader di entrambe le organizzazioni hanno ritenuto che l’arcivescovo sia stato cordiale e amichevole e che ha dimostrato sincero rispetto per ogni persona durante tutto il tempo trascorso insieme”.
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* Questo è il secondo di una serie in cinque articoli sulla Chiesa cattolica del Santissimo Redentore (Most Holy Redeemer Church) di San Francisco (USA). Pubblicheremo una parte di questa storia. Qui trovate tutti gli articoli.
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Testo originale: Though welcoming, inclusive parish can be a tough sell to LGBT community