Un Dio a cui guardare senza piegare la fronte
Email inviataci da Roberto risponde fra Roberto
La Chiesa quando affronta il tema dell’omosessualità parte dal concetto di natura, come qualcosa di dato e non scelto e questo viene suffragato dal passo della bibbia quando dice che Dio crea l’uomo e lo crea maschio e femmina. Poi aggiunge che, poichè non è bene che l’uomo sia solo, vuole affiancargli qualcosa che possa corrispondergli e crea la donna.
Penso che la Chiesa, quando parla di famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e aperto alla vita, parte da questo disegno di Dio. Penso che nessuno voglia contestarlo. Ma pongo due quesiti.
Oggi ancora da più parti si afferma che la persona con comportamento omosessuale “sceglie di essere”, quasi come se noi, violentassimo un abito che ci troviamo addosso per poi indossarne un’altro a nostro piacimento, frutto di un nostro capriccio.
Se penso alla mia vita, alle mie lotte – come di tanti altri – debbo riscontrare che questo non è assolutamente vero. E allora cosa si intende per natura? E’ qualcosa che era nel disegno di Dio all’origine, oppure qualcosa che la realtà della nostra esperienza ci fa riscontrare? A questo proposito anche la Chiesa riconosce che si può agire per condizione.
Secondo quesito. Dio vuole affiancare ad Adamo qualcuno che possa corrispondergli come compagnia. Ora la persona omosessuale, non potendo vivere da sola e si realizza in una dualità, quale compagnia gli si adatta realmente?
A questo proposito la Chiesa invita a vivere la dimensione omosessuale nella assoluta astinenza, essendo gli atti “intrinsecamente disordinati” Chiedo: si vive una condizione di verginità in forza di una vocazione libera ed accettata o per una condizione non voluta? Grazie
La risposta….
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Roberto carissimo, la pace sia con te. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (da questo momento CCC) è il riferimento cattolico più “qualificato” e ad esso fanno riferimento tutti gli altri testi successivi del Magistero sul “problema” dell’omosessualità. Fondamentalmente, cercando di rispondere alla tua email articolata in due grandi e toccanti interrogativi, farò riferimento, dunque, oltre che, naturalmente, alla Sacra Scrittura, soprattutto, appunto, al suddetto CCC.
Allora comincio col dire che il CCC non fa riferimento alcuno ai testi del Genesi cui tu giustamente ti riferisci e che sarebbe ovvio fossero citati, ma preferisce invece citare tutti i brani notoriamente omofobici, da Sodoma e Gomorra alla teologia paolina tristemente usata per dimostrazioni sull’evidenza delle “gravi depravazioni [1]” attribuibili alla omosessualità.
Non cita il Levitico. Ma non mi soffermerò su queste riflessioni di carattere esegetico. Ci saranno altre occasioni. E’ vero, però, che dopo un dubbioso accenno al mistero psicologico dell’omosessualità (la cui genesi è in gran parte inspiegabile)[2], il Catechismo parte in quarta verso un processo di cui il primo atto è “la sentenza di condanna” che si conclude con una stretta finale degna di Perry Mason: gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, precludono all’atto sessuale il dono della vita, non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale e in nessun caso possono essere approvati [3].
Roberto carissimo, sarebbe stato assai più logico (e forse più rispettoso per le persone omosessuali) riferirsi proprio all’atto creativo in cui si stabiliscono le “prime coppie” come tu fai giustamente rilevare. E invece no! E ti dirò poi perché.
Mi sono volutamente dilungato su questa introduzione al tema perché vorrei dirti con dolore, caro amico, che io non mi trovo in sintonia con quanto postulato dai saggi compilatori del CCC. Innanzitutto perché i brani citati dal “Catechista” non corrispondono a una volontà omofobica dell’Autore sacro e questa non è una mia teoria ma il risultato di una ricerca incrociata di studi esegetici del testo che si possono ormai leggere anche nelle note di ogni Bibbia seria che circola nelle nostre case.
Non per niente il Catechista è costretto a partire con le citazioni bibliche per poi passare con abilità alla sacra Tradizione, soggetto di tutta la “sentenza” sopra riportata. Ma veniamo alle tue due domande.
La prima pone l’accento sul fatto che la “condanna” del Magistero sembra partire dal presupposto che l’omosessuale abbia la possibilità di scegliere tra almeno due identità diverse, quella di essere omo e quella di non esserlo.
Citi le tue battaglie (che sono le stesse battaglie di ogni omosessuale) e ti chiedi (e ci chiedi) se l’omosessuale è “così” perché questo è il disegno di Dio o per un fatto acquisito, potremmo dire un “incidente di percorso”.
