Simone Weil e l’inquieta ricerca dell’assoluto
Testo di Lavinia Capogna
“Qualcosa in questo universo è complice di coloro i quali amano soltanto il bene” ha scritto Simone Weil. Simone Weil è considerata, insieme a Edith Stein, una delle grandi mistiche del Novecento.
Simone fu una giovane donna lontana da ogni schema e etichetta. Ancora oggi in alcuni ambienti cattolici questa ragazza ebrea che negli ultimi anni di una breve vita di 34 anni avrebbe voluto convertirsi al cattolicesimo è guardata con sospetto.
La madre ricordava che in Russia aveva abitato in una villa con 17 domestici e che in famiglia vi erano poeti e musicisti.
La famiglia Weil era aperta e progressista. André, nato nel 1906, manifestò ben presto un talento matematico fuori dal comune, Simone era una bambina buona e già insofferente alle regole, maldestra.
Per via di malattie,come la tubercolosi, Selma involontariamente instillò nei figli una fobia dei microbi che portò Simone a non voler essere più abbracciata.
Questa ragazza che sfidò benpensanti e borghesi sembra non abbia vissuto un amore terreno.Questa ragazza che amava l’umanità e soffriva per le sue sofferenze sembra non abbia mai avuto un compagno o una compagna.
Nei suoi quaderni pieni di filosofia, di matematica, di scritti in greco antico vi è solo un timido accenno a B. che fa pensare ad un innamoramento non dichiarato. Ma chi è B.?
Se l’amore terreno resta un mistero non le sue lotte politiche e poi mistiche.
All’università Simone Weil frequenta filosofia e il suo docente è il noto filosofo Alain, che era gay. Alain resta colpito da questa ragazza che è bella e affascinante come molte ragazze ebree, agiata e geniale.
Simone è incurante di ogni cosa terrena,le interessa la politica,è comunista, ama la filosofia. Partecipa a manifestazione, firma appelli e piange per una carestia in Cina.
Simone De Beauvoir, sua coetanea e studentessa di filosofia, la vuole conoscere. Ma nonostante ideali in comune sono troppo diverse di carattere per diventare amiche.
Simone Weil fa amicizia con un’altra studentessa, che si chiama anche lei Simone, e che decenni dopo scriverà una splendida biografia su Simone Weil. Si chiama Simone Pétrement.
Dopo la laurea Simone ottiene un incarico di docente in un liceo in una cittadina retriva e bigotta in cui scandalizza i borghesi frequentando gli operai,fumando in pubblico e conquista la stima delle sue allieve. Le invita ad esprimere loro stesse al di là dei vetusti testi scolastici.
Ma Simone ha da tempo un sogno e a 25 anni, nel 1934, lo realizza, diventare operaia.
Da quando i teorici del socialismo e del comunismo scrivevano sulla classe operaia nessuno era diventato operaio. Simone ha scritto dei saggi politici ma vuole essere un’operaia.
La vita in fabbrica le farà conoscere la crudeltà della catena di montaggio e di chi controlla gli operai ma anche la solidarietà, i semplici desideri di alcune ragazze come andare ad un ballo popolare o scambiare un bacio con un ragazzo.
Fisicamente l’ex insegnante esce distrutta dalla fabbrica ma la sua anima si è arricchita di vita reale, concreta, problematica.
Nel 36 Simone raggiunge un gruppo di anarchici nella guerra di Spagna. E’ l’unica donna del gruppo comandato da Bonaventura Derruti.
Un grave incidente la costringe a tornare in Francia e una settimana dopo un gruppo di franchisti stermina barbaramente gli anarchici. Sfuggita ad una morte atroce Simone, dopo una lunga convalescenza, fa un viaggio in
Italia soprattutto per vedere Firenze ma ad Assisi accade uno strano episodio.
Nella città di S.Francesco e S.Chiara sente un qualcosa di particolare, un’energia. Ogni esperienza mistica è unica.
Nel 1938 lavora ad una commedia in parte incompiuta: Venezia salva. La trama si basa su una storia vera.
Nel 1618 alcuni spagnoli avevano ideato la distruzione di Venezia ma uno di loro Jaffier, pentito, aveva rivelato il complotto al Consiglio dei Dieci, che insieme al Doge, comandano la Repubblica di Venezia. Jaffier chiede che i suoi amici siano salvati dalla pena di morte.
Ma i Dieci arrestano gli spagnoli e li condannano a morte.Antichi scrittori che avevano rielaborato la vicenda avevano inventato o ipotizzato che Jaffier avesse tradito i suoi amici e salvato Venezia per amore di una gentildonna.
A questa invenzione o ipotesi più scontata e banale Simone sostituisce la compassione per Venezia e i suoi abitanti. La compassione, nell’alto significato che questa parola ha per un vero cristiano, è una qualità di Simone.Lei sente su di sè la sofferenza delle persone.
Dalla fine degli anni 30 Simone trova la fede e legge attentamente molti testi sacri ma una fede l’attrae: il cristianesimo.Ha alcune esperienze mistiche e elabora una concezione di Dio che qui posso tentare solo sommariamente di spiegare: Dio per dare libertà alle sue creature è assente, a parte in casi particolari.
La fede di Simone crea sconcerto:i fascisti la odiano perché marxista, ebrea e ora cristiana anche se non sarà battezzata dopo lunghi colloqui con un prete nel 1940 a Marsiglia.
I comunisti,in parte, restano delusi dalla sua fede. Simone è sempre più incurante di sé: mangia pochissimo, veste abiti trasandati, nulla di terreno le interessa a parte la politica e le sigarette. Un amico la descrive disperata perchè il tabacco era introvabile.
Insieme ai genitori raggiunge New York. In Europa infuria la Seconda guerra mondiale ma Simone vuole tornare in Europa, a Londra e lottare nella Resistenza francese, organizzata da Charles De Gaulle e chiamata France libre (Francia libera).
Simone riesce nel suo intento ma raggiunta Londra vorrebbe tornare in Francia. De Gaulle glielo nega: è autrice di vari libri ed è ebrea.
Poco dopo, fisicamente stremata, Simone viene ricoverata in un sanatorio ad Ashford nel Kent.
Ha una forma non grave di tubercolosi. Ha 34 anni.
La ragazza che tanti operai, intellettuali hanno amata e ammirata conquista con la sua dolce e schietta tenerezza le infermiere. Simone scrive tenere lettere ai genitori a New York a cui cela il suo ricovero.
Il 24 agosto 1943 muore serenamente. Di che cosa? Secondo i medici di sottonutrizione.
Nel verde Kent riposa questa ragazza che non si può etichettare:chi è Simone Weil? Una ragazza ricca, una ribelle, una filosofa, una professoressa, una scrittrice, un’operaia, una marxista, un’atea, un’ebrea, una cristiana?
Nel dopoguerra lo scrittore esistenzialista Albert Camus farà pubblicare le sue opere che parlano di rivoluzione, di Catari e di necessità dell’anima.
Elsa Morante nel suo libro “Il mondo salvato dai ragazzini” la mette tra i Felici Pochi, spiriti
liberi e ribelli.
Intervistata negli anni 50 l’anziana madre, Selma Weil, quando le parlarono delle qualità della figlia rispose: “avrei preferito che fosse stata felice”.
Nota: oltre ai libri di Simone Weil sono molto belle le biografie: Gabriella Fiori Simone Weil biografia di un pensiero ed. Garzanti; Simone Pétrement, Simone Weil, ed. Adelphi.