Riflessioni di Antonio del gruppo Ruah di Trieste
Come omosessuale chiamato in causa, vorrei rispondere alle tre mamme che hanno scritto la lunga lettera pubblicata sul messaggero del 24 giugno raccontando della loro partecipazione alla manifestazione di sabato 20 a Roma. Vorrei provare a spiegare loro cosa trovo di odioso negli slogan proposti dagli organizzatori, accogliendo l’invito ad un dialogo pacato e costruttivo.
Mi crea profondo disagio sentirmi trattato da “persona che mette in discussione i fondamenti della società” mentre al contrario, come tanti, da cristiano e da persona socialmente impegnata, cerco di fare la mia parte per una società migliore, che sia capace di accogliere e rispettare tutte le persone. Vedo le mie idee e le mie posizioni, buttate al rogo senza possibilità di appello.
Mi fa stare male che, in nome della verità, vengono affermate cose non vere e diffusi messaggi distorti che puntano più a convicere la pancia che la testa della gente.
Un po come quando, anche in questi giorni, per cavalcare un diffuso malcontento, si dice che gli stranieri rubano e portano malattie o si afferma che ci stanno invadendo. In realtà le statistiche chiariscono che gli stranieri non rubano più degli italiani e sono per lo più sani, e che siamo quasi il paese con meno immigrati d’Europa, la dove per esempio la Germania ne ben più di noi ed è stata capace di valorizzare l’immigrazione come motore per essere più competitiva.
Allo stesso modo si dicono cose false sulla questione della famiglia e del genere, strumentalizzando la buona fede di tanti cittadini e cittadine. Si afferma che esisterebbero programmi ministeriali che vorrebbero insegnare l’autoerotismo ai bambini: è falso, non c’è traccia di questo in nessun testo ne dichiarazione.
Si dice che qualcuno vorrebbe abolire la differenza tra i sessi e insegnare che ognuno può scegliere a piacere se essere maschio o femmina: niente di più lontano dal vero. Emblematico in questo senso il caso triestino del “gioco del rispetto”: alla fine è stato evidente che si è trattato di una bufala, che il programma educativo sulla parità di opportunità tra uomo donna nulla c’entrava con le infamanti accuse che gli sono state mosse solo per alimentare uno scontro ideologico. Ma ormai la cosa era schizzata fino alla stampa nazionale: e nessuno ha chiesto scusa o rettificato le notizie false messe in circolazione.
Non c’è nessuno che neghi la differenza tra i sessi o il fatto che nasciamo maschi e femmine, neppure i movimenti LGBT. Similmente nessuno, ne movimento, ne organizzazione, ne politico, pensa che si debba insegnare che puoi scegliere a piacere se essere maschio o femmina.
Si inventa una “ideologia del gender” (che credo esista in realtà solo nella testa di chi la vuole avversare), storpiando le idee ormai consolidate in psicologia e psichiatria che affermano semplicemente che c’è distinzione tra sesso biologico (come nasciamo), ruolo di genere (i compiti e i modi di agire il proprio essere uomini o donne che sono costruzione sociale, che apprendiamo dopo la nascita) e orientamento sessuale (il genere che siamo portati ad amare, che pare sia già definito a tre anni). Si arriva ad affermare che queste distinzioni sarebbero invenzioni ideologiche finalizzate a sovvertire la società.
Su quest’ultimo punto l’aspetto più odioso, della faccenda: si perché si toccano corde dolorose per chi, come è avvenuto a me, a 15 anni si accorge di amare persone dello stesso sesso in una società che considera questa, di fatto, una depravazione. Ho scoperto con paura questa realtà dentro di me, ho provato a nasconderla e negarla, o cercato di “guarire”, per poi riuscire comunque, con più fatica dei “normali”, a capirmi e costruire una vita positiva ed equilibrata accettando serenamente la mia realtà. Odioso perchè non tiene conto della sofferenza e del dolore, ti fa sentir sbagliato e mette in discussione una delle cose più belle che abbiamo: la nostra capacità e voglia di amare!
Omosessuali forse non si nasce, ma neppure si sceglie di esserlo: persino la Chiesa Cattolica, nel suo catechismo, riconosce che “un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate” la cui “genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile”. La scienza infatti lo conferma: non ci sono studi che dimostrino che è possibile cambiare “a piacere” l’orientamento sessuale di una persona mentre al contrario è dimostrato che il tentativo di farlo può essere causa di danni psicologi anche gravi. Solo scienziati ideologici? Io l’ho vissuto, conosco tanti come me e posso dire che davvero è così.
Cosa ci viene detto invece negli slogan e nelle parole di chi organizza manifestazioni come quella di sabato? Che noi saremmo contro la famiglia, che siamo la rovina della società perché chiediamo che venga riconosciuto il nostro diritto a volerci bene e a vivere la nostra realtà alla luce del sole.
Vorrei dire alle mamme che sono state a Roma: conosciamoci, venite nelle nostre case, forse anche voi potreste scoprire che anche noi siamo persone normali, che possiamo lottare insieme per difendere una famiglia realistica e moderna (e non astratta e patinata come quella delle pubblicità). Una famiglia che, anche se plurale, può essere davvero fondamento della società insegnando il rispetto delle differenze, qualsiasi esse siano, e aiutando tutti a vivere concretamente la solidarietà, l’apertura e l’accoglienza.