Devo risponderti che non so rispondere alla tua domanda e neanche mi interessa molto. Cito solo di sfuggita che alcune letture esegetiche leggono quel maschio e femmina “li” creò, con la possibilità che il testo dica che maschio e femmina “lo” creò, che indicherebbe la somiglianza all’immagine di Dio riferita a una non-sessualità o a una sessualità a sé bastante e quindi rivolta verso creature uguali a lui, omosessuate, dunque.
Quello che però conta è che mi sembra assai azzardato parlare di possibilità di “guarigione” che riguardi la identità omosessuale. Almeno a livello scientifico ed empirico.
Ma vediamo il testo che tu citi e così forse rispondiamo a tutte le tue domande. Dio crea il mondo con piante e animali e si accosta all’uomo come una meraviglia del creato. Tutto era “buono”.
A questo punto Egli stesso (e non Adamo) si rende conto che c’è un problema: l’uomo è una creatura “unica”, non ha altri come lui….più in basso animali e piante…niente a che fare con l’uomo….l’unico rapporto possibile è il dominio dell’uomo sul creato inferiore..e più in alto……Dio stesso…..assolutamente e troppo al di sopra dell’uomo. Adamo è solo! E Dio “opera” immediatamente. Ha scoperto una difficoltà di cui l’uomo potrebbe soffrirne e…parte in quarta.
Questo è l’atteggiamento di Dio….non “fare analisi” scientifiche o teologiche ma farsi trascinare dall’amore…..e dà all’uomo non ciò che è moralmente meglio ma ciò che farà felice l’uomo. Questo è l’atteggiamento tipico dell’amore che…..non regala le maglie di lana utili nell’inverno ma…una bella crociera oggi…perché il sorriso brilli sul volto della sua creatura. E, “mettendosi da parte” in una possibilità di dialogo e relazione esclusiva…..dà ad altri la possibilità. E crea la compagna dell’uomo.
In questo gesto c’è la traduzione in tutte le lingue del termine “Amore”. Ma c’è di più. C’è la risposta alla tua seconda domanda. Si può vivere la castità perenne non per vocazione ma a causa di quella che tu chiami “condizione non voluta?” La risposta è no!
Non si può vivere la castità obbligata da una condizione che non è insita in uno speciale e “liberamente scelto” rapporto tra Dio e l’uomo. Non si può proprio. Il testo biblico ci dice che non si può, ci dice che Dio non vuole che tu viva nella solitudine, perché….”non è bene che l’uomo sia solo” (Gen. 2,18).
Carissimo Roberto, Dio crea per l’uomo “un aiuto che gli fosse simile” (Gen. 2,20), proprio perché si rende conto che non può e non vuole essere l’unica spiaggia dell’uomo, condannandolo alla solitudine eterna. Proprio la creazione della donna a fianco dell’uomo per una relazionalità tra uguali mette fuori campo la possibilità della castità perpetua per la persona omosessuale. Dio decide, facendo una compagna per l’uomo, che Egli stesso non basta all’uomo, è altra cosa.
Capisci allora che la “condanna” alla solitudine e alla castità che impone il CCC non ha alcun fondamento biblico, anzi…..si scontra col testo biblico.
Col cristianesimo ci saranno poi possibilità nuove sconosciute all’autore del genesi, ma comunque saranno sempre “chiamate” che esigono la completa libertà dell’uomo nella risposta e soprattutto una grazia speciale che accompagna l’uomo (per esempio noi religiosi) a vivere all’interno di un disegno che è “contro-natura” ; perché, Roberto carissimo, Dio stesso, accorgendosi del suo “errore” ripara la condizione dell’uomo stabilendo che la natura dell’uomo è relazionale, oblativa.
Forse ti sembrerà assurdo, ma è la mia vita di castità che è contro-natura perché non rispecchia il disegno creativo di Dio (per questo è così difficile). E io rimango come un vaso di creta tra altri vasi di creta mantenuti integri solo dalla grazia e dalla capacità di “rimettersi in marcia” ogni volta che la salita è troppo pesante e la solitudine originaria diventa di nuovo la solitudine dell’uomo.
Spero di aver risposto a tutto. Rallegrati, Roberto, l’inferno non spalancherà le sue porte se invecchierai sullo stesso cuscino di un altro uomo innamorato come te dell’amore.
Sii felice e guarda a Dio senza piegare la fronte, senza provare vergogna. Dio sa quello di cui hai bisogno e, quando l’inverno prenderà il posto dell’estate e tu forse avrai dimenticato questa lettera…..sarà Lui a rimboccarvi le coperte mentre sognate che amare non è peccato.
La pace e la gioia siano con te.
Fra Roberto
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[1] Libreria editrice Vaticana, Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2357, Roma 25/6/1992
[2] Ibidem
[3] Ibidem