Compartimenti comunicanti. Il Dio che si fa trovare (Sap 1, 2)
Riflessione bibliche su Sapienza 1,13-15; 2,23-24
“Egli infatti si fa trovare da quelli che non lo mettono alla prova, e si manifesta a quelli che non diffidano di lui.” Sap 1-2.
Ognuno di noi sa che non sempre è facile capire da dove provengano i nostri sentimenti, buoni o cattivi che siano, il mistero dell’uomo è anche nel suo garbuglio complicato di emozioni, esperienze, difficoltà che costituiscono come un unicum irripetibile ogni essere umano. Se davvero potessimo cogliere tutta questa complessità credo che avremmo risolto buona parte dei conflitti bellici ad oggi non estinti, ma un uomo è uno, non un migliaio, e nemmeno un paio.
Molte volte nella mia vita da omosessuale mi sono sentito dire che la mia vita è più complicata di altre, che è più faticosa, più ingarbugliata. Nonostante questo possa esaltarmi non saprei dire se sia vero o meno tutto ciò, è una vita diversa sotto molti aspetti, le difficoltà principali derivano piuttosto dal fatto che in molti casi non ci si può confrontare con ciò che ci circonda, è comunque complesso per tutti discernere, è un’operazione che non si può fare per comparazione, ma questo succede a molti di coloro che possono in base alla loro coscienza progettare la propria vita, che non sono ridotti in schiavitù, o che sono divenuti come schiavi più o meno consapevolmente usufruendo della volontà altrui a scapito della propria.
“Dio, non ha creato la morte, e non gode per la rovina dei viventi” Sap 1-13
La scelta più complicata della mia vita e apparentemente la più contradditoria è stata quella di continuare ad essere cristiano senza rinnegare la mia omosessualità, o perlomeno senza mentire a me stesso. E questa scelta non è stata fatta alla luce di nessuna certezza, non c’è alcuna garanzia in questo: un Dio che ti invita ad essere suo discepolo, ad essere uomo pienamente, incarnato, presente nella realtà lascia spazi di solitudine, di insicurezza.
Scoprire di essere gay mi ha portato a pensare di non poter essere più cattolico, non c’era nulla in quel Vangelo di accoglienza e amore che parlasse di me; era come se mi fossero state tolte le parole per pregare, come se a poco a poco si fossero otturate le orecchie. Era ancora intrigante il messaggio evangelico, ma mi sentivo come escluso, uno spettatore televisivo, senza possibilità di intervento.
“Dio, infatti ha creato tutte le cose perché esistano…” Sap 1-14
La fortuna che abbiamo sta però in quel Dio che si manifesta in coloro che conosciamo, che ci parla attraverso chi si affida allo Spirito Santo. Affidarci e Dio e agli altri è l’unico modo forse per non chiudersi nel baratro di tristezza che può portare la propria condizione di omosessuale: la tentazione di autocommiserarsi è spesso molto forte, percepirsi come diversi aumenta a dismisura il senso di solitudine, ma ogni uomo nelle sue differenze è solo, in ciò che ha in comune, nei desideri, nei progetti scopre invece di essere parte di qualcosa di più grande.
“… le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra” Sap 1-14
L’elemento più complicato per adesso è il futuro, così incerto, così imprevedibile, guardare al futuro con speranza e coraggio richiede un grande atto di fede, fare coming out con i propri genitori è un atto di fede: è insicuro, è incerto, è un dono che facciamo per amore verso di loro.
Credere in una relazione fra persone dello stesso sesso, credere da cristiani che possa esistere pur nelle sue difficoltà e contraddizioni è un atto di fede non meno complicato di tanti altri: che garanzie abbiamo infatti da coloro che ci circondano in un paese come l’Italia? Che incoraggiamento hanno coloro che trovano il coraggio di tenere insieme la propria omosessualità e la propria fede, specie in quest’epoca dove sembra essere sempre meno sensato credere in Dio?
Chi mai potrebbe da solo, solamente sulle proprie gambe reggere un progetto così spregiudicato, radicale e speranzoso?
“ La giustizia è infatti immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura” Sap 2-23
Se davvero un domani saremo ciò che scegliamo oggi, se c’è voglia di mettere in discussione, pur non senza difficoltà, ogni nostra certezza riguardo all’uomo e a Dio, ogni strada è tracciabile, ogni ruscello può davvero scavarsi il letto, ogni sentiero può essere battuto da zero, non però da per noi, e non per noi davvero, né per la nostra gloria.