Sono omosessuale, ma non mi trovo nella comunità gay. Che faccio?
Articolo di Daniel Shoer Roth pubblicato sul sito About en Español (USA), liberamente tradotto da Marco Galvagno
Tra le sfide che affrontano alcune persone quando si confidano con se stessi e riconoscono di avere un orientamento omosessuale si trova anche il senso di non appartenenza alla comunità gay. Questa sensazione è basata sulla percezione di ciò che credono che sia la comunità gay. Tale credenza, a sua volta, è basata sia su dati reali ma anche su stereotipi e miti. La persona che si trova in questa fase di scoperta interiore spesso formula giudizi a seconda di ciò che vede nei mezzi di comunicazione o ai gay pride. Credono che la società omosessuale giri intorno a feste ed altri aspetti superficiali della vita. A volte se sono andati in un bar gay e pensano che questo sia il mondo gay.
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Vedere il bosco non l’albero
Come dentro a ogni gruppo di persone tra i gay ci sono persone che dedicano troppo tempo a coltivare ossessivamente la bellezza fisica e a far baldoria, indizi caratteristici di una bassa autostima. Per paura del rifiuto sociale e dell’omofobia preferiscono limitarsi socialmente a un ambiente gay e i locali notturni forniscono loro questa sicurezza. Non c’è molta differenza tra un bar gay e un bar eterosessuale, solo l’orientamento sessuale della maggioranza dei clienti cambia, però la superficialità è uguale in entrambi i casi per il semplice motivo che si tratta di una discoteca non di un centro di meditazione.
La vita notturna e l’ossessione verso l’aspetto fisico e il sesso sono solo un aspetto della comunità gay. Altri aspetti che ricevono minore attenzione mediatica sono le famiglie GLBT, i professionisti in vari campi industriali, i gay credenti e religiosi e la gente che vive la propria vita nella normalità. È più facile entrare in un bar che conoscere le altre dimensioni del mondo gay, specialmente se stai iniziando a fare coming out. Ciò che vedi è l’albero non il bosco.
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I nostri pregiudizi
Nel rifiutare altri gay in generale c’è un grado di rifiuto verso noi stessi: proprio per il fatto di essere gay. È un riflesso che viene da noi stessi, dal subconscio. L’omofobia interiorizzata, conscia e inconscia, porta a credere alcune persone gay e lesbiche che i pregiudizi, gli stereotipi o i miti che hanno sugli omosessuali siano veri.
Nessuno si deve sentire colpevole di avere interiorizzato l’omofobia, dato che è il risultato del bombardamento di messaggi negativi sull’omosessualità che riceviamo fin da piccoli e provengono da persone per noi importanti: genitori, amici, maestri, pastori, ma anche dai mezzi di comunicazione. Nel momento di confrontarci con l’ambiente gay tutte queste credenze riaffiorano.
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Non avere paura
Se stai facendo i primi passi per accettare il tuo orientamento sessuale non confondere la tua identità con la percezione che hai dell’ambiente gay. I bar ed altri locali con clientela gay sono divertenti, puoi fare amicizie o forse, chi lo sa, trovare un compagno. Però se non è l’ambiente con il quale ti identifichi e pensi di non aver nulla in comune con loro, allora dai a te stesso l’opportunità di conoscere altri ambienti più intellettuali o spirituali, sia attraverso amici gay, gruppi di appoggio, colleghi o amici eterosessuali che a volte conoscono altri omosessuali.
Anche le chat su internet possono essere buoni mezzi per conoscere uomini gay, però certi siti sono soprattutto usati per cercare contatti sessuali.
Accettarti non è facile è un processo a volte più lento, a volte più rapido, se credi che non ti piacciono gli altri gay non generalizzare, ma cerca persone che ti assomiglino di più e comincia amando te stesso, (così come sei).
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Testo originale: ¿Qué hago si soy gay y no me gustan los gays?