Gay e cristiani. Il cammino delle minoranze nella Turchia di Erdogan
Articolo di Ayla Jean Yackley pubblicato sul sito della Thomson Reuters Foundation (Gran Bretagna) il 5 giugno 2015, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La battaglia dell’attivista Baris Sulu per il riconoscimento del matrimonio omosessuale è bloccata nelle corti di giustizia della Turchia e i gruppi LGBT da lui sostenuti hanno dovuto affrontare ripetute vessazioni legali: ora spera di essere il primo legislatore apertamente gay del paese musulmano. I candidati della comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender – assieme a cristiani, Rom e membri di decine di etnie e culture minoritarie – si sono presentati alle ultime elezioni parlamentari in gran numero, per la prima volta. In un paese che un tempo considerava la propria varietà una minaccia all’unità nazionale, la visibilità delle minoranze alle ultime elezioni generali è un segno che i costumi conservatori stanno cambiando.
“Se combatti per i tuoi diritti, verrai schiacciato. Ma quando le minoranze si uniscono, si forma una massa critica” afferma Sulu, 37 anni, candidato del Partito Democratico del Popolo (HDP) nella città universitaria di Eskisehir. “Forse non vincerò, ma la cosa più importante è che ora parliamo di diritti LGBT.” In Turchia l’omosessualità è legale ma non ben vista. Il paese, costituzionalmente laico, è governato da più di dodici anni dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), sostenuto in gran parte dai musulmani conservatori. Tra le altre cose, i governi sostenuti dall’AKP hanno favorito la pressione sulle minoranze etniche e sessuali. Sia l’AKP che il maggior partito dell’opposizione, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), presentano candidati appartenenti a gruppi minoritari, ma il partito che ne presenta di più è l’HDP di Sulu, che si piazza in quarta posizione nei sondaggi. Metà dei suoi candidati sono donne.
L’HDP trae la sua forza dai Curdi, la minoranza più numerosa, a cui appartiene circa il 20% dei 76 milioni di abitanti. Tra i suoi candidati ci sono anche dei cristiani siriaci di lingua aramaica e due yazidi, la cui antica religione fonde elementi zoroastriani, cristiani e islamici e il cui numero è sceso a poche centinaia nel paese a seguito di secoli di oppressione. “Siamo il partito più ricco per quanto riguarda il pluralismo. Gli altri partiti hanno selezionato dei candidati da uno o due gruppi, ma fanno solo decorazione” dice Selahattin Demirtas, che condivide la leadership del partito con una donna.
Gli aleviti, la cui fede costituisce una ramo distinto dell’Islam con i suoi 15 milioni di aderenti, occupano posizioni di vertice nelle liste di diversi partiti. “I partiti stanno andando verso una nuova costituente che si identifica con i valori liberali” dice Aaron Stein del Consiglio Atlantico. La Turchia si sta sbarazzando del ”nazionalismo etnico utilizzato negli anni ’20 per forgiare il nuovo stato nazionale”. Ma la scelta dell’HDP di presentare candidati non convenzionali ha attirato le critiche del presidente Tayyip Erdogan, che nelle ultime settimane ha fatto sfoggio di retorica per galvanizzare i conservatori. Erdogan non è candidato, ma teme che l’HDP possa mettere in pericolo la maggioranza di cui gode l’AKP da lui fondato. Il presidente inveisce contro “gli atei e gli zoroastriani”, “la lobby armena e i gay” e parte della comunità alevita, che accusa di essere irreligiosa.
Sulu non se ne preoccupa. “A prescindere da quello che dice il presidente, io sono un cittadino che difende i suoi diritti. In quanto uomo gay, anche dire ‘Io esisto’ è una dichiarazione politica”. I gay affrontano discriminazioni sul lavoro e nel sistema sanitario e la Turchia ha il più alto tasso di omicidi di transgender in Europa, affermano gli attivisti. Un pamphlet anonimo che circola negli ultimi giorni mostra l’immagine di Sulu e la legenda: “Volete che un omosessuale di Eskisehir difenda i Curdi in parlamento?”. La comunità LGBT, come altri gruppi che ora fiancheggiano l’HDP, rimase galvanizzata dalle dimostrazioni antigovernative del 2013 contro quello che veniva considerato il crescente autoritarismo di Erdogan. L’HDP spera di diventare il primo partito di origine apertamente curda in parlamento. Dalla fondazione della Repubblica Turca nel 1923 numerosi Curdi si sono seduti in parlamento e alcuni presidenti erano in parte Curdi, ma la loro identità etnica non è mai stata in primo piano.
L’HDP cerca di promuovere non solo i Curdi ma anche i deputati di numerose altre etnie, come i Mhallami che parlano un’antica forma di arabo o i Pomacchi, di origine bulgara. Per decenni si è ufficialmente negata l’esistenza di Curdi e aleviti e sono stati limitati i diritti di cristiani ed ebrei. I Turchi sunniti hanno dominato il mondo degli affari, la politica, l’esercito e la burocrazia dopo il collasso dell’eterogeneo Impero Ottomano nel 1922. Erdogan è salito al potere come primo ministro nel 2002 con un programma inclusivo, coordinando riforme miranti a togliere i ceppi ai diritti culturali dei Curdi, restituire le proprietà confiscate a cristiani ed ebrei e restaurare i luoghi di culto. Negli ultimi anni i processi a carico dei gruppi LGBT hanno subito un arresto. Nonostante le parole dure di Erdogan, l’AKP ha presentato un candidato armeno. Durante la prima guerra mondiale la popolazione armena dell’Impero Ottomano venne massacrata in quello che la maggioranza degli storici chiama genocidio. Rimangono circa 60.000 Armeni, circa 100.000 cristiani e 17.000 ebrei, nonostante sporadiche violenze. Garo Paylan, 42 anni, è uno degli almeno cinque candidati che sperano di diventare i primi legislatori armeni dopo un’assenza di mezzo secolo. “Prima ero solo un Armeno, imprigionato nella mia identità. Ora faccio parte di qualcosa di più grande che vuole dire la sua sul nostro futuro.”
Il CHP, il più antico partito del paese, è stato a lungo considerato il bastione dell’élite laica della Turchia. Questa volta la sua lista di candidati è molto più colorata e include un Armeno e una donna transgender. Ozcan Purcu, 38 anni, potrebbe diventare il primo legislatore Rom dopo la nomina da parte del CHP nella sua roccaforte di Izmir. Purcu è cresciuto da diseredato in una tenda ed è uno dei pochissimi tra i 3 milioni di Rom della Turchia ad aver finito l’università. “Sarebbe stato inimmaginabile per il CHP avere un candidato Rom o LGBT dieci anni fa. Questo è un punto di svolta. Con noi in parlamento, la politica non sarà mai più la stessa” dice Purcu.
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Testo originale: Gay, Christian, Roma election candidates show Turkey’s changing face