Laudato si’: la Chiesa di Papa Francesco si fa conversazione
Articolo di Elena Lassida* pubblicato sul sito cattolico Temoignage Chretien (Francia) il 26 giugno 2015, traduzione di finesettimana.org
L’enciclica che papa Francesco ha appena pubblicato con il titolo di Laudato si‘ è una bella concretizzazione dell’invito lanciato 50 anni fa da papa Paolo VI, a diventare una “Chiesa che si fa conversazione” (Ecclesiam suam). A livello della forma, tre elementi mostrano in maniera molto particolare questo atteggiamento di dialogo. In primo luogo, il linguaggio usato dal papa si differenzia dal “gergo” proprio dei documenti della Chiesa. Il papa parla come tutti quanti, con parole ed espressioni che rendono il suo discorso accessibile al di là delle frontiere della Chiesa.
Pacem in Terris era la prima enciclica che si rivolgeva a “tutti gli uomini di buona volontà”. Ma possiamo dire che è la prima volta che il linguaggio usato è veramente accessibile.
Poi, la struttura del testo assume la forma di un dialogo tra la Chiesa e il mondo, alternando in maniera progressiva i capitoli che parlano del mondo e quelli che fanno riferimento alla tradizione cristiana. Un continuo passaggio dai problemi riguardanti la società ai riferimenti biblici ed ecclesiali, e viceversa, ritma il documento.
Infine, il papa cita un numero notevole di documenti delle conferenze episcopali di diversi paesi. Il suo pensiero è quello della Chiesa universale, nutrita della riflessione delle Chiese locali, inserite in realtà storiche e geografiche diverse.
A livello di contenuto, si può dire anche qui che l’atteggiamento dialogico è basilare. Si fonda su tre pilastri attorno ai quali gravita l’insieme del documento, legati a tre nozioni da recuperare e un appello finale alla conversione.
Il primo pilastro è costituito da un’espressione che torna costantemente: tutto è collegato. L’enciclica afferma che il rapporto con la terra, che si trova al centro dell’ecologia, non può essere compreso indipendentemente dal rapporto con gli altri e dal rapporto con Dio. Dato che tutto è collegato, la dimensione relazionale appare centrale. L’ambiente stesso è definito come una relazione, quella che c’è tra la natura e la società che la abita.
Il secondo pilastro è il richiamo costante al fatto che la creazione ci è stata donata. Questo dono è messo in rapporto con uno dei maggiori principi del pensiero sociale della Chiesa: il destino universale dei beni, ricordando che questo principio si pone al di sopra del diritto di proprietà. La terra con tutti i suoi beni è un dono di Dio che deve andare a vantaggio di tutti gli esseri umani e non solo di coloro che sono capaci di appropriarsene.
Infine, il terzo pilastro è la fragilità. Per papa Francesco, la povertà umana e la fragilità della terra sono assolutamente collegate. Non possiamo considerare l’una senza l’altra. La lotta contro la povertà non può essere fatta indipendentemente dalla lotta ecologica e viceversa.
Ognuno dei tre pilastri citati può essere associato ad una nozione chiave. A partire dal fatto che tutto è collegato, il testo introduce il concetto di “ecologia integrale” che si riferisce a tutte le dimensioni che rendono possibile la vita: naturali, umane e sociali. Questa nozione risuona con quella di “sviluppo integrale”, che costituisce una nozione chiave del pensiero sociale della Chiesa. Il papa allarga così l’idea di sviluppo di “tutto l’uomo e di tutti gli uomini” alla dimensione ambientale.
Collegata al riferimento al dono, si trova la nozione di creazione. Al capitolo 2, il papa presenta un “vangelo della creazione” e mostra come nella Bibbia il rispetto della natura sia sempre associato al rispetto dell’umano. Va quindi in direzione opposta alla lettura che afferma che la Bibbia invita a dominare la terra e ad avere con essa un rapporto strumentale.
Infine, per tener conto della fragilità umana e naturale, l’atteggiamento proposto è quello del dialogo. Tutte le azioni preconizzate sono presentate in termini di dialogo: a livello della politica internazionale e delle politiche nazionali, a livello del rapporto tra politico ed economico, e tra religione e scienza. Di fronte alla povertà, non si tratta solo di ridistribuire, ma di creare le condizioni perché tutti possano prendere parte alle decisioni, e in particolare i più fragili. Un cambiamento radicale è proposto in termini di stile di vita, di organizzazione collettiva e di esperienza spirituale.
Siamo invitati a vivere una conversione ecologica, caratterizzata dalla sobrietà, dalla comunione e dalla celebrazione. Si tratta di ascoltare il clamore che sale dalle viscere della terra e dalle popolazioni più povere, come “gemiti delle doglie del parto” (Rom 8,22), e quindi come promessa di una nuova nascita.
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*Elena Lassida è vice-decana alla Ricerca presso la Faculté des sciences sociales et économiques (FASSE).
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Testo originale: Laudato si’ : L’Église se fait conversation