Ti celebro perché mi hai fatto in modo stupendo (Salmo 139, 14)
Testo della meditazione che don Angelo Casati ha proposto alla veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia che si è tenuta il 28 Maggio 2015 a Milano nella chiesa di San Francesco di Paola.
Perdonate se non mi addentro in un commento altamente esegetico al salmo. Primo perché non ne sono capace, secondo perché forse non avremmo il tempo per farlo. A fronte delle testimonianze che abbiamo ascoltato, che ci hanno ferito, mi hanno ferito, voi con che cosa rispondete questa sera? Ci ho pensato! Con una preghiera.
Mi sembra, credetemi, una sfida. E vorrei ringraziare Don Enrico che, accogliendo questa veglia in questa comunità pastorale, ha accolto la sfida della preghiera.
Che è anche un salto di qualità. Proprio nel momento in cui noi misuriamo la nostra piccolezza, la debolezza di un grido, proprio nel momento in cui ci verrebbe da sospettare che troppo grande è il pregiudizio, e quasi disperatala lotta contro la durezza di cuore, troppo il buio della disumanità, noi pregando diciamo che a Dio nulla è impossibile.
Una sfida a ciò che è sotto i nostri occhi, a ciò che fa tristi e sgomenti i nostri occhi. Accendiamo una luce. Abbiamo acceso piccole luci. Nel buio. Del salmo 139 vorrei limitarmi nella mia breve riflessione a due versetti ch sono diventati antifona del salmo nella nostra preghiera questa sera. Suonano così:
“Tu mi conosci Signore, neanche le tenebre per te sono oscure”.
“Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio”.
“Tu mi conosci Signore. Da te sono riconosciuto. A volte porto il peso di non essere conosciuto, di non essere riconosciuto, perché si frappone come una barriera agli occhi, la barriera del pregiudizio, e gli occhi non arrivano a me, si fermano prima, non sono conosciuto. Non sono riconosciuto. Mi dà emozione, mi dà forza il sapere che non ci sono tenebre che facciano barriera tra me e te, che mi cancellino dai tuoi occhi, la tua presenza mi avvolge sempre”.
Il salmo racconta come Dio ti avvolga di una presenza sempre, sempre e dappertutto.
Se è così è per noi un richiamo a vedere il sacro nella biografia di ogni persona. Fermati e riconosci il sacro. La biografia di ogni singola persona, dico, di ogni singola persona, va riconosciuta come storia di grazia.
Riconosci, riconosci la dignità. I tuoi occhi come quelli di Dio, il tuo sguardo come quello di Gesù che riconosceva dignità a tutti, in modo particolare riconosceva dignità e difendeva la dignità di coloro cui la dignità veniva tolta, l’orfano, la vedova, lo straniero, il diverso diremmo.
“Io ci sono” dice Dio.
E come potremmo, me lo chiedo, stare nella preghiera faccia a faccia con un Dio che riconosce e poi stare nella vita senza riconoscere, come potremmo stare nella preghiera faccia a faccia con un Dio che dice: “Io per te ci sono, indipendentemente da tutto” e poi stare nella vita come se dicessimo: “Io per te non ci sono”?
Il salmo ci dà un modo di guardare l’altro, di guardare la vita. Di guardare in positivo. Credo che abbia colpito anche voi, e che si sia impressa anche nel vostro cuore, l’acclamazione. “Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio”. Ognuno, pensate, un prodigio. Dio fa cose belle