Tra i cattolici che sfilano al Family day ma anche al gay Pride
Articolo Filippo Di Giacomo pubblicato su Il Venerdì di Repubblica n.1424 il 3 luglio 2015, pag. 37
Da qualche tempo, la lista circola sulla stampa internazionale provocando numerose riflessioni. Vi sono elencati paesi dove il matrimonio same sex, il nostro “matrimonio gay”, è stato approvato da un’ampia maggioranza dell’opinione pubblica. Il catalogo è questo: Belgio, Canada, Spagna, Argentina, Portogallo, Brasile, Francia, Uruguay, Lussemburgo, Irlanda. Tra i 20 paesi che hanno legiferato a favore di una comprensione ampia dei diritti personali, la metà appartiene alle terre storiche dell’identità cattolica. Se si aggiungono Germania, Stati Uniti e altri paesi dove, anche se non maggioritaria, la presenza cattolica è rilevante, il “tasso di comprensione” della base cattolica sull’argomento appare ancora più consistente.
E questo, nonostante non siano mancati, in ciascuno di quei paesi, chiarimenti magisteriali di vescovi e pastori circa la nozione cattolica del matrimonio, che vede nella complementarietà uomo-donna un dato biblico imprescindibile. Non sono mancate pure manifestazioni di massa a sostegno di quella che i giornalisti chiamano sbrigativamente “famiglia tradizionale” e in meno obnubilati dal politicamente corretto continua a definire “famiglia naturale”.
Statistiche recenti confermano che la percentuale dei nostri concittadini favorevoli al riconoscimento legale, anche se sotto forme giuridiche diverse, delle coppie omosessuali è in piena evoluzione. Un recente sondaggio stima al 53 percento l’opinione pubblica italiana, inclusa quella confessionale, favorevole al matrimonio o al riconoscimento delle coppie di fatto same sex. Le perplessità maggiori, opinione pubblica non confessionale compresa, riguardano l’eventuale adozione di figli: il 76% si dichiara contrario.. Insomma, anche in Italia, amore di credenti praticanti non si discosta da quello dei fedeli del catholic belt, la cintura cattolica che va dalla Louisiana alla foresta nera. È così il rinato movimento pro-Life italiano il 20 giugno (2015) è tornato in piazza a Roma con una folla stimata tra i 500.000mila e il milione di partecipanti. Manifestazione che ha visto l’adesione del cammino neocatecumenale, ma l’assenza di altre associazioni cattoliche accusate, per l’occasione, di tenere più ai rapporti con “politici cattolici à la carte e poltronisti”.
A differenza di quanto accadde per l’analoga manifestazione del 2007, Azione Aattolica, Acli, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Focolarini, Rinnovamento Carismatico e Scout dell’AGESCI non hanno partecipato. Parte di quest’ultimi, ricevuti da Papa la mattina del 13 giugno, nel pomeriggio si sono uniti alla colorata sfilata del gay Pride. Come nel resto delle “terre cattoliche» d’Europa, i cattolici italiani sembra siano già pronti ad ad arrivare disuniti, e senza complessi, anche a questo appuntamento con la storia.