L’aggressione omofoba di Roma. Quando il disagio è dall’altra parte
Avrete sentito tutti dell’aggressione ai due giovani usciti dal Pride-village di Roma la scorsa sera.
Probabilmente si susseguiranno in rete vari commenti a riguardo, io aggiungo solo una piccola riflessione, naturalmente correlata alla preghiera e all’affetto per i ragazzi coinvolti. Leggendo gli articoli riguardanti gli ‘aggressori’, i loro profili fanno molto riflettere.
Simbolo di una vita ‘diversa’ che non è accettabile, che non è secondo parametri di pulizia e ordine morale perversamente intesi dai picchiatori.
Mi azzardo a dire che gli stessi ‘aggressori’ sono vittime di loro stessi e di un mondo di bulli e circoli violenti che non hanno saputo far altro che incattivirli. Chi viene ‘mandato’ a menare non è il figlio di papà delle alte sfere, magari con simboli fascisti in camera e sotto il letto la foto di Mussolini, ma certamente il ragazzetto che coi suoi precedenti, può essere reso “la mano pesante” del gruppo.
Un po’ come quei cani resi aggressivi fin da piccoli, perchè diventino dei bravi lottatori nelle risse clandestine tra animali…
Sentendo i tg e leggendo i giornali mi è davvero parso che le vittime siano davvero vittime e i colpevoli davvero colpevoli stavolta. Non è sempre stato così.
Addirittura il sindaco di Roma, pur con le sue posizioni di destra, ha dichiarato che è stato un errore la scarcerazione frettolosa degli aggressori e che il comune si presenterà parte civile al processo…
Un piccolo spiraglio di civiltà. Un abbraccio a tutti
Federica